martedì 22 aprile 2014

VERSO IL RETTORATO DELLA S.U.N. – INTERVISTA AL CANDIDATO PROF. LUIGI SANTINI

VERSO IL RETTORATO DELLA S.U.N. – INTERVISTA AL CANDIDATO PROF. LUIGI SANTINI

Continua il ciclo di interviste ai candidati per il rettorato della Seconda Università degli Studi di Napoli, dopo Giuseppe Paolisso è la volta di Luigi Santini, Professore Ordinario di Chirurgia Generale del nostro Ateneo.

Professore, lei ha più volte palesato il suo malcontento su molte delle scelte gestionali del Rettore Rossi, la sua candidatura nasce quindi solo per cercare una discontinuità con quest’ultimo?

La mia candidatura nasce prima di tutto da una precisa volontà di un folto numero di professori e ricercatori di vari dipartimenti che in me hanno visto l’alternativa alla gestione odierna. Credo che questo sia il momento giusto per dare una svolta significativa a questo Ateneo, cosa che difficilmente potranno fare i miei colleghi candidati in quanto sono stati attivamente presenti nella gestione della S.U.N., uno come ex Preside della Facoltà di Medicina e l’altro come Pro Rettore. Non a caso il titolo del mio programma è “Il Rilancio passa per il Cambiamento”, ora più che mai è necessario cambiare per non restare indietro.

Cosa pensa che dovrà cambiare quindi con queste elezioni per il rinnovo del rettorato?

Dovrà cambiare innanzitutto la mentalità di chi gestisce l’Ateneo. Io spero che possa davvero iniziare un nuovo ciclo, dove tutte le componenti della S.U.N. partecipino con l’unico obbiettivo di migliorare la nostra offerta formativa, solo così potremmo attirare nuove risorse e nuovi studenti.

Il Rettore cosa può realmente fare affinché ci sia la massima collaborazione tra le varie componenti che formano l’università in modo da remare tutti in un’unica direzione?

Il Rettore deve assolutamente confrontarsi con tutti gli organi collegiali, coinvolgendo tutti nelle fasi decisionali ed essere esclusivamente il coordinatore ed il responsabile delle scelte da fare. Non possiamo immaginare un Rettore che operi senza discutere con chi l’università la vive ogni giorno, la mia forma mentis da Chirurgo mi ha abituato da sempre a lavorare in squadra, ed è proprio questa la caratteristica principale che voglio portare avanti e che ho inserito anche all’interno del mio programma.

Su cosa si concentrerà in caso di vittoria? Cosa intende valorizzare concretamente con il suo operato?

Nonostante provenga da una formazione scientifica, il mio sarà un approccio umanistico. Intendo valorizzare in primis la figura dello studente, che non solo va messo al centro dell’offerta formativa, ma dovrà essere maggiormente coinvolto nelle scelte sulla nostra didattica. Per far ciò occorre che questa visione sia condivisa da tutti i docenti. L’Università è soprattutto di chi la vive, non solo di chi la gestisce.

Sul Policlinico di Caserta ha dichiarato che si farà solo quando entrerà nella testa dei sui colleghi. Pensa che c’è qualcuno che si oppone alla sua realizzazione  che, inutile dirlo, è vitale per lo sviluppo ed il futuro del nostro Ateneo?
Purtroppo da molti miei colleghi Caserta è vista ancora come una piazza di serie B in confronto a Napoli, io ho insegnato per mia scelta 12 anni a Caserta e sono dovuto tornare a Napoli solo a causa del pensionamento di miei tre colleghi professori che avevano lasciato questo Dipartimento scoperto. La mancata realizzazione del Policlinico potrebbe avere delle conseguenze disastrose per tutta la Seconda Università degli Studi di Napoli, è il momento di fare delle scelte coraggiose se vogliamo che il nostro Ateneo continui ad esistere nel prossimo futuro; una di queste dovrà essere per forza di cose la denominazione dell’Università in favore del territorio casertano.

Come pensa di integrare al meglio la S.U.N. sul territorio casertano, in modo che i vari poli non siano dei mondi a se stanti ma dei luoghi di interazione con le città che li ospitano con notevoli vantaggi sia per gli studenti che per tutto il tessuto urbano dove sono ubicati?

La capacità di integrazione dovrà essere fondamentale, ed infatti è tra i primi punti del mio programma. Non può esistere una università separata dal territorio e dal contesto in cui si trova, anzi l’università dovrebbe essere la massima espressione del territorio in cui è ubicata. È assurdo infatti che nessun esponente rappresentante dell’Ateneo sia intervenuto su un grave problema come quello della Terra dei Fuochi. Io sono stato l’unico della nostra università a scrivere sui giornali in merito a questo, ben prima che esplodesse la bolla mediatica. Questa fa pensare che ci sia quasi un disinteresse da parte dei vertici della S.U.N. sui problemi di questa terra, non si può continuare così, è ora che anche l’università entri nel dibattito pubblico sfruttando le proprie eccellenze per dare delle risposte e trovare insieme alle amministrazioni locali delle soluzioni rapide e concrete.


Raffaele Ausiello


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