sabato 4 maggio 2013

Boston, dove c’eravamo lasciati?




La cosa che lascia più perplessi è la velocità con cui le parole di Barack Obama si sono trasformate in realtà. Dopo il discorso di commemorazione delle vittime e un’infusione di coraggio e spirito patriottico alla cittadina di Boston, il Presidente degli Stati Uniti si è trovato a gestire un tentativo di minaccia con la consegna di una serie di lettere, recapitate a varie figure politiche, contenenti materiale velenoso e parte integrante di alcuni tipi di ordigni esplosivi. L’ossessione del terrorismo si è fatta sentire di nuovo e in maniera ossessiva. Molti voli sono stati sospesi perché a bordo c’erano degli arabi. Insomma, è stato un via vai d’informazioni e interviste, finché tutto ha preso una piega inaspettata. Si sapeva che Obama fosse una personalità risoluta, e in effetti  la promessa di assicurare alla giustizia i colpevoli di un attentato vigliacco e doloroso è stata mantenuta, anche se in maniera molto contorta.

Dove c’eravamo lasciati? 

Dopo l’esplosione delle bombe è scattato l’allarme rosso che ha visto la mobilitazione d’interi gruppi di forze dell’ordine. Mentre in Italia si parlava appena dell’attentato e delle prime vittime, decine di elicotteri sorvolavano Washington, New York, Boston e le numerose autostrade collegate. Poliziotti armati fino al collo hanno esplorato in lungo e largo le palazzine ai lati della strada colpita dall’esplosione, raccogliendo decine d’indizi che hanno delineato una pista d’indagine. In poche ore il pericolo di rivendicazione dell’attentato da parte di alcuni gruppi terroristici è stato sventato, poiché i veri attentatori sono stati individuati mettendo insieme i pezzi di un puzzle letteralmente insanguinato. Ci si aspettava si trattasse (come la sospensione dei voli senza giustificato motivo ha testimoniato)della mano dei Musulmani (detti erroneamente integralisti islamici) o altri fanatici pronti a uccidere e uccidersi. Eppure sono spuntati fuori a sorpresa due giovani di origine Cecena che apparentemente, tutt’oggi non sembrano avere avuto un movente per giustificare un attentato. Uno di questi,Tamerlan Tzarnaev, ventisei anni, non ha avuto neanche il tempo di presentarsi davanti a un giudice e rispondere delle accuse mosse nei suoi confronti. Durante una sparatoria a Watertown il giovane è rimasto ucciso e questo ha mosso, da un lato le urla di gioia da parte di molti Americani e dall’altro la critica aspra nel mondo dell’opinione pubblica internazionale, nei confronti dei modi di fare spesso violenti dei poliziotti americani. Ma non è chiaro se il giovane abbia iniziato a sparare per primo o, minacciando gli inseguitori li abbia spinti a un’azione preventiva di difesa. Quello che è arrivato a noi in Italia ha lasciato l’amaro in bocca. Nessun processo, solo morte.
Il fratello in ospedale. Poche ore dopo, nascosto in una barca, e stato individuato grazie ai sensori di calore degli elicotteri, il fratello di Tamerlan, Dzhokha; portato poi subito in ospedale perché gravemente ferito. Ore di silenzio e ansia poi finite con una piccola dichiarazione da parte del giovane che ha affermato di essere stato convinto dal fratello maggiore ad agire per spaventare le istituzioni. L’intenzione era di colpire New York da raggiungere in automobile. Dopo questo dettaglio la presa di posizione di Obama si è fatta più aspra e il livello di sicurezza delle cittadine più importanti degli Stati Uniti è stato portato al massimo.

I dubbi e gli ultimi tre arresti.

I dubbi sono tantissimi. La morte di Tamerlan e l’arresto senza dichiarazione di processo del fratello hanno fatto addirittura ipotizzare ai più scettici che il tutto è stata una farsa sanguinolenta. Inoltre sono stati arrestati tre ragazzi, di cui uno Americano dalla nascita, colleghi di college dei due attentatori. Del DNA femminile è stato trovato sui resti di uno degli ordigni e quindi le indagini hanno assunto una forma più complessa. Le cose andranno avanti per un altro bel po’, e sicuramente ci possiamo aspettare risvolti particolari e le interviste integrali di chi ha assistito all’esplosione e in quella giornata di gioia, trasformata in dolore, ha perso un amico, un figlio, un proprio caro. Voi che idea vi siete fatti riguardo questa vicenda? Siete anche voi dubbiosi riguardo i modi d’agire spesso poco ortodossi delle forze dell’ordine Americane? E della psicosi da terrorismo? Aspettiamo commenti!

Guglielmo Ferrazzano

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