martedì 5 marzo 2013

Il voto che cambia l’Italia, in peggio. Di Raffaele Ausiello


Il voto che cambia l’Italia, in peggio



Dovevano essere le elezioni della svolta quelle che domenica 24 e lunedì 25 febbraio hanno portato alle urne oltre 34 milioni di persone, che in molte parti d’Italia hanno sfidato neve e gelo per adempiere al proprio dovere civico, ma che invece hanno consegnato l’Italia ad un clima di profonda incertezza. La coalizione capitanata da Pierluigi Bersani, rinominata “Italia.Bene Comune” non riesce nell’ardua impresa di conquistare una maggioranza valida al Senato in grado di governare, rischiando addirittura il sorpasso della coalizione di Centrodestra di Silvio Berlusconi alla Camera dei Deputati, staccata di soli 124.000 voti. Ogni ipotesi avanzata prima della tornata elettorale sfuma del tutto, in molti pensavano infatti che, qualora il Centrosinistra non fosse riuscito ad ottenere una valida maggioranza al Senato, dando per scontata quella alla Camera dei Deputati, Bersani avrebbe bussato il giorno dopo alla porta del professor Mario Monti per costruire insieme un governo riformista stabile con una certa credibilità in Europa. Manco a parlarne, le urne hanno dato il loro verdetto inequivocabile, spaccando in tre il Senato, dove nessuno appare in grado di prevalere numericamente sull’altro, nonostante i vari appelli al cosiddetto “voto utile”. L’ago della bilancia infatti passa dal sobrio e pacato Senatore Monti allo scatenato Beppe Grillo, che con la sua creatura a 5 Stelle riesce a fare incetta di voti in tutte le regioni da nord a sud e addirittura a diventare la prima forza politica del Paese alla Camera e la seconda al Senato, un risultato incredibile per un movimento (guai a chiamarlo partito) nato solo tre anni e mezzo fa, contro ogni pronostico dei sondaggisti, che ancora una volta si dimostrano inaffidabili. Lo scenario è probabilmente il più incerto dall’inizio della storia repubblicana, chi ha una maggioranza solida alla Camera grazie al premio della Legge Elettorale Calderoli, non può averla al Senato visto che il premio è a base regionale, e la coalizione di Bersani è stata stracciata nelle regioni decisive come la Lombardia, la Campania, il Veneto e la Sicilia. In mezzo a tutta questa frammentazione però incombono le scadenze istituzionali, infatti bisognerà eleggere i Presidenti di Camera e Senato, al primo ordine del giorno delle nuove Camere fissate per la riunione del 15 marzo. Prima di allora i vari leader tenteranno di trovare degli accordi, per formare un governo stabile e collaborativo oppure cercare un’intesa volta a legiferare urgentemente per frenare l’emorragia finanziaria dei mercati dovuta all’incertezza sul futuro dell’Italia e per traghettarla verso nuove elezioni, magari con una legge elettorale migliore di quella attuale che dal suo stesso creatore è stato definita testualmente “una porcata”. Dopo l’elezione della seconda e terza carica dello Stato, si procederà con le consultazioni di rito per la formazione di un governo e l’individuazione di un Presidente del Consiglio. Qui i maggiori dubbi, le consultazioni in una situazione del genere potrebbero essere molto lunghe, e nel frattempo il 15 aprile devono partire le procedure per l’elezione di un nuovo Presidente della Repubblica, visto che il mandato di Giorgio Napolitano scade il 15 maggio, che non può nemmeno sciogliere le Camere in virtù della Costituzione che lo vieta essendo gli ultimi sei mesi di presidenza. Un vero e proprio tour de force istituzionale aspetta il nostro Paese, considerati i tempi strettissimi, una situazione che lo stesso Napolitano denunciò tempo fa invocando le forze politiche che reggevano il vecchio governo tecnico ad aspettare la naturale fine della legislatura, appello rimasto inascoltato vista la decisione del Centrodestra di ritirare la fiducia a Monti facendo così cadere il governo e costringere lo scioglimento delle Camere con le conseguenti elezioni anticipate. I prossimi mesi saranno difficili per tutti, avere un Paese in piena recessione economica senza un governo è come essere in una barca in mezzo al mare in tempesta senza timoniere, con la paura di essere spazzati via dalle onde. Tante sono le questioni che dovranno essere affrontate, in primis sul nuovo Capo dello Stato, che dovrà gestire una situazione non rosea ed essere in grado di mediare tra le parti alla ricerca di un accordo tra forze molto diverse tra di loro che si contendono i numeri al Senato, che dovranno mostrare serietà e senso di responsabilità in un momento così delicato. Saranno mesi decisivi per l’Italia, che dovrà cambiare faccia, migliorare, innovarsi, tornare competitiva in Europa, non sono più ammessi errori, cambiamenti in peggio ne abbiamo fatti fin troppi.

Raffaele Ausiello



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