lunedì 24 febbraio 2014

NON E’ UN PAESE PER GIOVANI!

NON E’ UN PAESE PER GIOVANI! Calo delle nascite in Italia.

Sarà colpa della crisi, sia economica che di valori, o sarà perché i tempi son cambiati nel bene e nel male, fatto sta che in Italia le nascite di bambini sono ferme, il cosiddetto fenomeno della nascita zero. Nel 2013 uno studio ISTAT dimostra che ci sono stati circa sessanta parti in meno rispetto al precedente anno, questo dato è mitigato anche grazie alle nascite di figli di immigrati. Ciò può essere dovuto a molti cambiamenti avvenuti nel tempo: ad esempio prima le famiglie erano numerose, ossia composte da tanti figli perché erano destinati a coltivare i campi assieme ai genitori oppure a combattere in guerra, ora invece se ne mettono al mondo uno o al massimo due; il ruolo dei figli che prima obbedivano seduta stante al volere dei genitori senza avere una propria ambizione mentre attualmente hanno più voce in capitolo per quanto riguarda il loro futuro; le madri che prima avevano l’esclusivo compito di “angelo del focolaio” mentre oggi conciliano spesso questo ruolo con quello di lavoratrice. C’è anche un’altra ipotesi da considerare: al giorno d’oggi crescere un figlio comporta delle spese non indifferenti a partire dal latte in polvere ed omogeneizzati che in passato non venivano utilizzati per lo svezzamento, per non parlare del vestiario e l’ istruzione a partire dall’asilo nido fino alla scuola secondaria superiore oppure fino all’università. Dopo che i ragazzi hanno finito gli studi iniziano a cercare un lavoro per poter essere autosufficienti ed iniziano così  la trafila di tirocini e stage gratuiti che dovrebbe servire loro a fare esperienza ed accrescere il curriculum vitae, a seguire vi sono assunzioni con vari tipi di contratti a scadenza non sempre rinnovabili automaticamente. Con queste prospettive è difficile che i giovani riescano a mettere su famiglia soprattutto perché impossibilitati a sostenere spese nel lungo periodo quali il mutuo o le rate di un finanziamento oppure ci riescono solo grazie all’aiuto dei propri genitori che li sostengono sotto tutti i punti di vista. Poi mancano le politiche del Welfare che dovrebbero incentivare i consumi e ridurre le differenze sociali all’interno di una popolazione.In controtendenza aumentano il numero delle persone anziane e della loro aspettativa di vita, ossia il numero medio di anni: dai 64-70 nel dopoguerra fino agli attuali 80 ed abbiamo anche alcuni casi di persone ultracentenarie. Ciò significa che la vita col tempo migliora perché si trovano rimedi a malanni che prima mietevano vittime.


Nonostante le difficoltà che si vivono  in questo periodo, i giovani non si devono arrendere ma perseverare a raggiungere i propri sogni perché: ”Non può piovere per sempre”, infatti nel dopoguerra c’è stato un periodo chiamato “boom economico” con la quale molte persone potevano acquistare beni di consumo di vario genere  grazie all’agiatezza in cui si viveva e poi come ci  insegna il ciclo economico  in un paese si alternano fasi di espansione a quelli di contrazione.

Sandra Barbaro

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