Dalla obiezione di coscienza alla nascita del Servizio Civile Nazionale
Dall’Unità d’Italia fino alla Seconda Guerra Mondiale, i casi di obiezione
di coscienza appaiono più unici che rari. Troviamo il caso di Luigi Luè di S.
Colombano al Lambro giovane Milanese, di professione zoccolaio che nel 1917 si
rifiutò di combattere al fronte e fu condannato a sette anni di reclusione. Come
lui anche Giovanni Gagliardi, giovane
Piacentino prima Ateo poi convertito alla religione Cristiana
Evangelica, reclusione ed internamento in manicomio, e poi il caso di Remigio
Cuminetti, testimone di Geova, che si rifiutò di portare le stelle sulla divisa
e di andare al fronte, fu anch'egli imprigionato ed internato in manicomio. Nel 1940, ancora vigente il regime
fascista, 26 Testimoni di Geova furono processati e condannati perché
rifiutarono l'obbligo militare.
Solo dopo ulteriori casi di obiezione , si iniziano a
formare i primi "piccoli"
movimenti non armati e non violenti. Cosi piccoli che non ebbero un gran
rilievo nella lotta non armata e non violenta.
I primi due
casi di Obiezione di Coscienza nell'Italia del dopoguerra che si verificano durante
la discussione e l'approvazione della
Costituzione, sono quelli di Rodrigo Castiello pentecostale, ed Enrico Ceroni
testimone di Geova.Entrambi obiettori di coscienza di matrice religiosa, Castiello in seguito fu prosciolto grazie all’amnistia
mentre Ceroni dopo aver svolto regolarmente diversi compiti al Centro di addestramento,
si rifiutò di scrivere “la bandiera è sacra”,
sostituendo la frase con “secondo la Sacra Scrittura nessuna bandiera è sacra”,
rifiutando le stelle sulla divisa, ebbe una reclusione di cinque mesi e venti giorni.
Intanto Aldo Capitini
filosofo,politico,antifascista ed educatore perugino, chiamato il "Gandhi Italiano", iniziò ad agitare
le acque con il "pensiero non violento" attraverso il Movimento di
Religione da lui fondato insieme a
Ferdinando Tartaglia. Capitini divide l'Italia in due, con il movimento organizza
una serie di convegni divulgando azioni non violente e promuovendo l' obiezione
di coscienza. Fu cosi che nell'estate del 1948 in un articolo intitolato "L'opposizione alla
guerra" propose di “sollecitare
una legge per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza”, e di “mettere
allo studio l’istituzione di un servizio civile di lavoro a fianco del servizio
militare per cui i giovani chiamati possano scegliere”.
Con l'avvento della Repubblica e con l'approvazione
della Costituzione Italiana nel 1947 entrata in vigore poi nel 1948, inizia il
dibattito sull'articolo 11 che sancisce: "L'Italia ripudia la guerra come
strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione
delle controversie internazionali" e sull'articolo 52 il
quale sancisce che "La difesa della Patria è sacro dovere
del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti
dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del
cittadino, né l'esercizio dei diritti politici."
I due articoli sono tra di loro discordanti per il
semplice fatto che l'art. 11 afferma che “L'Italia ripudia la guerra” ma con
l'art. 52 “Il cittadino è costretto ad indossare la divisa e a non poter
obiettare”. Questo però non basta.
Il giovane ferrarese Pietro Pinna impiegato di banca, alla
fine del 1948 fu chiamato alle armi, ma
essendo diventato antimilitarista ed
influenzato dal pensiero di Aldo Capitini (al quale partecipa ad un convegno a
Ferrara, decise di rifiutare di prestare il servizio militare),rifiuta la
divisa venendo processato per disobbedianza dal tribunale militare di Torino
nell'agosto del 1949 con condanna a 10
mesi di detensione.
Pietro Pinna è il primo caso di obiezione di coscienza e diventa il primo
caso di processo penale per il rifiuto della divisa, dopo l'entrata in vigore
della Costituzione. In seguito subisce
altri processi, un'altra condanna a
8 mesi di reclusione , fino al definitivo congedo per una presunta
"nevrosi cardiaca". In seguito
divenne uno dei più stretti collaboratori di Capitini.
Intanto Di Vittorio leader della CGIL, inaugura forme
originali di lotta non violenta quali lo "Sciopero alla rovescia"
consistente nel lavorare per opere di pubblica necessità e nel chiedere di
ottenere il pagamento. L'azione viene
intrapresa da disoccupati e operai, ed inoltre
dai contadini che marciano sulle terre incolte dei latifondi ,
picchettano i terreni per indicarne la presa di possesso e cominciano ad ararle
e a seminarle. Il governo a guida DC, invece di attuare la Costituzione, si
attiva per la difesa delle proprietà dei latifondisti e manda i carabinieri che
in varie occasioni sparano sui contadini. Lo "sciopero alla rovescia"
al momento non funziona.
Nel 1949 viene presentato il primo progetto di legge
per il riconoscimento giuridico dell’obiezione, a firma del Deputato Calosso (PSI)
ripreso poi nel 57' e 62' da Giordani (DC),
entrambi i progetti però non vanno in porto.
Dopo l'arresto di Pinna, Capitini promuove
molte attività per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza, convocando a
Roma nel 1950 il primo convegno italiano sul tema dell'obiezione e nel 1952
fonda il primo Centro per la nonviolenza. Nel 1950 Elevoine Santi, studente di architettura, viene arrestato per obiezione di
coscienza. Egli si sacrifica volutamente ritenendo che la presenza di un
obiettore in carcere potesse aiutare l'approvazione di una legge sull'obiezione
di coscienza. Ma una legge "reale e consistente" è ancora lontana. Nel
1954 Franco Alasia, un operaio di una fabbrica milanese, si rifiuta di fresare
un coperchietto per strumenti bellici, pagando con il licenziamento
l'affermazione della propria coscienza. Dagli anni 50 ai 60 molti altri giovani
si dichiararono obiettori di coscienza soprattutto per motivi religiosi e finalmente anche
alcuni cattolici presero posizione sul tema.
Nel 1955 Don Primo Mazzalari scrive il
libro “Tu non uccidere”, l'opera composta da 112 pagine racconta non solo come
la religione cristiana attraverso le sacre scritture, usa il divieto delle armi
e quindi l'obiezione alla guerra, ma
anche riflessioni e punti cardini della politica di quei tempi:”La non-violenza
non va confusa con la non-resistenza”.
Nel 1956 Danilo Dolci organizza un nuovo
"sciopero alla rovescia" insieme a centinaia di disoccupati siciliani
per riattivare una trazzera intransitabile. Due anni più tardi la tecnica viene
adottata da tremila braccianti a Enna per iniziare la costruzione di una diga. Questa
volta lo “sciopero alla rovescia” finalmente inizia a produrre i primi frutti.
Tra il 1946 e il 1959 ci furono 179
giovani Testimoni di Geova che rifiutarono di indossare la divisa militare. Nel 1961 Capitini e Pinna organizzano la prima Marcia
per la Pace nel 1961 con un corteo nonviolento che si snoda per le strade che
da Perugia portano verso Assisi, una marcia tuttora proposta con cadenza
annuale dalle associazioni e dai movimenti per rivendicare i valori di pace e
nonviolenza. In questa occasione viene per la prima volta utilizzata la
Bandiera della Pace, simbolo dell'opposizione nonviolenta a tutte le guerre.
Nel novembre 1961 l'allora Sindaco di Firenze, Giorgio
La Pira, autorizzò la proiezione del film "Non uccidere" del regista
francese Claude Autant-Lara. Il film narrava di un giovane francese che si
rifiutò di indossare la divisa militare perché cattolico. Poiché il film
esaltava la figura di un giovane obiettore, la commissione ministeriale sulla
censura vi aveva rintracciato il reato di istigazione a delinquere e lo escluse
dalle sale cinematografiche. Tale censura suscitò l'indignazione dell'ora
deputato Sandro Pertini e di altri
socialisti, il quale presentarono un'interrogazione parlamentare. Ma il sindaco
La Pira proiettò il film anche se censurato invitando tutti a visionarlo. Ma
non fu solo l'Italia a censurare quel film, anche la Francia e a seguito altre
Nazioni ne vietarono la riproduzione. Addirittura il regista fu costretto a
girare tutto l'intero film in Jugoslavia, perché nessuno voleva autorizzarne le
riprese. Un semplice film diventa rapidamente un caso internazionale. La Francia dopo un lungo dibattito suscitato proprio dalla pellicola,
approva una legge che riconosce l'obiezione di coscienza. In questo modo la
Francia diventa il primo paese in Europa ad avere questo tipo di legislazione.
Nel 1962 Giuseppe Gozzini e Padre
Ernesto Balducci si schierarono apertamente a favore dell'obiezione di
coscienza per motivi religiosi. Due anni dopo sarà don Lorenzo Milani a
prendere le difese degli Obiettori di Coscienza. Gozzini venne processato e
condannato, Balducci e Milano furono processati per apologia di reato ma poi
assolti. Sono i primi due casi di ecclesiastici che si battono per gli obiettori.
Nel 1968 un terribile terremoto distrugge la valle del
Belice in Sicilia. I terremotati presiedono
Montecitorio. Il Parlamento approva in tempi brevi una legge sulla
ricostruzione, legge che però non viene applicata e gli abitanti del Belice
avviano alcune forme di disobbedienza civile, fra cui il rifiuto del servizio
di leva. Disobbedienza che verrà poi accettata tant'è che vengono esonerati dal
servizio militare per potersi dedicare alla ricostruzione dei paesi distrutti.
Nel 1969 si costituisce la Lega per il riconoscimento
dell’obiezione di coscienza (a cui aderirono numerosi gruppi e movimenti
nonviolenti, organismi religiosi, le ACLI ed esponenti qualificati di partiti
di sinistra e di centro).
Arrivano
gli anni 70 e in Italia iniziano i cosiddetti "Anni di piombo ".
Nonostante le lotte, le stragi, le guerre al fronte, gli obiettori di coscienza
non solo crescono considerevolmente, ma inizia il sistema di raggruppamento, ovvero si iniziarono a fare
obiezioni collettive e non più singole, e non più per motivi religiosi ma per
motivi politici. Sono anni di estrema tensione, tutti
i movimenti ed associazioni si uniscono per essere “liberi”. Ci sono
voluti più di un milione di obiettori processati davanti ai tribunali militari per resistenza
alla leva, per diserzione e per altri reati connessi ad esso tra
casi religiosi e casi politici, più di 150 condanne definitive per arrivare
finalmente, nel 1972 ad approvare la prima legge in materia di
obiezione di coscienza, legge n.772. proposta da Anderlini insieme ai colleghi democristiani Giovanni
Marcora e Carlo Fracanzani che
dava il diritto all'obiezione e al servizio civile sostitutivo per motivi
morali, religiosi e filosofici. La legge n. 772 permise
agli obiettori di scegliere il servizio civile sostitutivo obbligatorio, di
durata di 8 mesi superiore alla durata del servizio che si sarebbe dovuto
svolgere (all'epoca 15 mesi per l'esercito, ridottisi successivamente a 12 ed
infine a 10 nel 1997, 22 per la Marina Militare, ridottisi poi a 18). Solo nel
1977 furono emanate, con Decreto del presidente della Repubblica ,le norme di
attuazione della Legge 772. Nasce cosi il servizio civile.
Nel 1973 per iniziativa del Partito Radicale viene fondata la Lega degli obiettori di
coscienza (LOC), sostenuta da Pietro Pinna divenuto fondatore con Aldo Capitini
del Movimento Nonviolento, del Senatore Luigi Anderlini e da Giorgio Peyrot,
esponente del Movimento Internazionale della Riconciliazione (MIR) che iniziò la campagna nazionale della LOC (Lega
Obiettori di Coscienza), che invitava a restituire i congedi al Presidente
della Repubblica per protestare contro la corsa agli armamenti.
Mentre il Parlamento non riesce ad approvare la nuova riforma
della legge n. 772, la Corte Costituzionale cambia scenari, e intercede su di
essa per ben otto volte, tra il 1985 e il 1997, con altrettante sentenze per
dichiarare l’incostituzionalità di
quella legge.
Le tre sentenze più significative sono:
-
La prima sentenza riconosce
la pari dignità tra il servizio militare e il servizio civile: entrambi i
servizi, sono modi diversi per soddisfare il dovere di difesa della patria
-
La seconda sentenza ,
sancisce che l’obiettore in servizio civile non è assoggettabile alla
giurisdizione militare, bensì a quella ordinaria, in quanto l’obiettore ammesso
al servizio civile perde lo status di militare.
-
La terza sentenza dichiarò
incostituzionale il principio secondo il quale gli obiettori di coscienza
devono prestare un servizio sostitutivo civile più lungo di otto mesi rispetto
al periodo del servizio militare. Grazie a questa sentenza il servizio civile
dura quanto il servizio militare, cioè 12 mesi (dagli inizi del 1997, 10 mesi).
Il 1 febbraio del 1992 il Presidente della Repubblica, Francesco
Cossiga, rinvia la legge alle Camere accompagnandola con un lungo messaggio nel
quale spiega i motivi per cui non promulga la legge e, il giorno dopo, scioglie
il Parlamento. Ci sono voluti così altri sei anni perché la riforma della
772/72 divenisse legge, difatti,nel 1998 con la legge n. 230, abrogando la precedente legge n. 772,
si riconobbe compiutamente per la prima volta il diritto all'obiezione di
coscienza.
L'obiezione diventa un diritto del cittadino e non una concessione
dello Stato.
Nel 1995 la riforma della Legge n.230 venne approvata dal Senato, ma non dalla
Camera dei Deputati. La riforma si blocca nuovamente e la gestione del Servizio
Civile continuò in modo approssimativo.
Solo alla fine del 1999,
viene emanato il regolamento di organizzazione dell’Ufficio Nazionale
Servizio Civile, mentre a luglio dello stesso anno il ministero della Difesa
blocca le assegnazioni di nuovi obiettori per mancanza di fondi e il governo è
costretto a settembre a stanziare d’urgenza nuove risorse. Dopo quasi un anno
di iter, nel 2000 il Parlamento approva la legge n. 331 che reca “Norme per
l’istituzione del servizio militare professionale”, stabilendo la fine della
leva obbligatoria a partire dal 2007. Nel frattempo, il Parlamento discute un
altro disegno di legge collegato con la sospensione della leva militare e che
approva definitivamente agli inizi del 2001 dove si può rifiutare la leva per
motivi di studio. Il 20 dicembre 2001 si apre una nuova pagina del servizio
civile in Italia. Il servizio civile
apre le porte anche alle ragazze.
Dal 1 gennaio 2005 il servizio civile diventa
volontario,viene esteso ai ragazzi e alle ragazze di età compresa tra i
18 e i 28 anni . Con il 2005 inizia a pieno regime la storia del Servizio
Civile Nazionale.
Don Lorenzo Milani: "L'obbedienza non è più una virtù, ma la
più subdola delle tentazioni."
Marianna Tescione