venerdì 31 maggio 2013

Convegno: BENVENUTI AL SUD

UNIVERSITÀ DEL TERZO SETTORE – PATTO PARASOCIALE
Benvenuti al Sud. Investire nella democrazia per creare sviluppo al Nord ed al Sud: le proposte del Terzo Settore. 
Napoli, 6 Giugno 2013 

Hotel Ramada (Via Galileo Ferraris, 40)
Si terrà a Napoli il 6 giugno p.v. dalle ore 9.30 alle ore 17.30 presso l'Hotel Ramada (Via Galileo Ferraris, 40) il Convegno "Benvenuti al Sud. Investire nella democrazia per creare sviluppo al Nord ed al Sud: le proposte del Terzo Settore".
L'iniziativa nasce dal protocollo d’intesa tra UniTS - Università del Terzo Settore e il Patto Parasociale costituito da Forum  del Terzo Settore, Conferenza permanente delle Associazioni, Federazioni e Reti di Volontariato Convol, CSVnet e Consulta del volontariato presso il Forum, nell’ambito del progetto “Investire nella democrazia per creare sviluppo, al nord ed al sud: le proposte del  terzo settore", allo scopo di gettare le basi per l’avvio di forme di collaborazione tra il Terzo settore del nord e del sud Italia.
Per promuovere il confronto tra le tante esperienze realizzate nell’intero Paese, dopo la tappa di Bologna dello scorso 20 marzo, sarà Napoli ad ospitare l'ultima fase di questo progetto.
I lavori saranno introdotti da una riflessione su Welfare, economia sociale e beni comuni: sono infatti questi gli ambiti nei quali il Terzo Settore può giocare un ruolo importante come motore di rinnovamento sociale e facilitatore di partecipazione attiva.
Sono inoltre previste tre sessioni di lavoro, incentrate sui seguenti temi:
  • Welfare e sussidiarietà: quale partecipazione “efficace”?
  • Beni comuni, salute e legalità
  • Economia sociale e forme di cittadinanza attiva: qualità di un nuovo tipo di  sviluppo locale .
Le schede di iscrizione, debitamente compilate in ogni parte, dovranno essere restituite a formazione@csvnapoli.it  entro e non oltre il 31  maggio 2013

Per informazioni
 Segreteria organizzativa - UniTS  -  Università del Terzo Settore
Carlotta Gadducci  tel: 050/46171 - units@uniTerzoSettore.it  - Rossana Caselli cell. 3334275781

Per adesioni

Segreteria organizzativa CSV Napoli  - Centro di Servizio per il Volontariato
Giovanna De Rosa tel: 0815628474 int. 50  cell. 3343970737

Per alloggio
Hotel Ramada Via Galileo Ferraris, 40 - 80142 Napoli -
tel. 081.360.21.11 – Fax 39 081.200.758 - email info@ramadanaples.com
Far riferimento al Convegno Benvenuti al Sud per l’applicazione della tariffa scontata

Si allegano:



Ufficio stampa CSV Asso.Vo.Ce

Grasso Remo

SOCIOLOGIA DELLA DISABILITA'

PER UNA DISABILITÀ SOSTENIBILE



Barriere. Diritti. Genere e vita indipendente 
Convegno Internazionale di sociologia sulla disabilità.

Napoli 5 E 6 GIUGNO

Dipartimento di Giurisprudenza, Palazzo Pecoraro-Albani
Via Porta di Massa, 32 - Napoli

Si terrà a Napoli i prossimi 5 e 6 Giugno la Disability Conference, un convegno internazionale di Sociologia della Disabilità che avrà come sottotitolo "Per una disabilità sostenibile: barriere, diritti, genere e vita indipendente".
Per lungo tempo la disabilità è stata considerata una caratteristica "anomala" dell'individuo, legata a menomazioni fisiche e/o mentali. Per tale motivo le persone con disabilità sono state a lungo escluse dai processi del modello di sviluppo socio-economico basato su criteri di "normalità". Nel tempo si è passati dal concetto di handicap come svantaggio (sociale) dell'individuo ad un approccio alla disabilità di tipo bio-psico-sociale, che consente di valutare la funzionalità della persona, demandando agli Stati il compito di valorizzare le capacità dell'individuo, promuovendone l'autonomia in ogni campo della vita sociale.
A partire dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità – ratificata in Italia con la l. n. 18 del 3 marzo 2009 , gli Stati membri dell'Unione Europea hanno avviato, seppur con tempi e modalità diverse, politiche di inclusione e integrazione sociale per migliorare le condizioni di vita dei cittadini disabili e creare gradualmente crescenti opportunità per l'inserimento lavorativo, economico e sociale, garantendo loro il godimento o l'esercizio, su base di uguaglianza con gli altri, di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali. Sotto questa prospettiva l'esperienza italiana rappresenta un'eccellenza solo in pochi campi. L'Italia rimane agli ultimi posti tra i Paesi europei per risorse destinate alla tutela e all'inclusione sociale delle persone con disabilità.
In questo quadro il Convegno "Per una disabilità sostenibile" mira ad una riproblematizzazione della disabilità che vada oltre i confini del determinismo ecologico e allarghi la prospettiva analitica ai nuovi paradigmi sociologici. Nell'anno europeo dei diritti di cittadinanza, guardare all'inclusione nella società delle persone con disabilità è un dovere di tutta la comunità scientifica. Sullo sfondo di queste riflessioni si invitano colleghe e colleghi ad inviare un proprio contributo.
La due giorni si svolgerà presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II, "Dipartimento della Facoltà di Giurisprudenza", Palazzo Pecoraro-Albani, Via Porta di Massa 32.
L'evento vede la collaborazione di Università degli Studi di Napoli "Federico II", Comune di Napoli, Associazione italiana di Sociologia, Sociologi dell'Ambiente e del Territorio e del Centro di Ateneo "Sinapsi".

Saranno riconosciuti tre crediti formativi agli studenti del Dipartimento di Scienze Sociali. 

Per scaricare il programma del convegno: Programma

Per le registrazioni: Registrazioni

Per ulteriori informazioni: Informazioni

Comunicato stampa CSV Asso.Vo.Ce

Grasso Remo 
“Cibo Criminale”: per pranzo serviamo veleno.



Se prima ne avevamo un vago sospetto, oggi ne abbiamo la certezza: ciò che arriva sulla nostra tavola non è ciò che ci aspettiamo. Dall’olio ai pomodori, dalla carne al pesce, dalla frutta ai dessert, ai vini e alla nostra amatissima signora mozzarella. 

“Cibo Criminale” –di Mara Monti e Luca Ponzi- racconta l’inaffidabilità dei prodotti che consumiamo quotidianamente e di cui non conosciamo l’origine. Gli autori con documenti alla mano, indagano sul grosso giro di affari intorno al mercato alimentare, raccontando casi di prodotti certificati con marchio “Made in Italy”: un marchio riscontrabile solo sull’etichetta e non nell’orgine del prodotto stesso. Compriamo l’olio extravergine di altissima qualità? In realtà stiamo comprando scadentissimo olio spagnolo. Compriamo passate di pomodoro? Non sappiamo che provengono dalla Cina. E la mozzarella? Quella è un’altra storia. Ne abbiamo viste di cotte e di crude, dalla mozzarella blu a quella cinese, o a quella prodotta con latte proveniente da chissà dove.

Da dove provengono questi cibi possiamo immaginarlo: Cina, India, Tunisia e più in generale da quei Paesi dove la materia prima e la manovalanza costano davvero poco. Ma c’è di più: si tratta di quei Paesi con cui la criminalità organizzata non trova difficoltà a contrattare. Verrebbe spontaneo chiedersi: ma i prodotti alimentari, prima di essere lanciati sul mercato non dovrebbero essere sottoposti a rigidi controlli di qualità e marchio? Certo. Ma quando si tratta di affari di miliardi di euro è possibile che si tralasci di fare controlli accurati. Cosa significa? I controlli vengono fatti da fedelissimi alla criminalità organizzata, probabilmente in cambio di tangenti, cosicchè quei prodotti verranno certificati sotto marchi pregiati. Tutto per favorire i maxi-affari della criminalità organizzata.

Gli autori provano a dare un consiglio su come difendere la propria salute dai veleni serviti a tavola dalle mafie: non comprare cibi con prezzi troppo bassi, non comprare cibi senza etichette. Tuttavia giungiamo a comprendere che questo genere di rimedio è relativo poiché è difficile dire dove finiscano le associazioni criminali e fino a chi riescano ad arrivare per mettere in moto questa macchina di produzione malata. Ancora una volta un sistema che mette a repentaglio la salute dell’umanità.

di Gabriella Castaldo

martedì 28 maggio 2013

ESCLUSIVA THEMONNETPOST! Intervista a Mamadou Sy!



Intervista in esclusiva al rappresentante della comunità senegalese di Caserta, Mamadou Sy. Un’intervista per capire il punto di vista degli stranieri in Italia e dei diritti che reclamano a gran voce.

    Quando sei arrivato in Italia e come mai hai scelto l’Italia come tua nuova casa?

Innanzitutto io sono arrivato in Italia nel 2002, sono entrato con un visto e come tanti altri miei connazionali ho scelto l’Italia nella speranza che potesse darmi un futuro migliore e una vita migliore rispetto al mio Paese.

Arrivato in Italia quali sono state le prime difficoltà che hai incontrato?

La prima difficoltà è stata sicuramente ottenere il permesso di soggiorno, per il quale ci sono voluti oltre sei anni. Questo è il problema maggiore per tutte le persone che migrano in Italia, che vogliono mettersi in regola, perché ad oggi ci sono pochissime possibilità di entrare regolarmente in Italia. Poi vengono le difficoltà quotidiane, come nel cercare un alloggio, imparare la lingua e integrarsi con un’altra cultura.

     In Italia oggi si parla molto dello ius soli, ma molte forze politiche come la Lega Nord ed il Movimento 5 Stelle si oppongono con fermezza, da cosa nasce questa paura nel riconoscere dei diritti basilari agli immigrati che lavorano e pagano le tasse come tanti cittadini italiani?

Francamente non so queste persone come la pensano,  oggi se vediamo la situazioni in altri Paesi come gli Stati Uniti c’è lo ius soli, perché è una cosa normale, è assurdo nascere in un paese, crescere, andare a scuola, imparare la lingua e la cultura e non esserne però cittadini. Io non so perché questi partiti si oppongono, gli stranieri che nascono qui si sentono italiani, non sanno nemmeno cosa succede nel loro Paese di origine. Noi combatteremo sempre contro questa grave ingiustizia sociale perché crediamo che chi nasca in Italia debba essergli riconosciuto il diritto fondamentale della cittadinanza.

  L’Italia quali benefici può avere da una società multiculturale aperta all’accoglienza e all’integrazione nei confronti degli stranieri?

I benefici sono numerosi perché queste persone pagano le tasse come tutti gli italiani e contribuiscono alla ricchezza di questo Paese, facendone crescere l’economia. Il discorso quindi non è economico perché gli immigrati con il loro lavoro sono una ricchezza per l’Italia, il discorso è che i politici dovrebbero fermarsi un attimo e ammettere che stanno sbagliando.

     Il nuovo governo Letta ha designato per la prima volta un ministro di colore, mai successo nella storia italiana. E’ un segno che l’Italia sta cambiando? Quanto è importante per gli stranieri che sono in Italia avere punti di riferimento al governo che comprendono e vivono sulla loro pelle la situazione degli immigrati in Italia?

Durante la campagna elettorale abbiamo incontrato sia Cecile Kyenge, ora Ministro all’Integrazione sia l’onorevole Khalid Chaouki, abbiamo discusso con loro e ci siamo fatti portavoce dei tanti problemi che gli immigrati vivono nella provincia di Caserta tutti i giorni. Il fatto che siano diventati deputati e poi uno di loro Ministro è la prova evidente che c’è la possibilità di integrazione in Italia, questo non significa che è cambiato tutto in meglio, ma le cose stanno migliorando poco alla volta. Avere dei rappresentanti a livello nazionale per noi è importante perché i nostri disagi possono avere una voce importante nella politica, e che le nostre lotte avranno maggiore possibilità di essere ascoltate al Governo ed in Parlamento.

Qui nel casertano la situazione degli stranieri, soprattutto africani, è molto
precaria. L’Italia in alcuni territori come Castel Volturno e Villa Literno sembra completamente assente. Quali sono le misure che andrebbero adottate con urgenza da parte del governo per migliorare le condizioni di vita di tantissimi stranieri che reclamano a gran voce i propri diritti?

Guarda noi il 19 e 20 aprile scorso con il Movimento dei Migranti e dei Rifugiati abbiamo indetto una grande manifestazione a Caserta a cui hanno aderito quasi seimila persone, abbiamo manifestato in piazza insieme a tantissimi lavoratori italiani e chiedevamo tutti la stessa cosa. Oggi la crisi ha colpito tutti, immigrati, italiani, stranieri, senza differenza. Noi abbiamo chiesto a gran voce un salario sociale minimo garantito, perché così non possiamo andare avanti, abbiamo bisogno di un appoggio economico per mantenerci un alloggio, per poter mangiare, per poter vivere. Anche l’istituzione di un microcredito può essere importante, in questo modo si può incentivare il lavoro di una persona che magari all’inizio non può permettersi di iniziare a lavorare. Queste sono idee che magari non basteranno per superare del tutto la crisi, ma che possono dare una grossa mano a chi oggi è svantaggiato.

   La comunità senegalese che tu rappresenti oggi cosa ha da chiedere alle istituzioni locali e regionali? Quali sono le difficoltà che incontrare ogni giorno?

La comunità senegalese è molto numerosa qui nel casertano, il 90% di noi è impiegato nel commercio ambulante. Noi oggi chiediamo la possibilità che l’attività di commercio itinerante ed ambulante sia formalmente regolamentato, non si può dire ad un ambulante di rimanere fisso in una strada e di non superare certe barriere, lui è un ambulante deve poter andare dove vuole! Inoltre chiediamo anche l’istituzione di un mercato multietnico, uno spazio dove poter lavorare onestamente senza dover essere disturbati. Ci sono persone che con la loro famiglia vivono qui da trent’anni e meriterebbero davvero di avere l’opportunità di lavorare per migliorare le proprie condizioni e quelle delle proprie famiglie.

 Come immagini da qui a vent’anni l’Italia e l’Europa? Si riusciranno mai a risolvere le problematiche legate al mondo della migrazione?

Fra vent’anni solo Dio lo sa se saremmo riusciti a superare queste barriere, ma io credo che la lotta debba andare avanti per cambiare la mentalità delle persone e sconfiggere il razzismo globale. Quando c’è lotta c’è la possibilità di vincere, oggi siamo in grado di alzare la voce. Chiediamo all’Italia e all’Europa di guardarci in faccia, noi siamo prima di tutto delle persone e abbiamo dei diritti come tutti gli italiani e come tutti gli europei.

Raffaele Ausiello


lunedì 27 maggio 2013

UNA SPERANZA PER LE DONNE: CASA LORENA



Sempre più spesso si viene a conoscenza della violenza sulle donne, un fenomeno che sembra crescere di anno in anno. Una ricerca ISTAT del 2004 ha messo in evidenza che il 14% delle donne italiane è vittima di violenza fisica e/o sessuale, caratterizzata quindi da percosse, maltrattamenti, ingiurie,stupri,violenze psicologiche.
Ma il dato più allarmante è che di questa percentuale solo una piccola parte denuncia le violenze subite. Spesso questo è accentuato dal fatto che gli aggressori si trovano tra le mura domestiche, mariti, fidanzati, conviventi ed ex partner, ma anche parenti; cioè persone sulle quali la donna ripone la propria fiducia.

E’ per le parole non dette, per le paure nascoste di queste donne che nascono associazioni ,organizzazioni per aiutarle a sconfiggere le violenze, e ritornare ad avere una vita normale.
Così nasce Casa Lorena, centro di accoglienza per donne vittime di violenza, promosso da Agrorinasce e gestita dalla cooperativa sociale EVA Onlus. EVA Onlus è una realtà tutta femminile che opera sul territorio della Provincia di Caserta sin dal 1999, gestendo centri antiviolenza per le donne a S. Maria CV e Maddaloni.
Il centro di accoglienza è stato realizzato attraverso il recupero di un bene sequestrato alla camorra. Pensata per accogliere e sostenere donne vittime di maltrattamento o abuso intra ed extra familiare, per sensibilizzare e diffondere una cultura di contrasto alla violenza in ogni sua forma.

Casa Lorena è un luogo di riferimento, uno spazio di incontro, confronto, informazione, ricerca, diffusione e promozione culturale.
Il centro attivo 24 ore su 24 offre ascolto, accoglienza ed ospitalità per sé e per i proprio figli, consulenza legale e psicologica e accompagnamento nel percorso di inserimento lavorativo. E’ dotato anche di una cucina industriale per attività di catering e produzione di alimenti. 
Infatti lo stesso centro ha creato un servizio di catering e di produzione di dolci e confetture artigianale “Le ghiottonerie di Casa Lorena”, nato per sostenere i percorsi di autonomia delle donne per riaccompagnarle nel reinserimento socio-lavorativo.

Si tratta evidentemente di un progetto di alto valore sociale il tutto in un bene confiscato alla camorra ed a Casal di Principe, un ulteriore segnale che è possibile sperare in un futuro migliore.


di Paola Iaia

domenica 26 maggio 2013

- Il Degrado della Reggia di Caserta e…non solo -

- Il Degrado della Reggia di Caserta e…non solo -





Sara Malm, corrispondente del giornale inglese Daily Mail, scrive: “vandali e sciacalli minacciano il palazzo reale più maestoso al mondo”. Il sindaco Pio Del Gaudio è arrivato a chiedere l’intervento dell’esercito, mentre la sopraintendente Paola David, viene criticata dai sindacati e dai cittadini per la cattiva gestione del monumento vanvitelliano. Nell’articolo, la giornalista fa anche riferimento al fatto che il Palazzo Reale dei Borbone è stato anche set cinematografico di Stars Wars di George Lucas e di Mission Impossible.  Tutto quello che sta accadendo a Caserta in questi ultimi giorni sembra proprio una Mission Impossible.
 Dopo le polemiche e la diffida contro la David, presentata dai sindacati e dalla Corte dei Conti, Paolo Romano, Presidente del Consiglio Regionale della Campania, afferma di voler acquisire ufficialmente i dati economici e di bilancio relativi alla gestione della Reggia, affinchè, sia fatta chiarezza sulla validità e i criteri di gestione di questo importante sito culturale. Romano afferma, inoltre, che da anni il decadimento della Reggia sia dovuto alla mancanza di fondi. Ma Romano non ci crede in
quanto la sovraintendenza, tra 2012/2013, ha fatto convergere al sito 800mila€ per spese urgenti.
Ciò che ora preme sapere in Regione è quanto realmente incassa la Reggia, quanto viene speso e, soprattutto, come e con quali criteri. Tutto questo menefreghismo nella gestione del sito ha comportato gravo conseguenze per la Reggia di Caserta: alberi che crollano ad ogni alzata di vento, discariche di amianto rinvenute nel Parco, pesci che continuano a morire nelle vasche monumentali invase dalle alghe e non solo, abusivismo commerciale, la facciata che è a rischio crollo da un momento all’altro e per finire, dulcis in fundo, i varchi laterali dell’entrata erano diventati piccole piazze di stupefacenti, fortunatamente eliminate dalle forze dell’ordine pochi mesi fa.
 Intanto, il numero dei visitatori diminuisce sempre di più, dal 1998 sono addirittura dimezzati. La Reggia di Caserta, però, non esaurisce i problemi riguardanti i siti archeologici e artistici della Campania. La prossima settimana si terrà a Caserta, all’hotel Jolly, un incontro organizzato da “Italia Nostra” per discutere del futuro della Reggia di Caserta e della Reggia di Carditello. Quest’ultima, situata a San Tammaro, provincia di Caserta, è un altro sito neoclassico appartenuto ai Borbone che da molti anni verte in uno stato di totale abbandono. Il tribunale di S.Maria Capua Vetere del 2007, ha messo il sito all’asta per un valore di 20milioni di euro. C’è un modo per scongiurare la vendita del Real Sito di Carditello e restituirla alla pubblica fruizione?
Spostandoci nella provincia di Napoli, la situazione non è diversa da quella casertana. Possiamo parlare di morte dell’arte e della cultura. Partendo da Pompei, il senso di desolazione e non curanza che espongono l’intera area a crolli e degrado di ogni tipo, senza trascurare i danni, piccoli e grandi, creati dagli atteggiamenti irresponsabili di un turismo fai da te. Le migliaia di persone che accorrono a visitare il sito rimangono sconcertati di fronte a questo spettacolo di degrado. Sarebbe opportuno chiedersi: “ che fine facciano i soldi provenienti dalla vendita dei biglietti d’ingresso?” Andando verso il mare, arriviamo a Bacoli, dove si trova la più grande cisterna d’acqua costruita dagli antichi Romani, la Piscina Mirabilis. Sito che potrebbe attirare milioni di visitatori ogni anno ma che purtroppo, può essere visitato solo prenotando telefonicamente.
Tutto questo è inaccettabile, è indecoroso e vergognoso. La Campania potrebbe essere la Regione più bella e visitata d’Italia per la sua storia,  le tante bellezze.  Ma siamo sempre gli ultimi per il decoro e i primi per indecenza, menefreghismo e criminalità.
Rousseau sosteneva che uno Stato buono era possibile solo se “gli interessi di tutti i cittadini coincidano almeno in parte”. Qui purtroppo vige solo una legge ed è quella del: “MANGIO SOLO IO”. 

 di Alice Buonanno

venerdì 24 maggio 2013

Abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e modifiche del sistema elettorale


Consenso o dissenso? Clima di riforme: le opinioni sui temi centrali del programma di Governo.
Il Governo e i temi cruciali: abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e modifiche del sistema elettorale.
Il Consiglio dei Ministri si riunisce a Palazzo Chigi per discutere sui provvedimenti anticorruzione.


ROMA- Il Consiglio dei Ministri si riunisce a Palazzo Chigi per discutere sui provvedimenti anticorruzione. Finanziamento Pubblico ai partiti e modifiche del “Porcellum” sono i temi dominanti per dare una risposta al Paese. <<In momenti di crisi anche la politica deve sacrificare qualcosa.>> -sostiene l’On. Gelmini. << Il Finanziamento pubblico deve essere rideterminato ma non abolito. Senza il finanziamento la partecipazione alla vita politica sarà circoscritta alle classi più agiate.>> è la risposta dell’On. Bindi. Entrambe affermazioni plausibili ma suscettibili di critiche.  Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi sostiene di aver fiducia nel progetto dell’esecutivo di abolire il finanziamento: << In campagna elettorale il tema dell’abolizione del finanziamento, ora pubblico apparteneva solo al nostro programma vi è condivisione.>>. Renzi auspica l’abolizione del sistema elettorale vigente e il superamento del bicameralismo perfetto sostituito da un Senato che sia espressione delle autonomie locali. Un disegno esposto a dissensi tra le forze politiche che richiederebbe tempi molto lunghi per essere attuato. Sulle modifiche del sistema elettorale si espone anche Renato Schifani. Se in passato lo aveva definito una “porcata” oggi sostiene una “lieve modifica” del sistema elettorale.  Dello stesso parere è anche l’ex Premier Mario Monti. Accade quello che ci si attendeva da un Governo costituito da forze politiche contrastanti: un polverone confusionario in cui l’opinione della classe dirigente oscilla tra consensi e dissensi, dove più conviene.

di Gabriella Castaldo

Processo Fede-Mora-Minetti


Favoreggiamento della prostituzione minorile. Mora dice: “Erano solo cene”
<<Le donne e la cocaina favoriscono gli affari>> il motto dell’uomo politico italiano per antonomasia.
Proseguono le udienze del processo Fede-Mora-Minetti. Ruby depone in aula.


MILANO- Proseguono le udienze del processo Fede-Mora-Minetti sui quali grava l’accusa di favoreggiamento della prostituzione minorile.  Ruby depone in aula per la seconda volta. Non mancano contraddizioni nel suo racconto, diverso da quello di Berlusconi, diverso da quello delle altre ragazze, diverso da ciò che aveva in precedenza lei stessa dichiarato. Moltissimi i nomi che compaiono in questa faccenda. Fede, Mora, Minetti, Daddario, Letizia, Faggioli, Tarantini, Spinelli. La lista è lunga, così come la catena di eventi che ci porta fin qui. 

Facciamo dunque un passo indietro. La notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 Ruby si reca in questura a Milano per denunciare un furto. Sostenne che una ballerina, vecchia amica l’aveva riconosciuta e le avesse rubato circa tremila euro. Ruby era minorenne e si dispose che venisse mandata in una comunità. Alle 23.49 del 27 maggio 2010, giunse alla Questura una telefonata da parte di Silvio Berlusconi, il quale richiedeva l’immediato rilascio della minorenne e l’affido alla “Consigliera ministeriale” Nicole Minetti. Facciamo uno zoom su questo nome. Partendo dal presupposto che il “consigliere ministeriale” non è una carica istituzionale, vale la pena chiarire che Nicole Minetti era all’epoca nient’altro che una ex cubista entrata in politica per grazia di Silvio B. La carica di Nicole Minetti in questa faccenda, non è quella di “consigliera ministeriale” ma di “educatrice” o “guida” delle ragazze di Arcore. In quella telefonata alla questura Berlusconi commise il grave errore di inventarsi che Ruby fosse la nipote del presidente egiziano Mubarak. Chiaramente non era vero. Il 5 giugno 2010, Ruby denunciò di essere stata picchiata da Michelle Coinceicao, professione non specificata. La magistratura minorile le vietò tassativamente contatti con Nicole Minetti e la mandò  in una Comunità di suore.

 Ed è qui che entra in gioco Lele Mora, che chiese di adottare Ruby. Se la Minetti era la “guida” per le ragazze di Arcore, Mora era l’agente di spettacolo che le rintracciava. Fede quello che selezionava le migliori. La giovane marocchina inizia a parlare per la prima volta di Bunga-Bunga e descrive le serate a luci rosse di Arcore. Non erano cene, o meglio lo erano, ma il dopocena consisteva in uno squallido gioco di seduzione. Le ragazze si spogliavano, il Cavaliere le toccava e loro facevano lo stesso. Perché quelle ragazze si “spogliavano”? Fu proprio Ruby, la prima a dire che quelle ragazze si prostravano a tali giochi previa ricompensa di somma in denaro (contante). E se facevano una buona “gavetta” l’ex Premier prometteva loro case, e lavoro in Parlamento o in tv. Ciò che Ruby confessò nel 2010 venne ampiamente confermato da altre ragazze che erano solite frequentare i giochi a luci rosse di Arcore. Parlarono di “puttanaio”, qualcuna dichiarò di essere “inorridita” da quel genere di mondanità. 

Tramite il sistema di intercettazioni telefoniche saltò fuori di nuovo la parola “bunga-bunga”. La conversazione era tra Emilio Fede e la Santanchè. Che cos’era il bunga-bunga? Ancora silenzio. Quando scattarono le perquisizioni in via Olgettina 65 (dove risiedevano le ragazze) il ragionier Spinelli-ecco chi è- collaboratore di Berlusconi, oppose il divieto d’accesso poiché, spiegò, si trattava della dimora di un parlamentare. L’ex premier comprava appartamenti che facessero da dimora alle prostitute? Dopo che la Procura inviò a Berlusconi l’invito a comparire, si giunse al Processo. Berlusconi venne rinviato a giudizio. Processo a parte quello per Fede-Mora-Minetti. Ruby ha deposto in aula due volte. Le sue dichiarazioni appaiono molto contradditorie rispetto a quelle del 2010.

 In una telefonata risalente proprio a quell’anno, Berlusconi adirato contro la stampa per aver reso nota la faccenda Ruby, le disse di “fingersi anche pazza se era necessario”. Doveva salvarlo. Ma qual era il prezzo da pagare? Ruby avrebbe negato le precedenti dichiarazioni, e il Cesare l’avrebbe ricoperta d’oro. Ma l’intercettazione della telefonata non è di per sé una prova? Se in quella conversazione telefonica Berlusconi disse “mi devi salvare…devi fingere”, queste parole non sono sufficienti a provare che in effetti il losco c’era? Ruby ha dichiarato nel recente processo che le feste ad Arcore consistevano in cene e travestimenti. Nient’altro. Mora sostiene lo stesso. 

Eppure in altre intercettazioni si riscontra che le ragazze trattavano chiaramente il prezzo della loro prestazione. Insomma di cosa si tratta? È forse, questo il solito gioco di dichiarazioni e smentite in attesa che il processo vada in prescrizione? Sono questi e molti altri, i fatti che progressivamente negli ultimi anni  hanno aperto un divario tra le istituzioni e l’opinione pubblica. Divario che oggi conduce al disprezzo per la classe dirigente corrotta e manipolatrice. Sorge spontanea una domanda: che cos’è l’Italia se non una spietata compravendita di cose e persone?

di Gabriella Castaldo

sabato 18 maggio 2013


I CINQUECENTO ANNI DEL PRINCIPE
Studiosi che discutono su Machiavelli




















17 maggio 2013- Presso il Dipartimento di Scienze Politiche Jean Monnet, si è tenuto un convegno sul cinquecentesimo anno de "Il Principe", opera illustre di Niccolò Machiavelli.
Il seminario è nato dalla collaborazione tra il nostro dipartimento e la "Federico II" di Napoli. Introduce Diego Lazzarich, ricercatore presso la SUN e professore aggregato di Storia delle Dottrine Politiche il quale ha presentato i redattori, Gianfranco Borrelli dell'università partenopea ed Yves Charles Zarka dell'università di Parigi "Descartes".
Nel primo intervento si è analizzata l'opera, citandone qualche verso e facendo riferimento alla "teoria dei grandi conflitti" dove si contrappone chi vuole comandare, i grandi, e chi ad ogni costo non vuol essere oppresso, il popolo.
Nella seconda parte del seminario è intervenuto Zarka che ha parlato del concetto di politica come problema impossibile da risolvere con "soluzioni preconfezionate" dove vince l'instabilità grazie agli interessi particolari delle classi,  in contrasto con il " bene comune" del popolo, del termine della Patria non intesa come attitudine al sacrificio, paragonando l'Unione Europea ad un concetto astratto della comunità.
Un’occasione d’incontro, dunque, in cui viene messa in luce attraverso le pagine di una grande opera letteraria, la contraddizione della politica in sé e per sé, e contestualizzata poi nella società odierna, forse non troppo diversa da quella di cinquecento anni fa. Si direbbe che anche l’Italia ha un “Principe”, o dei “Principi”. Dunque occorrerebbe chiedersi: ma il desiderio di potere è ancora lo stesso di cinque secoli fa? Può agire così incontrastato?  La storia ci racconta che il desiderio dei più non converge mai nel desiderio dei pochi che comandano. Il Machiavelli ci fa riflettere sul fatto che democrazia o non democrazia, ci sarà sempre un Principe che muove i fili del tutto.


 di Sandra Barbaro

QUEL MALEDETTO VENERDì 17!
Storie e leggende riguardo la famosa data


Sebbene nel XX secolo la cultura sia ormai alla portata di tutti e siamo riusciti finora a sfuggire all’influenza di antiche ed infondate profezie, tra cui le celeberrime di Nostradamus e dei Maya, sentiamo ancora parlare di superstizione ed in particolare  di venerdì 13 e 17.
C'è chi si ritiene religioso ma paradossalmente pratica i riti per evitare la sfortuna. La paura di percorrere una strada precedentemente attraversata da un gatto nero, preoccuparsi quando cade il sale o l'olio per terra o quando si rompe uno specchio: riti, questi, vecchi di migliaia di anni, che ancora influenzano la vita di moltissime persone.
C'è chi lo fa senza sapere i motivi  reali per cui ci si comporta così cadendo nell'ignoranza.
Scopriamo i reali motivi di tali credenze.

 Innanzitutto il venerdì è il giorno della morte di Cristo, il 13 è legato al numero degli apostoli compreso Giuda mentre il 17 traducendolo in lettere romane forma XVII ed anagrammandolo diventa VIXI, ossia "ho vissuto".

Per quanto riguarda il gatto nero la diceria che porti sfortuna risale al medioevo dove è stato considerato il diabolico compagno delle streghe per la sua abitudine ad uscire di notte e con il suo mantello scuro faceva imbizzarrire i cavalli con la conseguente caduta dei cavalieri.

L'olio ed il sale sono un tempo considerati una merce preziosa usata per scambi e per pagare i soldati romani, da qui il termine "salario".
Lo specchio, in antichità, è considerato contenitore dell'anima e, in caso di rottura, si sarebbe spaccato lo spirito imprigionato.

Queste usanze, seppur con un fondo di verità, non possono condizionare la nostra esistenza perché siamo noi gli artefici del nostro destino che non può cambiare grazie ad uno specchio rimasto integro o un gatto evitato.
Pensando a queste leggende metropolitane ci verrebbe da sorridere. Tuttavia però l’elemento fiabesco che avvolge il mondo delle superstizioni resta inevitabilmente affascinante e seduttivo. Ciò che attrae è soprattutto legato al fatto che storielle e leggende abbiano creato un solco nella storia, attraversando i millenni, e rappresentando in molte comunità una verità, una certezza ovviamente discutibile. Ed è qui che il problema diventa serio: nel terzo millennio possiamo ancora credere a certe cose? Va bene conoscere qualche curiosità di simile natura, ma possiamo accettare che certe situazioni condizionino la vita delle persone? Ovviamente no. Semplicemente va osservato che purtroppo certe storie sono radicate nella memoria collettiva di gente di piccole comunità, piccoli paesini, in cui di fatto, si è ancora molto lontani dalla realtà globale in cui il bombardamento di informazioni fa da attenuante ad argomentazioni spesso frutto di fantasie, storie che qualcuno ha inventato e ha tramandato come verità assolute ed autentiche.

 di Sandra Barbaro

BATTIPAGLIA, LA GUERRA NEL LUOGO DEGLI AFFETTI

Ridiamo il sorriso ai due piccoli angeli strappati dalle ali della loro mamma”- è lo striscione che pochi giorni fa i cittadini di Battipaglia (SA) hanno fatto girare per le vie del paese per protestare contro la separazione dei due fratellini dalla madre. E’ il 15 marzo, quando i due fratellini di Battipaglia vengono sottratti alla madre dalle forze dell’ordine, in base al provvedimento emesso dai Giudici per decadenza della potestà materna.

I bambini sono stati affidati ad una casa-famiglia di Salerno dove, dovranno restare da un minimo di 3 mesi, ad un massimo di 1 anno. La madre potrà vedere i bambini in forma protetta. E’ quanto stabilito dalla sentenza della Corte D’Appello che, ha riconosciuto a carico di Donatella Cipriani, madre dei bambini, la sindrome di PAS. La sindrome da alienazione genitoriale (o PAS, dall’acronimo di Parental Alienation Syndrome) è una ipotetica e controversa dinamica psicologica disfunzionale che, secondo le teorie dello psichiatra statunitense Richard Gardner, si attiverebbe sui figli minori coinvolti in contesti di separazione e divorzio conflittuale dei genitori, non adeguatamente mediate.

La PAS è oggetto di dibattito ed esame ― sia in ambito scientifico che giuridico ― fin dal momento della sua proposizione nel 1984; essa non è, infatti, riconosciuta come un disturbo psicopatologico dalla grande maggioranza della comunità scientifica e legale internazionale. Gardner definisce la PAS come un disturbo che insorge normalmente nel contesto delle controversie per la custodia dei figli, definito in tre gradi, in ordine crescente di influenza, ciascuno da trattare con uno specifico approccio sia psicologico sia legale.

Ancora, secondo Gardner, la PAS sarebbe frutto di una supposta «programmazione» dei figli da parte di un genitore patologico (genitore c.d «alienante»), sorta di lavaggio del cervello che porterebbe i figli a perdere il contatto con la realtà degli affetti, e a esibire astio e disprezzo ingiustificato e continuo verso l’altro genitore (genitore c.d. «alienato»).

Le tecniche di «programmazione» del genitore «alienante» comprenderebbero l’uso di espressioni denigratorie riferite all’altro genitore, false accuse di trascuratezza nei confronti del figlio, violenza o abuso (nei casi peggiori, anche abuso sessuale), la costruzione di una «realtà virtuale familiare» di terrore e vessazione che genererebbe, nei figli, profondi sentimenti di paura, diffidenza e odio verso il genitore «alienato». I figli, quindi, si alleerebbero con il genitore «sofferente»; si mostrerebbero come contagiati da tale sofferenza e inizierebbero ad appoggiare la visione del genitore «alienante», esprimendo ― in modo apparentemente autonomo ― astio, disprezzo e denigrazione verso il genitore «alienato». Tale «programmazione» distruggerebbe la relazione fra figli e genitore «alienato» in quanto i primi giungerebbero a rifiutare qualunque contatto, anche solamente telefonico, con quest’ultimo. Perché si possa parlare di PAS è necessario tuttavia che detti sentimenti di astio, disprezzo o rifiuto non siano giustificati, giustificabili, o rintracciabili in reali mancanze, trascuratezze o addirittura violenze del genitore «alienato».

Nella famiglia, esistono due "entità di coppia", distinte per diritti, doveri e responsabilità reciproche: la "coppia coniugale" e la "coppia genitoriale". Il "conflitto coniugale", quindi, non necessariamente può (o deve) scatenare anche un "conflitto genitoriale", ed eventuali contrasti fra le due entità potrebbero essere affrontati con l'ausilio della mediazione familiare. Le cause che porterebbero all’insorgere di questa patologia, vanno individuate nel concetto di genitorialità che si crea nell’ambito di una separazione. Per governare il mondo degli affetti ci si appoggia a volte ad un "sistema globale degli antagonismi", a meccanismi di conflitto giudiziario, a una "verità processuale" con tanto di parte vincente contrapposta alla parte soccombente.

L'istituto dell'affido monogenitoriale, così largamente utilizzato nel passato, è un elemento che rafforza la prospettiva in termini di "vincitore e vinto". Nel contesto giudiziario e, più in generale, all'interno del "sistema globale degli antagonismi", i figli assumono spesso il ruolo di "civili inermi" in una guerra di dominio: veri sconfitti di una visione ideologica che individua un nucleo
coniuge/genitore/figli nel ruolo della vittima, e il coniuge/genitore soccombente nel ruolo del carnefice violento e crudele. Un distacco dalla realtà degli affetti genitoriali, che -secondo le teorie di merito - potrebbe scatenare la Sindrome di Alienazione Genitoriale quando un genitore arriva a percepire i figli come non-persone: come mezzi, cioè, per acquisire maggior potere nel conflitto, oppure come strumento per dare sfogo e soddisfazione a sentimenti di rabbia e disagio propri della "coppia coniugale".

È il passaggio all'atto, il superamento della percezione e la perdita dei confini del Sé, l'uso diretto dei figli come "arma relazionale" nel conflitto della "coppia coniugale", uno dei fattori che può portare all'insorgenza della PAS.

La donna, assistita dall’avvocato Rosa Calella, ha presentato ricorso oltre che la denuncia contro le forze dell’ordine che quel giorno hanno prelevato i bambini. Riguardo a Davide, padre dei bambini, i Giudici sottolineano che la decadenza della potestà genitoriale è venuta meno, non a causa delle denunce presentate dalla moglie per abusi sessuali sui minori, ma perché i tecnici che si occupano del caso, hanno riscontrato in lui “infantilismo ed immaturità”. Egli infatti, sta seguendo gli incontri con lo psicoterapeuta previsti dai giudici minorili in vista di un riavvicinamento ai figli. Dopo la decadenza della potestà materna, anche la madre è stata iscritta nel registro degli indagati perché, il riconoscimento a suo carico della patologia sopra descritta, ha messo in dubbio la validità delle sue accuse. Da qui ad un anno, sarà il Tribunale dei Minori a stabilire, in base alle relazioni degli psicologi ed assistenti sociali, se i bambini potranno uscire dalla casa famiglia e a chi saranno affidati.

Quello che ci lascia sgomenti, in tutta questa vicenda, è che ancora una volta le ragioni burocratiche vengono contrapposte al primato dell’amore nelle relazioni ed in particolare nella famiglia. Non bastava l’irruzione dei 7 agenti, che nell’immaginario dei piccoli hanno riprodotto lo stesso effetto devastante di quello prodotto nei bambini dai raid nazifascisti notturni durante l’epoca fascista. Ma è orribile che si possano autorizzare i custodi dell’ordine pubblico, quali le forze di polizia, a trascinare via dalle braccia di una madre dei bambini in una maniera così feroce e disumana. L’Italia avrebbe bisogno di una renovatio che parta dalle fondamenta per  costruire un Paese che rispetti prima di tutto la dignità dell’essere umano!

 di Alice Buonanno


"The Great Gatsby"
Da "Grande" opera letteraria, a flop cinematografico




« La sua vita era stata confusa e disordinata...ma se poteva ritornare a un certo punto di partenza e ricominciare lentamente tutto da capo, sarebbe riuscito a scoprire qual era la cosa che cercava. »

The Great Gatsby" è considerato il romanzo del grande sogno americano per eccellenza. Ma in questo romanzo non vengono narrate le vite gloriose di quelli che ce l'hanno fatta, che l'hanno realizzato. Fitzgerald perferisce raccontarci la storia di quelli che hanno fallito, mostrando quanto irreale sia questo traguardo e di come tutti coloro che tentano di raggiungerlo spesso restino delusi.

 In realtà "The Great Gatsby" è il romanzo della morte del Sogno Americano che si identifica nel personaggio di Jay Gatsby. Un uomo con il  desiderio  di conquistare una sua vecchia fiamma, Daisy Buchanan. Jay e Daisy si erano amati diversi anni prima, ma la loro storia era terminata per una questione di casta: lei era molto ricca e lui poverissimo. Per questo Jay decide di partire per la Grande Guerra nella speranza di accumulare molto denaro per poterla sposare. Quando torna in America scopre che Daisy ha sposato il ricchissimo Tom. Ora, avendo accumulato fortuna, Jay Gatsby vuole a tutti i costi riconquistare la sua amata Daisy con il denaro, perchè sa che è l'unico valore in cui lei crede.

Gatsby compra una villa lussuosissima a West Egg, al di là della baia, di fronte alla casa di Daisy e dà feste lussuosissime alle quali partecipano centinaia di persone sperando che Daisy se ne accorga e sia sedotta dalla sua immensa ricchezza. Il vicino di casa di Gatsby, nonchè cugino di Daisy, è Nick Carraway, che sarà invitato dal protagonista a  combinare un incontro con Daisy. Nick Carraway è il narratore della storia, vicino ai personaggi di cui conosce le vicissitudini. La storia è raccontata proprio attraverso gli occhi di Nick.

Gatsby è il classico  esempio dell’ uomo che si sforza fino alla morte per soddisfare il desiderio di felicità; desiderio che resterà inappagato.
Il sogno di Gatsby può essere connotato come trasposizione dell’inquietudine esistenziale dell’autore, sospeso tra gli eccessi dell’alcool e quelli della moglie Zelda, tra le avventure con le donne, le malattie, i viaggi in Europa, il senso di solitudine imposto dalla storia, e la voglia di esprimersi attraverso la scrittura.


Ma questa storia, non é stata raccontata nel migliore dei modi, nel quarto adattamento cinematografico ad opera di Baz Luhrmann: presentato il 16 Maggio al festival di Cannes. Due ore e venti di cinema con una colonna sonora stile «Moulin Rouge», un cast da sogno, costumi sfavillanti creati appositamente per il film dalle case di moda Miu Miu e Prada, le scenografie più sgargianti, le feste più sfarzose mai viste sullo schermo… Eppure alla fine la sala stampa di Cannes si svuota silenziosa come se non avesse visto una follia da 127 milioni di dollari, ma un film d’autore ovvio e poco stimolante.
Due giornalisti accennano un fischio, qualcuno applaude, poi basta.

Le luci de «Il grande Gatsby» si spengono lasciando dietro di sé, nient’altro che un sussurro.

di Paola Iaia

giovedì 16 maggio 2013

Appuntamento Universitario - Seminario Internazionale

Machiavelli: Poteri del Principe, poteri del popolo

 



N.B. : LA PRESENZA AL CONVEGNO DA DIRITTO AL RAGGIUNGIMENTO DELLE ORE NECESSARIE PER I CREDITI FORMATIVI!

A 500 anni dalla pubblicazione del Principe, 

le cattedre di Storia delle Dottrine Politiche dei Dipartimenti di Scienze Politiche “Jean Monnet” (Seconda Università degli Studi di Napoli) e di Scienze Umane (Università degli Studi di Napoli “Federico II”) invitano al seminario internazionale intitolato:

 

Machiavelli: Poteri del Principe, poteri del popolo



Intervengono:

 

Gianfranco Borrelli (Università di Napoli “Federico II”): “Grandi, popolo, plebe. Conflitti e innovazione secondo Machiavelli”

 

Yves Charles Zarka (Université Paris “Descartes”): “La révolte e les figures du peuple”

 

Discussants: Alessandro Arienzo, Antimo Cesaro, Diego Lazzarich



Venerdì 17 maggio 2013, h. 11.00

Dipartimento di Scienze Politiche “Jean Monnet”
Viale Ellittico 31 – Caserta


Grasso Remo

 

Intervista ai candidati al CNSU Ciardulli, Esposito e Iannillo. Di Raffaele Ausiello e Remo Grasso



Mancano ormai pochi giorni alle consultazioni elettorali per rinnovare il più importante organo di rappresentanza studentesca nazionale, ovvero il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari. Conosciamo meglio i candidati Andrea Ciardulli di “Studenti per le Libertà”, Francesca Esposito della “R.U.N. - Studenti di Sinistra” e Stefano Iannillo di “Link – Studenti Indipendenti”.

             Dove nasce la tua passione politica e come mai hai deciso di candidarti per un organocosì importante come il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari?

Ciardulli: La mia passione politica nasce all’interno dell’università, al secondo anno ho iniziato ad interessarmi di politica universitaria candidandomi al Consiglio di Facoltà quasi per gioco non pensando di poter riscuotere tanto consenso, successivamente mi candidai al Consiglio d’Amministrazione e poi l’anno scorso al Senato Accademico prendendo quasi 3mila voti. Di questo sono molto contento perché le persone hanno visto in me una persona di fiducia premiando il mio impegno. Mi sono candidato al CNSU per rappresentare il mio gruppo di Università Moderata e per portare le istanze degli studenti della S.U.N. e di tutti gli altri atenei campani e non.

Esposito: Io ho iniziato a fare politica a 14 anni con i movimenti ambientalisti contro l’inceneritore di Acerra che è la mia città, poi al liceo ho aderito al sindacato degli studenti dell’UDS ed ho fatto la rappresentante d’istituto per 3 anni. All’università ho continuato il mio impegno politico venendo eletta al Consiglio degli Studenti della Federico II di Napoli nel 2010 e poi nel 2012 al Senato Accademico. Ho fondato un’associazione nella mia facoltà di Lettere Moderne che si chiama “Nucleo di Lettere e Filosofia”.

Iannillo: Io ho cominciato a fare politica studentesca dal liceo a 15 anni ad Avellino nel sindacato dell’UDS di cui sono diventato coordinatore regionale. Finita quell’esperienza ho continuato il progetto politico al fianco degli studenti, il mio impegno quindi è stato rivolto naturalmente verso la LINK che insieme all’UDS forma la Rete della Conoscenza nell’idea di raggruppare gli studenti medi superiori e gli universitari nell’ottica di risolvere le problematiche dei soggetti in formazione.

-     Quali sono le priorità che giudichi prioritarie per gli studenti campani che intendi portare al CNSU una volta eletto?

Ciardulli: Le problematiche degli studenti sono diverse. Facendo parte degli organi di governo della S.U.N ho potuto assistere al dimezzamento dei fondi per i dottorati di ricerca, per i corsi, per i professori a causa della crisi. Inoltre esistono problemi logistici che affliggono gli studenti che devono muoversi. Per me l’Università è una fonte di ricchezza per i paesi, quindi mi auspico che i sindaci dei comuni che ospitano l’Università si attivino per una serie di convenzioni e agevolazioni agli studenti.

Esposito: Le problematiche ora prioritarie sono quelle inerenti al diritto allo studio, noi vogliamo una nazionalizzazione del diritto allo studio visto che ora a base regionale è gestito male. Quest’anno infatti abbiamo avuto l’aumento della tassa regionale da 60 a 140 euro in cambio di nessun servizio in più. Nel nostro programma vogliamo ripartire quindi dai più deboli, da chi si trova ora in difficoltà economiche nell’affrontare la carriera universitaria.

Iannillo: Per gli studenti campani le priorità sono quelle legate al diritto allo studio, viviamo in una regione dove le borse di studio sono finanziate al di sotto del 50%, e quindi diminuiscono i soggetti beneficiari, rendendo di fatto impossibile l’accesso all’università a moltissimi ragazzi. Questo comporta una migrazione degli studenti campani fuori regione a causa della scarsità di servizi legati all’università e l’accessibilità alle borse di studio che ad esempio in Toscana e in Emilia Romagna è più facile accedervi.

-        Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un drastico calo delle iscrizioni all’università, complice anche la crisi economica che non permette alle famiglie di sostenere le spese di rette, tasse e materiale didattico. Come pensi possa essere invertito questo trend da parte del CNSU per rilanciare e rivalorizzare la formazione universitaria?

Ciardulli: Questa situazione è dovuta principalmente alla crisi economica che ha colpito le famiglie a causa degli elevati costi. Fortunatamente la S.U.N. rispetto ad altri atenei è un’isola felice grazie alle convenzioni con la mensa con i ticket ADISU che permettono di avere sconti sul pranzo in base al reddito. Il problema non è nell’offerta formativa, ma nei costi che gli studenti devono sostenere. Bisogna che sia ripensato il concetto di borsa di studio che deve essere un incentivo agli studenti all’inizio del percorso di studi, invece di acquisire il diritto a 25 crediti la borsa di studio deve essere data all’inizio e poi restituita qual’ora non venga raggiunto l’obbiettivo.

Esposito: Attualmente il CNSU purtroppo è un organo solo consultivo, quindi innanzitutto bisogna rendere il parere del Consiglio vincolante e obbligatorio. Una volta ottenuto questo si può anche far in modo che il CNSU proponga anche delle leggi invece di valutarle soltanto. Così possiamo fare molto e possiamo anche  avviare una collaborazione con il Ministro affinché il tema dell’accesso allo studio diventi centrale, bisogna infatti ampliare l’offerta di borse di studio che allo stato attuale è a dir poco ridicola.

Iannillo: Secondo me bisogna incidere su più fronti. Fino a quando non sia garantito il diritto allo studio per tutti il trend continuerà ad essere negativo, inoltre bisogna anche rivalutare il discorso del merito, prima di parlare di merito si deve innanzitutto considerare la condizione iniziale dello studente. C’è anche il problema della politica verso i fuori corso, chi infatti non ha una famiglia che può permettersi di mantenergli gli studi deve cercare un lavoro, ma lavorando rischia di rallentare il proprio percorso e finire fuori corso trovandosi a pagare il doppio delle tasse. Questo è un paradosso inaccettabile.

-        Le università italiane spesso finiscono in basso nei vari ranking internazionali delle agenzie che studiano la qualità degli atenei di tutto il mondo. Dov’è il problema e dove si deve intervenire per migliorare la qualità dell’università italiana?

Ciardulli: Le università italiane devono avere la capacità di fare rete tra di loro. L’università diventa importante quando offre un valore aggiunto, quindi capacità lavorative mediante stage e tirocini retribuiti. Inoltre è anche importante interfacciarsi all’estero, io con gli altri Senatori Accademici abbiamo spinto affinché venissero finanziati generosamente l’Erasmus e il Placement, proprio per creare una rete anche alla S.U.N.

Esposito: Per rendere l’università migliore bisogna che lo Stato investa più risorse nella ricerca, infatti gli atenei vengono giudicati in base alla produzione accademica che la ricerca porta. Se si fa questo l’università italiana può essere competitiva anche in ambito europeo ed internazionale, con il beneficio di non dover più assistere ad una emigrazione degli studenti italiani all’estero ma semmai l’inverso.

Iannillo: Innanzitutto serve che ci sia una precisa volontà politica da parte di chi governa nel valorizzare l’università italiana, visto che ad oggi si è vista l’istruzione solo un bacino dove tagliare e reperire i fondi. Quindi è necessaria una battaglia culturale all’interno del nostro Paese affinché la cultura diventi un tema fondamentale, poi è ovvio che i livelli di finanziamento alla ricerca devono essere in linea alla media europea, visto che ad oggi investiamo il 3% del PIL contro il 5 di media europea.

-        Il CNSU è un organo che può avere un certo peso per quanto riguarda i progetti di finanziamento e di riordino previsti dal Ministero dell’Istruzione. Può quindi diventare una risorsa fondamentale per una riforma vicina alle istanze degli studenti dopo la riforma Gelmini che ha imposto parecchi tagli all’istruzione e alla ricerca?

Ciardulli: Chiunque sarà eletto al CNSU ovviamente si impegnerà per una riforma che preveda più fondi all’università. Questo purtroppo è un periodo di crisi dove sono stati tagliati molti settori e tra questi anche l’università. Io mi impegnerò non solo per avere più fondi ma anche per far in modo che questi fondi vengano spesi in maniera sensata. I fondi dovranno essere canalizzati sulla ricerca, sulle strutture e sulla costituzione di una rete di cui ho parlato prima per il dopo università. Questi per come la vedo io sono i punti su cui più si dovrà battere.

Esposito: Il CNSU può dare voce a chi vive ogni giorno l’università ovvero gli studenti. L’ultima riforma Gelmini ha cambiato solo l’organizzazione che ha riguardato esclusivamente il corpo docente, c’è stato un accanimento nei confronti della struttura organizzativa andando a cambiare i Dipartimenti ed i Corsi di Laurea senza però migliorare effettivamente l’offerta formativa, noi vogliamo cambiare rotta mettendo al centro della nostra azione la qualità della formazione, dell’istruzione e soprattutto dell’accesso allo studio, tema per noi assolutamente prioritario.

Iannillo: Prima cosa dobbiamo misurarci con l’insufficienza del CNSU, che deve essere cambiato altrimenti risulta inutile, deve avere un parere obbligatorio verso i temi universitari. Il CNSU durante la riforma Gelmini espresse parere favorevole perché la maggioranza del Consiglio era di destra e venne usato dal Ministro per dire che gli studenti volevano la riforma mentre la realtà era ben altra. Noi al CNSU in merito di riforma chiederemo immediatamente l’abolizione della legge Gelmini e ci opporremo a qualunque decreto attuativo che verrà presentato.

-        Verso quale direzione le riforme dell’istruzione dovrebbero concentrarsi per indirizzare l’università verso il mondo del lavoro e superare questo baratro che da troppo tempo si allarga? Che ruolo può giocare il CNSU in questa partita?

Ciardulli: Come ho già accennato prima è necessario costruire una rete tra università e aziende per immettere i giovani laureati nel mondo del lavoro. La laurea deve essere un valore aggiunto nei confronti di chi non è laureato. L’università può creare un ponte con le aziende tramite stage formativi, di cui penso che gli studenti siano ben disposti a cogliere l’opportunità per valorizzare il proprio curriculum, ovviamente gli stage dovranno prevedere delle retribuzioni basilari in modo che gli studenti non siano poi sfruttati.

Esposito: Per connettere il mondo dell’università con il mondo del lavoro bisogna fare una cosa molto coraggiosa, ovvero rivedere la formula della laurea 3+2 e soprattutto il modello della laurea magistrale, bisogna ripensare questo modello rifacendoci a quello che succede oggi in Europa dove la laurea magistrale viene chiamata master, con un anno di esami ed un anno di attività lavorativa legata alla pertinenza del campo di studi, in Italia dovrebbe essere così con il primo anno di esami e il secondo anno composto da stage e tirocini mirati e soprattutto formativi.

Iannillo: Prima di tutto penso che l’università non debba strutturarsi in funzione dell’ingresso al mondo del lavoro altrimenti si rischia un inserimento dei privati all’interno dell’università pubblica con il risultato che alcune facoltà con realtà più aziendali ed industriali come farmacia e ingegneria ricevano ingiustamente maggiori fondi rispetto ad altre facoltà. Poi è evidente che va trovata una soluzione per facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro per chi esce dall’università, e questo si può fare combattendo con forza la precarietà e attivandosi per l’istituzione di una sorta di reddito di cittadinanza per chi attende di essere assunto.

-       La partecipazione alle elezioni universitarie è spesso molto bassa perché molti studenti le vedono inutili. La maggior parte di loro infatti frequenta l’università semplicemente seguendo i corsi e dando gli esami senza partecipare attivamente alle discussioni e alle problematiche universitarie. Secondo te come si può porre rimedio e coinvolgere gli studenti verso le necessità a loro vicine?

Ciardulli: Secondo me questo è dovuto dal fatto che molte persone vedano la politica come un mondo di favole, nel senso che i candidati spesso fanno promesse che non si realizzeranno mai. La colpa è anche dalla sfiducia verso la politica nazionale e locale. Personalmente però alla S.U.N. vedo che c’è grande attivismo all’interno della politica universitaria visto che abbiamo una delle percentuali più alte con 11mila persone che vengono a votare. Questo per noi è un vanto perché significa che abbiamo dato sempre un motivo agli studenti per venirci a votare.

Esposito: Per riavvicinare gli studenti alla politica universitaria dobbiamo dar loro dei risultati, che non devono essere cose di tutti i giorni come cambiare un appello o rimandare un esame, questo è troppo poco. Bisogna cercare come rappresentati di invogliare gli studenti alla partecipazione di un movimento di cambiamento. Oggi i movimenti di piazza sono finiti nelle piazze, dobbiamo portare concretamente il nostro apporto nelle istituzioni se vogliamo cambiare le cose soprattutto qui al Mezzogiorno, se riusciremo nella nostra battaglia per il diritto allo studio sono sicura che gli studenti si riavvicineranno alla politica universitaria.

Iannillo: Questo è un fenomeno molto più ampio del discorso universitario visto che in Italia abbiamo una crisi della partecipazione politica da parte dei cittadini. All’interno delle università abbiamo il problema che molti sfruttano le elezioni universitarie per fare carrierismo personale o usare organi come il CNSU come trampolino di lancio verso la politica. I rappresentanti devono avvicinare gli studenti all’attivismo universitario altrimenti rimarranno soli ed autoreferenziali. Questa bassa partecipazione può essere spiegata dal fatto che  molti rappresentanti usano la loro posizione di potere per lucrare sui fondi dell’università con progetti inutili, e quindi gli studenti si sentono demotivati nel partecipare quando vedono questi sprechi.

-       Chiudiamo la nostra intervista con un appello. Cosa ti senti di dire agli studenti che ancora non hanno preso posizione per convincerli a votare per te?

Ciardulli: Io credo che chi mi conosce, e chi può chiedere di me in giro, sa quanta passione e quanto impegno ci metto ogni giorno per la politica universitaria. Siamo riusciti ad ottenere grandissimi risultati, siamo forse uno dei pochi atenei in Campania ad avere la mora dilazionata ed il blocco delle tasse per i prossimi tre anni. Io ci ho sempre messo la faccia e il mio impegno per gli studenti e sono soddisfatto di questo.

Esposito: Io chiedo agli studenti di interessarsi attivamente a queste elezioni visto che si andrà a formare la componente giovanile del Ministero dell’Istruzione, quindi i diretti interlocutori del Ministro dell'Istruzione e della Ricerca. Votate con cognizione di causa, leggete attentamente i programmi e andate a votare in totale libertà secondo la vostra coscienza senza influenze esterne.

Iannillo: Io sento di dire che innanzitutto la nostra è una candidatura differente, che nasce dalla mobilitazione delle piazze dove in questi ultimi 3 anni siamo scesi per dire il nostro no alla legge Gelmini, a dire che bisogna aumentare i fondi per le borse di studio e per le mense scolastiche. Vogliamo aggiungere un nuovo strumento alla mobilitazione che sia la rappresentanza all’interno del CNSU per portare in quell’organo il frutto delle nostre manifestazioni a difesa dell’università pubblica e dei diritti degli studenti.


Raffaele Ausiello
Remo Grasso