martedì 11 marzo 2014

AutoRitratto

                                               AutoRitratto

Siamo, da sempre, per genesi e sviluppo, il popolo ispiratore delle altre culture, versati nelle scienze e nelle arti.
Abbiamo vissuto epoche che hanno collocato il nostro genio sul tetto del mondo.
Lo abbiamo conquistato, il mondo, grazie al nostro talento, bellico o artistico che sia.

Siamo, adesso, lo spettro di quel popolo, abbiamo timore e vergogna della nostra identità fuori dalla nostra Patria.

Siamo il popolo del degrado, questo termine ormai inflazionato. La nostra Grande Bellezza è pari soltanto al marciume che l’ha prodotta e che la alimenta giorno per giorno.

Siamo il popolo dell’elettorato televisivo, dell’applauso casuale alla parola “demagogia”, siamo quelli che fissano i concetti con gli asterischi blu, pensando così di comprenderli e trasmetterli … davvero? Siamo la classe dirigente che discute sui social, delle leggi, queste Parcae del destino di noi mortali.

Siamo il popolo dei giovani a tutti i costi, ma quelli tradizionalisti e conservatori dalle belle parole. Siamo quelli del futuro rubato … ma a chi?

Siamo quelli del: “speriamo che questo” sia quello giusto, senza altre campanelle. Il sistema democratico funziona alla grande.

Siamo il popolo della crisi, della crisi, della crisi. Siamo quelli che mangiano fuori, che l’aperitivo a tutti i costi, che è meglio oggi che domani.

Siamo quelli pilotati, influenzati dai soldi che non ci sono, che ci sono e se li prendono, che non ci sono e diventano tasse. Siamo il lavoro che non possiamo ottenere, che tanto già lo sappiamo che quel posto è già stato assegnato.

Siamo quelli senza diploma e, quindi, senza pretese.

Siamo gli Europeisti oppure no, con un pietra nella mano e l’euro nell’altra.

Siamo il Continente degli sprechi, delle doppie e triple sedi.

Siamo gli abolizionisti, le riforme al costo di un organo.

Siamo i nostalgici della produzione, del sistema che funzionava.; Siamo gli ignoranti della finanza, i portatori dell’interesse altrui. Siamo quelli che divinizzano i Paesi, quelli che la guerra l’abbiamo combattuta, con scarsa convinzione, e persa e nessuno se ne è accorto. Eppure questa volta il Reich era più evidente e molto più spietato.

Siamo quelli dei movimenti, dei dissidenti, dei non-tecnici, dei cittadini onesti. Siamo innocenti ma colpevoli, siamo all’interno per mostrare all’esterno. Siamo giusti ma sbagliati e ci tagliano le gambe, quindi ci facciamo un po’ fuori da soli, tanto siamo lo zoccolo duro.

Siamo quelli visti dall’estero, siamo quelli che scappano all’estero. Quelli che si aggrappano, spremono,tentano,sudano, che resistono. Siamo quelli che il normale, ormai ci affascina.

Siamo il Grande Fratello nonostante le avvertenze di Orwell. Siamo la Domenica sportiva, e il lunedì del rigore non concesso, ma fuori ci fa paura. Siamo le slot, il poker; siamo i sistemi corrotti, falliti, inutili, obsoleti.

Siamo il web futile e dannoso. Siamo la canna terapeutica, ancora da capire.

Siamo la Costituzione da bruciare! Siamo l’innocenza dei colpevoli, la fede attraverso il carisma.


Siamo l’Italia e noi siamo gli Italiani.

Remo Grasso

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