giovedì 28 febbraio 2013

IL FILM - Viva la libertà: i Sentimenti e la Politica| di Giovanni Vanore



Coincidenza vuole che Viva la Libertà, il nuovo film del regista Roberto Andò, che vede protagonista Toni Servillo, sia uscito proprio il 14 febbraio, giorno di San Valentino, nel quale, sentimenti d’amore, si condensano. E lì, in quei pochi metri quadri, di una saletta, sono rimasti. I politici, quelli reali, sanno ancora parlare di sentimenti?


Toni Servillo, in Viva la libertà è Giovanni ed Enrico Oliveri
Immaginate la scena che avrete visto migliaia di volte in televisione, soprattutto, nei concitati giorni, della campagna elettorale appena terminata. Il potente uomo politico, candidato alla guida del Paese, scende dall’auto blu e viene circondato dal solito capannello di giornalisti. Un reporter gli chiede perché i suoi capelli sono diventati grigi e lui risponde, con un sorriso velato, che è un messaggio agli italiani: "Siate onesti, smettete di tingervi."

Brillante. Tagliente. Coinvolgente. Enrico Oliveri, leader dell’opposizione in Italia, raggiunge il palco allestito in una piazza gremita: è il comizio di chiusura, a ventiquattro ore dal voto.

Prima di cominciare a parlare, indica col dito una delle centinaia di migliaia di persone presenti e riassume i pensieri e le domande che affollano la testa di un giovane militante: "Che cosa è errato ora, falso, di quel che abbiamo detto? Qualcosa o tutto? Su chi contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti via dalla corrente? Resteremo indietro, senza comprendere più nessuno o da nessuno compresi ?." Poi, conclude, il discorso così: "Questo tu chiedi. Non aspettarti nessuna risposta, oltre la tua." E la piazza scoppia in un boato, di commossa approvazione.

Immaginato? Bene, torniamo alla realtà. Perché, quello che parlava, non era un politico, non era Enrico Oliveri, ma suo fratello Giovanni, filosofo e poeta depresso, che, durante il giorno rincorre estri e pensieri per metterli su carta. Un "pazzo" per la casa di cura che lo tiene in osservazione. Un pazzo che, per via della fuga del fratello-gemello, si ritrova, per salvare il partito, a parlare ad un paese impaurito dalla crisi montante.
Paura che, certo, non è mancata e - dopo l’esito delle elezioni - non manca tuttora.
 
Ma cosa hanno fatto i politici-reali, quelli che per giorni si sono sfidati, accaparrandosi , tra tv e radio, ore e ore di interventi?  Quali parole hanno usato per parlare agli italiani? Di certo non quelle di Bertolt Brecht, come ha fatto il nostro poeta prestato alla politica.



Più che usate, parole come democrazia, speranza, innovazione, lavoro, eccetera, sono state ab-usate. Abusate, perché da anni usate. Sono state consumate dal tempo. Svuotate. Ed è uno dei motivi per cui il paese, oggi, si presenta così frammentato: è disorientato, appunto impaurito. E se quelle parole, di cui prima, sono state la bussola per tanto tempo, ora, sono solo slogan, buone al pourparler, all’interno degli studi televisivi.

Ma si sa, gli slogan sono buoni a vendere. Ora, il Paese, ha bisogno di costruttori, non venditori di sogni. Ha bisogno di gente che, armata di ingegno e dedizione, con animo propositivo e non contrario, inizi a parlare alla gente di sentimenti. Non urlando. Perché, ora come ora, basta poco: la paura e le ansie amplificano il buono che si trova per strada. La crisi economica rischia di invadere anche il campo dei sentimenti, facendo tabula rasa, trovandoci in miseria: economica e interiore, ben più insostenibile.

Ecco, Viva la Libertà, per chi lo guarderà, mette in scena la politica di cui, oggi, abbiamo bisogno. La politica fatta da uomini pieni di entusiasmi, non mestieranti con sguardo grigio; la politica che rischia, scalando le mura, per vedere l’orizzonte, non quella che s’aggrappa alle gambe degli altri, per non soccombere.
Più che un film, quello del regista Roberto Andò, insieme a Toni Servillo, vuole essere un auspicio: il più onesto dei sentimenti.

Giovanni Vanore

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