giovedì 28 febbraio 2013

DUE COPRICAPO A CONFRONTO Di Angela Santonastato



Uno degli accessori che dal XIV secolo fino a i giorni nostri non passa mai di moda è sicuramente il cappello.
Anzi, sembra rinnovarsi più e meglio di tanti altri capi di abbigliamento. Ne esistono di vari tipi: di feltro, paglia, seta, stoffa e hanno tutti un nome in base alla loro forma. Ci sono i baschi, i berretti, le cuffie,le coppole…
Nei Paesi occidentali, il cappello è più di una moda. Spesso è anche una necessità: nelle città dal clima meno temperato è utilizzato per ripararsi dal freddo, altre volte è un vezzo, altre ancora un mezzo per nascondere calvizie precoci o altri problemi. Ma vale la pena anche spiegare che ci sono “cappelli” che non hanno nulla a che vedere con tutto questo. E’ il caso del burqa che definire cappello è decisamente improprio ma che, nella categoria dei copricapi acquista un ruolo ben preciso, quasi unico.
Il burqa risale al 1900 nel tempo di Habibullah, sovrano dell’Afghanistan, che lo impose alle donne del suo harem per evitare che queste attirassero l’attenzione di altri uomini. Per lungo tempo il suo utilizzo non era obbligatorio anzi, divenne simbolo di eleganza delle donne più ricche ed accessorio desiderato da quelle meno abbienti.
Nel Corano è nominato il “jilbab”, cioè un velo che a differenza del burqa, che copre solo il viso e il collo, ricopre tutto il corpo. Allah, rivolgendosi alle donne, ordina loro di velarsi per proteggere i loro sguardi e la loro castità in modo da preservare la loro condizione di donne libere(cioè non schiave), non inique, da non poter essere importunate e molestate da altri uomini.
Con il regime talebano il burqa ha perso il suo reale significato religioso, divenendo un accessorio obbligatorio per le donne. Infatti, queste sono state accusate di tentare gli altri uomini con i loro sguardi e il loro modo di camminare e solo con il suo utilizzo si può redimere qualsiasi tentazione.  Viene così risaltata la supremazia dell’uomo rispetto alla donna.
L’utilizzo del burqa in molti Paesi dell’occidente è stato criticato al punto che sono state emanate leggi che ne vietano l’uso. Anche l’Italia vieta l’utilizzo di copricapi che non permettono il riconoscimento della persona soprattutto per motivi di ordine pubblico. Per il velo, il suo utilizzo non vieta il riconoscimento e al giudice spetta di giudicare solo per motivi che impediscono senza giustificazione il riconoscimento.
Per certe credenze, usi, tradizioni bisogna comprendere ed accettare  il contesto in cui nascono,crescono, si modificano, si evolvono e talvolta muoiono.
Il cappello indossato dalle donne in Chiesa non desta scompiglio: lo dice il galateo. Il burqa allora, perché dovrebbe provocare scompigli se indossato per motivi religiosi.
La maggior parte delle donne islamiche ritiene il velo importante, quale segno distintivo che rappresenta le proprie radici e i propri credi.



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