VERSO
IL RETTORATO DELLA S.U.N. – INTERVISTA AL CANDIDATO PROF. LUIGI SANTINI
Continua il ciclo di
interviste ai candidati per il rettorato della Seconda Università degli Studi
di Napoli, dopo Giuseppe Paolisso è la volta di Luigi Santini, Professore Ordinario
di Chirurgia Generale del nostro Ateneo.
Professore,
lei ha più volte palesato il suo malcontento su molte delle scelte gestionali
del Rettore Rossi, la sua candidatura nasce quindi solo per cercare una
discontinuità con quest’ultimo?
La
mia candidatura nasce prima di tutto da una precisa volontà di un folto numero
di professori e ricercatori di vari dipartimenti che in me hanno visto l’alternativa
alla gestione odierna. Credo che questo sia il momento giusto per dare una
svolta significativa a questo Ateneo, cosa che difficilmente potranno fare i
miei colleghi candidati in quanto sono stati attivamente presenti nella gestione
della S.U.N., uno come ex Preside della Facoltà di Medicina e l’altro come Pro
Rettore. Non a caso il titolo del mio programma è “Il Rilancio passa per il
Cambiamento”, ora più che mai è necessario cambiare per non restare indietro.
Cosa
pensa che dovrà cambiare quindi con queste elezioni per il rinnovo del
rettorato?
Dovrà
cambiare innanzitutto la mentalità di chi gestisce l’Ateneo. Io spero che possa
davvero iniziare un nuovo ciclo, dove tutte le componenti della S.U.N.
partecipino con l’unico obbiettivo di migliorare la nostra offerta formativa,
solo così potremmo attirare nuove risorse e nuovi studenti.
Il
Rettore cosa può realmente fare affinché ci sia la massima collaborazione tra
le varie componenti che formano l’università in modo da remare tutti in un’unica
direzione?
Il
Rettore deve assolutamente confrontarsi con tutti gli organi collegiali,
coinvolgendo tutti nelle fasi decisionali ed essere esclusivamente il
coordinatore ed il responsabile delle scelte da fare. Non possiamo immaginare
un Rettore che operi senza discutere con chi l’università la vive ogni giorno, la
mia forma mentis da Chirurgo mi ha abituato da sempre a lavorare in squadra, ed
è proprio questa la caratteristica principale che voglio portare avanti e che
ho inserito anche all’interno del mio programma.
Su
cosa si concentrerà in caso di vittoria? Cosa intende valorizzare concretamente
con il suo operato?
Nonostante
provenga da una formazione scientifica, il mio sarà un approccio umanistico.
Intendo valorizzare in primis la figura dello studente, che non solo va messo
al centro dell’offerta formativa, ma dovrà essere maggiormente coinvolto nelle
scelte sulla nostra didattica. Per far ciò occorre che questa visione sia
condivisa da tutti i docenti. L’Università è soprattutto di chi la vive, non
solo di chi la gestisce.
Sul
Policlinico di Caserta ha dichiarato che si farà solo quando entrerà nella
testa dei sui colleghi. Pensa che c’è qualcuno che si oppone alla sua realizzazione
che, inutile dirlo, è vitale per lo
sviluppo ed il futuro del nostro Ateneo?
Purtroppo
da molti miei colleghi Caserta è vista ancora come una piazza di serie B in
confronto a Napoli, io ho insegnato per mia scelta 12 anni a Caserta e sono
dovuto tornare a Napoli solo a causa del pensionamento di miei tre colleghi
professori che avevano lasciato questo Dipartimento scoperto. La mancata
realizzazione del Policlinico potrebbe avere delle conseguenze disastrose per
tutta la Seconda Università degli Studi di Napoli, è il momento di fare delle
scelte coraggiose se vogliamo che il nostro Ateneo continui ad esistere nel
prossimo futuro; una di queste dovrà essere per forza di cose la denominazione
dell’Università in favore del territorio casertano.
Come
pensa di integrare al meglio la S.U.N. sul territorio casertano, in modo che i
vari poli non siano dei mondi a se stanti ma dei luoghi di interazione con le
città che li ospitano con notevoli vantaggi sia per gli studenti che per tutto
il tessuto urbano dove sono ubicati?
La
capacità di integrazione dovrà essere fondamentale, ed infatti è tra i primi
punti del mio programma. Non può esistere una università separata dal
territorio e dal contesto in cui si trova, anzi l’università dovrebbe essere la
massima espressione del territorio in cui è ubicata. È assurdo infatti che
nessun esponente rappresentante dell’Ateneo sia intervenuto su un grave
problema come quello della Terra dei Fuochi. Io sono stato l’unico della nostra
università a scrivere sui giornali in merito a questo, ben prima che esplodesse
la bolla mediatica. Questa fa pensare che ci sia quasi un disinteresse da parte
dei vertici della S.U.N. sui problemi di questa terra, non si può continuare
così, è ora che anche l’università entri nel dibattito pubblico sfruttando le
proprie eccellenze per dare delle risposte e trovare insieme alle
amministrazioni locali delle soluzioni rapide e concrete.
Raffaele Ausiello