Uno degli accessori che dal XIV
secolo fino a i giorni nostri non passa mai di moda è sicuramente il cappello.
Anzi, sembra rinnovarsi più e
meglio di tanti altri capi di abbigliamento. Ne esistono di vari tipi: di
feltro, paglia, seta, stoffa e hanno tutti un nome in base alla loro forma. Ci
sono i baschi, i berretti, le cuffie,le coppole…
Nei Paesi occidentali, il
cappello è più di una moda. Spesso è anche una necessità: nelle città dal clima
meno temperato è utilizzato per ripararsi dal freddo, altre volte è un vezzo,
altre ancora un mezzo per nascondere calvizie precoci o altri problemi. Ma vale
la pena anche spiegare che ci sono “cappelli” che non hanno nulla a che vedere
con tutto questo. E’ il caso del burqa che definire cappello è decisamente
improprio ma che, nella categoria dei copricapi acquista un ruolo ben preciso,
quasi unico.
Il burqa risale al 1900 nel tempo
di Habibullah, sovrano dell’Afghanistan, che lo impose alle donne del suo harem
per evitare che queste attirassero l’attenzione di altri uomini. Per lungo
tempo il suo utilizzo non era obbligatorio anzi, divenne simbolo di eleganza
delle donne più ricche ed accessorio desiderato da quelle meno abbienti.
Nel Corano è nominato il “jilbab”,
cioè un velo che a differenza del burqa, che copre solo il viso e il collo,
ricopre tutto il corpo. Allah, rivolgendosi alle donne, ordina loro di velarsi
per proteggere i loro sguardi e la loro castità in modo da preservare la loro
condizione di donne libere(cioè non schiave), non inique, da non poter essere
importunate e molestate da altri uomini.
Con il regime talebano il burqa
ha perso il suo reale significato religioso, divenendo un accessorio obbligatorio
per le donne. Infatti, queste sono state accusate di tentare gli altri uomini
con i loro sguardi e il loro modo di camminare e solo con il suo utilizzo si
può redimere qualsiasi tentazione. Viene
così risaltata la supremazia dell’uomo rispetto alla donna.
L’utilizzo del burqa in molti
Paesi dell’occidente è stato criticato al punto che sono state emanate leggi
che ne vietano l’uso. Anche l’Italia vieta l’utilizzo di copricapi che non
permettono il riconoscimento della persona soprattutto per motivi di ordine
pubblico. Per il velo, il suo utilizzo non vieta il riconoscimento e al giudice
spetta di giudicare solo per motivi che impediscono senza giustificazione il
riconoscimento.
Per certe credenze, usi,
tradizioni bisogna comprendere ed accettare
il contesto in cui nascono,crescono, si modificano, si evolvono e
talvolta muoiono.
Il cappello indossato dalle donne
in Chiesa non desta scompiglio: lo dice il galateo. Il burqa allora, perché
dovrebbe provocare scompigli se indossato per motivi religiosi.
La maggior parte delle donne
islamiche ritiene il velo importante, quale segno distintivo che rappresenta le
proprie radici e i propri credi.
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