Una
Terra da salvare: la Terra dei Fuochi
Francesco, 8
anni di Capodrise; Tonia, 6 anni di Acerra, Rossella 46 anni, madre di 3 figli
ha perso il marito a soli 35 anni. Queste sono solo tre delle tante vittime che
i comuni tra Caserta e Napoli, denominati “Terra dei Fuochi”, stanno perdendo a
causa di un unico male: il CANCRO. Da anni nei comuni di Caserta, Napoli,
Aversa, Nola, Acerra, Capua e Pozzuoli si sversano rifiuti di ogni genere, è il
business più fruttifero della camorra ma che miete più vittime e sta diventando
una vera e propria strage. Le nostre campagne sono state derubate e le nostre
terre avvelenate da chi ha solo sete di denaro e potere. L’anno scorso, i
vescovi dei sopra citati comuni, hanno firmato un documento per gridare il loro
sdegno e le loro preoccupazioni per lo scempio che si perpetua nelle terre
affidate alle loro cure pastorali. In particolare, Don Maurizio Patriciello,
parroco di Caivano e Don Angelo Spinillo, titolare della diocesi di Aversa ed
ex presidente della CEI, sono le persone che più si stanno adoperando nel tentativo
di bloccare questo scempio e di avere risposte dalle Istituzioni. Don
Patriciello ha avuto un colloquio con l’ex re dei rifiuti, Carmine Schiavone,
pentito attualmente detenuto in regime di 41bis. Gli ha chiesto dove fossero
stati interrati i rifiuti, di quante tonnellate si parlava e se c’era speranza
per il nostro popolo. Il pentito non nega, inizia a raccontare di come furono
fatti arrivare i rifiuti in Campania e perché. Schiavone parla di intrallazzi
tra camorra, politici corrotti, afferma che all’inizio né i camorristi, né i
contadini che diedero l’assenso per lo sversamento nelle terre avessero capito
bene di cosa si trattasse, così iniziarono ad arrivare rifiuti tossici dal
Nord. Egli afferma che solo quando si rese conto di ciò che stava accadendo
alle nostre terre e alla nostra gente decise di collaborare con la giustizia.
Fra i siti certi di sversamento, indica il campo sportivo di Casal di Principe,
luogo dove giocano migliaia di ragazzi, dice anche di essere pessimista sulla
bonifica delle terre avvelenate perché ci vorrebbero miliardi di euro che lo
Stato non ha. I cittadini di Caivano sono divisi, c’è chi incoraggia il lavoro
di Don Patriciello che tutt’ora riceve minacce per le sue inchieste e chi
invece protesta perché i prodotti delle terre di Caivano no si vendono più; ma
è giusto dire la verità perché noi, i nostri bambini non possiamo ingerire cibi
avvelenati. Tutti hanno ragione, sia chi incoraggia sia chi protesta, ma la domanda
che bisogna porsi è: “Chi protesta oggi, dov’era quando i camion scaricavano
rifiuti pericolosi sui terreni? Perché non hanno denunciato?” Le terre di
Caivano e non solo, stanno vomitando veleni di ogni tipo. Da Caivano ci
spostiamo a Caserta, precisamente ad Orta di Atella dove è andata in fiamme
Eurocompost, una fabbrica chiusa da tempo diventata deposito di acidi e
solventi. Nel capannone è bruciato di tutto e i vigili del fuoco hanno impegato
ore per domare le fiamme mentre una colonna di fumo nero e oleoso si vedeva a
chilometri di distanza, mentre ceneri
tossiche ricadevano lentamente su pomodori, peperoni e melanzane ( che
arriveranno sulle tavole di mezza Italia) e la puzza nauseabonda raggiungeva le
cittadine vicine. Passiamo ora per Trentola-Ducenta, altro comune del casertano
al confine con i comuni di Aversa e San Marcellino, dove il lungo cavalcavia
dell’Asse Mediano è completamente annerito. Il tutto a causa dei roghi tossici,
ma quello che più preoccupa è che la struttura in cemento armato dà segni di
cedimento. Siamo sotto le quattro corsie della strada che unisce Marcianise a
Napoli, strada provinciale 335, arteria importantissima e trafficatissima
diventata inceneritore delle ecomafie. Essendo zona di confine, è zona di
nessuno perché i controlli sono inesistenti. Di fianco ci sono i cimiteri,
vecchio e nuovo ed anche il cimitero di San Marcellino, ma già diventati luogo
di scarico rifiuti. Non si tratta però di rifiuti normali, ma di rifiuti
tossici, pneumatici, amianto, sbriciolato, scarti di industrie tessili,
calzature, plastica, tubi, elettrodomestici, pellami, prodotti chimici;
dall’altro lato frutteti, case e defunti. Il forno però a pieno regime, si
scarica, si brucia alla faccia della salute, dell’ambiente e della sicurezza. Le
Istituzioni fino ad ora in silenzio, sembrano aver sentito il grido d’allarme
dei cittadini che chiedono interventi di bonifica del territorio e sanzioni più
dure a chi appicca i fuochi. Poco tempo fa a Caivano è venuta in visita il
ministro delle politiche agricole De Girolamo che ha promesso di avere a cuore
la questione dei rifiuti. Il ministro dell’Ambiente Orlando ha detto che
manterrà le promesse fatte anche se serve tempo perché non si può risolvere in
poco tempo un problema che giace da anni. Il ministro della salute Lorenzin ha
avviato una valutazione epidemiologica nelle zone della Campania interessate
dallo smaltimento abusivo di rifiuti perché i numeri delle statistiche tumorali
sono aumentati in Campania. L’ultima richiesta di giustizia è pervenuta al
Presidente della Repubblica Napolitano dal Comitato Terra dei Fuochi che è
rimasto scioccato dalle dichiarazioni del pentito Schiavone. Lo Stato sapeva,
lo Stato sa ma resta a guardare in silenzio e intanto la terra dove abitano due
milioni di persone si continua a scaricare e a bruciare rifiuti nell’indifferenza
più totale. Ma il cancro non aspetta, i veleni non aspettano!
I numeri per renderci conto:
1994: in un campo di Santa Maria La Fossa vengono
ritrovati 120 fusti, ognuno dei quali è di 2 metri di altezza e 6 quintali di
peso, contenente materiali chimici velenosi.
2000: la Procura di Santa Maria Capua Vetere scopre un
traffico di arsenico, cadmio, zinco: 120milioni di tonnellate.
2001: la Procura di Milano scopre un traffico di rifiuti
tossici per 20mila tonnellate dalle province di Bergamo, Brescia alle
discariche abusive del Casertano.
2004:l’inchiesta “Terra Mia” mette in luce 35 discariche
abusive nei comuni di Nola, Acerra, Marigliano dove almeno 120 ettari di
terreno sono contaminati.
2006: la Procura di Napoli inizia un’inchiesta conclusasi
lo scorso Dicembre che mette in luce come nella discarica Resit di Giugliano
siano state interrate 57.900 tonnellate di percolato derivante da 806.590
tonnellate di rifiuti. Inoltre nelle terre e nelle falde acquifere sono state
trovate dicloropropano e tri-tetra-cloroetilene in quantità maggiori rispetto
alla soglia consentita dalla legge.
Tasso di mortalità per tumori:
Napoli e provincia: 47% uomini e 40% donne
Caserta e provincia: 28,4% uomini e 32,7% donne
Fonte: Istituto Nazionale per i tumori “Pascale” –Napoli-
Alice Buonanno
Nessun commento:
Posta un commento