lunedì 17 giugno 2013

Basta al lavoro minorile!

               IL SORRISO DEI BAMBINI NON SI TOCCA

 

         

''Oggi si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale contro il lavoro minorile - ha detto il Papa al termine dell'udienza generale del 12 Giugno 2013 con un riferimento particolare allo sfruttamento dei bambini nel lavoro domestico -
" questo e' un deprecabile fenomeno in costante aumento, specialmente nei Paesi poveri. Sono milioni i minori, per lo piu' bambine - ha continuato il Pontefice -, vittime di questa forma nascosta di sfruttamento che comporta spesso anche abusi, maltrattamenti e discriminazioni. E' una vera schiavitù questa, auspico vivamente che la Comunita' internazionale possa avviare provvedimenti ancora più efficaci per affrontare questa autentica piaga. Tutti i bambini devono poter giocare, studiare, pregare e crescere nelle proprie famiglie, e questo in un contesto armonico, di amore e serenità"

 In tutto il mondo 250 milioni di bambini al di sotto dei 14 anni sono costretti a lavorare; fra questi, secondo l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, sono 120 milioni i bambini tra i 5 e i 14 anni che lavorano a tempo pieno, cioè circa il 50%. Molti vengono usati da imprenditori senza scrupoli per produrre articoli che noi stessi usiamo per il tempo libero e lo sport: scarpe, palloni, abbigliamento con famosi marchi sportivi, che in nome della globalizzazione sono prodotti dove il lavoro costa poco o pochissimo e non ci sono diritti civili e sociali da rispettare. Fra questi, 171 milioni svolgono un lavoro pericoloso, e 8 milioni sono vittime delle peggiori forme di sfruttamento (lavoro forzato, ossia una forma di schiavitù, prostituzione, produzione di materiale pornografico, per non parlare poi dell'arruolamento nei conflitti armati).

Secondo un resoconto pubblicato dal Comitato olandese per l'India, in anni recenti si sarebbe assai diffusa nelle piantagioni di cotone ibrido dell'India meridionale la pratica dello sfruttamento del lavoro minorile femminile. L'introduzione dei semi di cotone ibridi all'inizio degli anni '70 ha portato a significativi cambiamenti nella qualità e quantità di produzione di cotone in India, contribuendo non solo alla crescita della produttività e della qualità del cotone, ma a generare un sostanziale incremento di occupazione aggiuntiva nel settore agricolo. A dispetto del suo positivo contributo, la produzione di cotone grezzo ibrido ha generato nuove forme di sfruttamento del lavoro, che comprendono l'impiego di ragazze e il loro sfruttamento su larga scala. La produzione di semi di cotone ibridi è ad alta intensità di lavoro, e le ragazze, che vengono impiegate nella maggior parte delle operazioni di produzione, lavorano duramente, vengono pagate molto poco, vengono private dell'istruzione, e restano esposte per lunghi periodi a prodotti chimici per l'agricoltura pericolosi per la salute.
Ciò che distingue il lavoro minorile nella produzione di cotone, concentrata nell'India meridionale, da altri settori che impiegano lavoro minorile nel paese, è che questa comporta numeri relativamente elevati e che il lavoro minorile femminile costituisce la maggior parte della forza lavoro complessiva. Si stima che circa 450 mila ragazze, di età compresa tra i 6 ed i 14 anni, siano impiegate nei campi di cotone indiani, delle quali 250 mila nel solo stato dell'Andhra Pradesh. Lo sfruttamento di lavoro minorile nelle coltivazioni di cotone è legato alle più ampie forze di mercato del settore, che vedono molte importanti società nazionali e multinazionali coinvolte nel problema. La relazione economica dietro questo abuso è complessa e molteplice, così da mascherare la responsabilità legale e sociale dei giganti del settore.
"La disoccupazione degli adulti aumenta ma il lavoro minorile non diminuisce". E' la situazione "paradossale ed inquietante" sottolineata dal ministro dell'integrazione Cecile Kyenge in occasione della Giornata contro il lavoro minorile. Il ministro ha affermato che "una vita senza infanzia è una vita offesa" e che c'é il "bisogno di garantire ai bambini, con norme adeguate, di diventare grandi". Il mio ministero guarderà con attenzione e cercherà di accompagnare tutti i progetti contro lo sfruttamento del lavoro minorile. La disoccupazione degli adulti aumenta ma il lavoro minorile non diminuisce". Questo anche perché "in certi ambiti non è concorrenziale la competenza ma la fragilità sociale dei lavoratori, la loro ricattabilità. Allora - ha concluso Kyenge - il lavoro minorile è causa ed alimento di un disagio sociale diffuso".
 
Il lavoro infantile o minorile è un fenomeno che coinvolge i bambini di età compresa fra i 5 e i 15 anni in tutto il pianeta. Pur essendo presente in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo si presentano determinate condizioni che favoriscono questo fenomeno. I lavori riservati ai bambini si possono dividere in due categorie: settore produttivo (agricoltura, industria, pesca) e settore urbano.

In Italia lo sfruttamento del lavoro minorile è vietato dalla legge 977 del 17 ottobre 1967[1] e successive integrazioni portate dal D.L n. 345 del 4 agosto 1999 e dal D.L. n. 262 del 18 agosto 2000.Nonostante i divieti, l'ISTAT nel 2001 stimava che ci fossero in Italia circa 140.000 lavoratori tra i 7 e 14 anni.Con la legge n.176 del 27 maggio 1991 l'Italia ratifica il testo della Convenzione sui diritti del Fanciullo approvato dall'ONU nel 1989.Per fermare lo sfruttamento minorile sono state promosse iniziative come la promozione di marchi commerciali (Fair Trade) che garantiscano che un determinato prodotto non sia stato fabbricato utilizzando manodopera infantile. Questi programmi, pur essendo mossi da buone intenzioni, non creano alternative ai bambini attualmente occupati, che si ritrovano così costretti a indirizzarsi verso altre attività produttive, nella maggior parte dei casi più pericolose. Nonostante i numerosi provvedimenti attuati, i bambini vittime di schiavitù e privati di una buona infanzia sono ancora molti. Ma ciò che è ancor piu brutto è che venivano violentati e frustati dai 10 anni in giù. La relazione presentata da Spadafora, garante per l’infanzia e l’adolescenza, alla Camera dichiara l’Italia paese da Terzo Mondo. Definisce l’Italia una matrigna madre di migliaia di bambini abbandonati, defraudati che hanno diritti più piccoli di loro. Una matrigna che lascia i suoi fanciulli nel disagio economico e sociale, tra le trappole del web o in scuole impoverite, pericolanti ed inefficaci; tra i rancori di famiglie disgregate o ancora nella trappola del gioco d’azzardo, della droga, dell’alcool e ancor peggio della criminalità organizzata. Un paese che si trova agli ultimi posti tra i 29 paesi occidentali. 


La storia di Rania

A Milano in occasione di questa giornata contro il lavoro minorile, Plan ha presentato una storia a lieto fine, raccontata direttamente da Rania che vive in Egitto (dove sono 1,59 milioni i bambini che lavorano): “Ho sempre sognato di fare l’ingegnere, ma i problemi di salute di mio padre mi avevano reso impossibile realizzare questo desiderio. Mio padre (come in molte famiglie egiziane, ndr) era la sola fonte economica della famiglia, così quando fu colpito da un attacco di cuore, la nostra famiglia dovette arrangiarsi e l’istruzione fu l’ultima delle priorità. A scuola la situazione disagevole che vivevo non veniva compresa: avevo bisogno di un certo numero di libri e quaderni, ma mio padre poteva comprarne solo la metà, ero in grande imbarazzo quando il maestro si presentava davanti a me e mi sgridava perché la mia famiglia non pagava le tasse scolastiche puntualmente e mi ordinava di non presentarmi a scuola finché non avesse pagato. Così mio padre un giorno decise di farmi abbandonare la scuola, quando stavo frequentando la settima classe. E a 11 anni fui mandata a lavorare in una fabbrica di vestiti per aiutare economicamente la mia famiglia. Lavoravo senza sosta dalle 8 del mattino alle 5 del pomeriggio. Solo quando il mio supervisore mi vedeva così esausta da non poter continuare a lavorare mi pemetteva di mangiare, ma sempre mentre lavoravo, e comunque per non oltre 30 minuti. La fabbrica era molto distante e alla sera arrivavo a casa distrutta. Guadagnavo al mese 250 sterline egiziane (l’equivalente di poco più di 26 euro, ndr). A 15 anni entrai nel programma contro il Lavoro Minorile di Plan tramite la comunità dove vivo e, dopo aver seguito un corso di formazione per parrucchiera, lavoro in un salone di bellezza vicino a casa, guadagno e sono ritornata a scuola e sto recuperando gli anni persi”.

Il programma di Plan contro il Lavoro Minorile ha lo scopo di eliminare questa condizione togliendo anzitutto i bambini da situazioni pericolose, alzando il livello economico delle famiglie, ad esempio con l’inserimento delle madri in gruppi di risparmio e credito, in modo tale da allontare gradualmente i piccoli dal mercato del lavoro.
I bambini sono il futuro del nostro Paese e del Mondo, nessuno ha il diritto di distruggere i loro sogni e i loro sorrisi. Questa è forse la causa più importante da combattere dicendo BASTA AL LAVORO MINORILE! 


Alice Buonanno

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