Di Francesca Mastrogiacomo
Oggi
intervistiamo Davide Cavazza, Consulente Non Profit e Scrittore, esperto in
Community Management, Campaigning e People Raising. Ha ideato e curato il
Manuale “Campagne per le Organizzazioni Non Profit” (EMI, Bologna 2006). Si
occupa di consulenza strategica per il Non Profit. Inoltre, collabora come
Docente e Formatore per Organizzazioni internazionali e italiane, Master
Universitari e Corsi per Enti privati. Ha scritto il romanzo “La gabbia”
(Leone, Milano 2013).
1) Come fai ad
occuparti di Terzo Settore e a scrivere Romanzi? Non è un continuo viaggio tra
realtà e fantasia?
Ho sempre amato scrivere. Il volontariato mi ha insegnato
quanto fosse bello costruire relazioni tra le persone che vogliono aiutarsi, e
così quella passione è diventata una professione. Le organizzazioni sono un
buon mezzo per aiutare le persone. La realtà è sempre sorprendente, e contamina
la fantasia, che può liberare le emozioni che vedo. Provo a raccontarle, oltre
che a fare qualcosa per favorire il cambiamento. Come consulente vedo
moltissime Associazioni e sono a contatto con altrettante storie, storie vere,
storie di persone. Coma autore ne traggo sempre ispirazione, indirettamente.
2) Nel tuo romanzo
“La gabbia” parli di amicizia e di amore, ma anche del mondo della politica e
della comunicazione. La politica può cambiare davvero le cose?
Si. Può e deve. I protagonisti de “La gabbia” sono
ragazzi che vogliono cambiare il mondo. Tommy, Stefano, Chiara e Gabriele hanno
un sogno. Si ritrovano cresciuti, quindici anni dopo l’università, e
contrapposti. Una campagne elettorale fa da sfondo al romanzo. Io credo che le
scelte che si compiono, ogni giorno, sono importanti. Definiscono chi siamo. E
sono convinto che si possa fare una buona politica, e che serva tanto impegno.
Nel romanzo si vede da vicino cosa sia la politica e cosa sia il giornalismo,
nel bene e nel male. E’ sempre una scelta precisa quella del “come” si vogliono
fare le cose...
3) Come
descriveresti agli studenti di scienze politiche e/o materie affini la tua
esperienza con Amnesty e UNICEF?
Bellissima. Fare parte di queste grandi Organizzazioni
internazionali significa entrare in una famiglia. E poi in un’altra. Mondi
fatti di entusiasmo, di sogni, ma a che di problemi e di mani che si sporcano
per cercare soluzioni a temi difficili. Dalla teoria si passa alla
realizzazione, e si prova sempre a migliorare un po’ quello che si è trovato. E
si passa poi il testimone a chi lo farà ancora meglio di noi.
4) Il progetto che
hai avuto o hai ancora oggi più a cuore e nel quale speri la miglior riuscita?
Mi sono occupato di tanti temi importanti e coinvolgenti.
Ne cito per tutti tre. I bambini soldato, la tortura e l’AIDS. Ho costruito grandi
campagne, insieme a tanti. Oggi non smetto di battermi, per questi stessi temi
e per altri. Il diritto fa continuamente passi avanti, e a ciascuno di noi che
ha a cuore le sorti della comunità è chiesto di essere sentinella e
protagonista delle cose da fare. Sempre.
5) Tu hai
contribuito a fondare e organizzare i Gruppi Giovani di Amnesty e i ragazzi di
Younicef: che tipo di esperienza è stata? (Appena
fatta questa domanda, Davide si apre a un sorriso un po’ emozionato)
Lavorare con i ragazzi è incredibile. Se gli adulti
avessero la capacità e la volontà di ascoltare per davvero i ragazzi, di
metterli alla prova e di dargli la possibilità di incidere, credo che il mondo
sarebbe un posto molto migliore. I giovani di Amnesty e dell’UNICEF, ma in
generale i ragazzi che fanno volontariato hanno fatto una scelta precisa.
Quella di mettere il loro cuore e i loro cervelli al servizio degli altri.
Tutto questo va sostenuto con politiche adeguate, con risorse adeguate e con
strumenti tecnici adeguati! Dobbiamo crederci quanto loro, e credetemi, non è
facile tenere il passo!
6) Job
opportunities: come si può lavorare per Amnesty International, per l’UNICEF o
per altre Organizzazioni internazionali?
Controllando i siti internet di queste Organizzazioni. Lì
ci sono pagine dedicate alla ricerca del personale e alle collaborazioni, ma
anche agli stage. Le Organizzazioni sono tante, le possibilità molte più di
quante si pensi. Occorre tenacia, e secondo me occorre pensare che non si sta
“cercando un posto di lavoro”, ma che ci si sta impegnando per avere un posto
tra le persone in gamba. Con loro, o al loro fianco. A prescindere dall’esito.
7) Un messaggio a
chi vuole intraprendere una carriera nella Cooperazione.
Essere tenaci. Frequentare corsi di approfondimento
“giusti” per quello che si vuole fare. Capire che cosa esattamente si vorrebbe
fare, perché le competenze richieste oggi nel Terzo Settore sono tante e
diverse. Costruirsi un percorso lineare, magari focalizzato su ciò che più
interessa, senza trascurare di vedere e provare più esperienze possibili. Alla
fine, tutto tornerà utile. “Se puoi sognarlo, puoi farlo” diceva Walt Disney...
E lui che di fantasia se ne intendeva ha costruito un bel po’ di realtà...
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