NON E’ UN PAESE PER GIOVANI! Calo delle nascite in Italia.
Sarà colpa della crisi, sia economica che di valori,
o sarà perché i tempi son cambiati nel bene e nel male, fatto sta che in Italia
le nascite di bambini sono ferme, il cosiddetto fenomeno della nascita zero.
Nel 2013 uno studio ISTAT dimostra che ci sono stati circa sessanta parti in
meno rispetto al precedente anno, questo dato è mitigato anche grazie alle
nascite di figli di immigrati. Ciò può essere dovuto a molti cambiamenti
avvenuti nel tempo: ad esempio prima le famiglie erano numerose, ossia composte
da tanti figli perché erano destinati a coltivare i campi assieme ai genitori oppure
a combattere in guerra, ora invece se ne mettono al mondo uno o al massimo due;
il ruolo dei figli che prima obbedivano seduta stante al volere dei genitori
senza avere una propria ambizione mentre attualmente hanno più voce in capitolo
per quanto riguarda il loro futuro; le madri che prima avevano l’esclusivo compito
di “angelo del focolaio” mentre oggi conciliano spesso questo ruolo con quello
di lavoratrice. C’è anche un’altra ipotesi da considerare: al giorno d’oggi crescere
un figlio comporta delle spese non indifferenti a partire dal latte in polvere
ed omogeneizzati che in passato non venivano utilizzati per lo svezzamento, per
non parlare del vestiario e l’ istruzione a partire dall’asilo nido fino alla
scuola secondaria superiore oppure fino all’università. Dopo che i ragazzi
hanno finito gli studi iniziano a cercare un lavoro per poter essere
autosufficienti ed iniziano così la
trafila di tirocini e stage gratuiti che dovrebbe servire loro a fare
esperienza ed accrescere il curriculum vitae, a seguire vi sono assunzioni con
vari tipi di contratti a scadenza non sempre rinnovabili automaticamente. Con
queste prospettive è difficile che i giovani riescano a mettere su famiglia
soprattutto perché impossibilitati a sostenere spese nel lungo periodo quali il
mutuo o le rate di un finanziamento oppure ci riescono solo grazie all’aiuto
dei propri genitori che li sostengono sotto tutti i punti di vista. Poi mancano
le politiche del Welfare che dovrebbero incentivare i consumi e ridurre le
differenze sociali all’interno di una popolazione.In controtendenza aumentano il
numero delle persone anziane e della loro aspettativa di vita, ossia il numero
medio di anni: dai 64-70 nel dopoguerra fino agli attuali 80 ed abbiamo anche
alcuni casi di persone ultracentenarie. Ciò significa che la vita col tempo
migliora perché si trovano rimedi a malanni che prima mietevano vittime.
Nonostante le difficoltà che si vivono in questo periodo, i giovani non si devono
arrendere ma perseverare a raggiungere i propri sogni perché: ”Non può piovere
per sempre”, infatti nel dopoguerra c’è stato un periodo chiamato “boom
economico” con la quale molte persone potevano acquistare beni di consumo di
vario genere grazie all’agiatezza in cui
si viveva e poi come ci insegna il ciclo
economico in un paese si alternano fasi
di espansione a quelli di contrazione.
Sandra Barbaro
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