Coincidenza vuole che
Viva la Libertà, il nuovo film del regista Roberto Andò, che vede protagonista
Toni Servillo, sia uscito proprio il 14 febbraio, giorno di San Valentino, nel
quale, sentimenti d’amore, si condensano. E lì, in quei pochi metri quadri, di
una saletta, sono rimasti. I politici, quelli reali, sanno ancora parlare di
sentimenti?
Immaginate la scena che avrete visto migliaia di volte in
televisione, soprattutto, nei concitati giorni, della campagna elettorale
appena terminata. Il potente uomo politico, candidato alla guida del Paese,
scende dall’auto blu e viene circondato dal solito capannello di giornalisti.
Un reporter gli chiede perché i suoi capelli sono diventati grigi e lui
risponde, con un sorriso velato, che è un messaggio agli italiani: "Siate onesti, smettete di tingervi."
Toni Servillo, in Viva la libertà è Giovanni ed Enrico Oliveri |
Brillante. Tagliente. Coinvolgente. Enrico Oliveri, leader
dell’opposizione in Italia, raggiunge il palco allestito in una piazza gremita:
è il comizio di chiusura, a ventiquattro ore dal voto.
Prima di cominciare a parlare, indica col dito una delle
centinaia di migliaia di persone presenti e riassume i pensieri e le domande
che affollano la testa di un giovane militante: "Che cosa è errato ora, falso, di quel
che abbiamo detto? Qualcosa o tutto? Su chi contiamo ancora? Siamo dei
sopravvissuti, respinti via dalla corrente? Resteremo indietro, senza
comprendere più nessuno o da nessuno compresi ?." Poi, conclude, il discorso così: "Questo
tu chiedi. Non aspettarti nessuna risposta, oltre la tua." E la piazza scoppia in un boato, di commossa approvazione.
Immaginato? Bene, torniamo alla realtà. Perché, quello che
parlava, non era un politico, non era Enrico Oliveri, ma suo fratello Giovanni,
filosofo e poeta depresso, che, durante il giorno rincorre estri e pensieri per
metterli su carta. Un "pazzo" per la casa di cura che lo tiene in osservazione.
Un pazzo che, per via della fuga del fratello-gemello, si ritrova, per salvare
il partito, a parlare ad un paese impaurito dalla crisi montante.
Paura che, certo, non è mancata e - dopo l’esito delle
elezioni - non manca tuttora.
Ma cosa hanno fatto i politici-reali, quelli che per giorni
si sono sfidati, accaparrandosi , tra tv e radio, ore e ore di interventi? Quali parole hanno usato per parlare agli
italiani? Di certo non quelle di Bertolt Brecht, come ha fatto il nostro poeta
prestato alla politica.
Più che usate, parole come democrazia, speranza,
innovazione, lavoro, eccetera, sono state ab-usate. Abusate, perché da anni
usate. Sono state consumate dal tempo. Svuotate. Ed è uno dei motivi per cui il
paese, oggi, si presenta così frammentato: è disorientato, appunto impaurito. E
se quelle parole, di cui prima, sono state la bussola per tanto tempo, ora,
sono solo slogan, buone al pourparler,
all’interno degli studi televisivi.
Ma si sa, gli slogan sono buoni a vendere. Ora, il Paese, ha
bisogno di costruttori, non venditori di sogni. Ha bisogno di gente che, armata
di ingegno e dedizione, con animo propositivo e non contrario,
inizi a parlare alla gente di sentimenti. Non urlando. Perché, ora come ora,
basta poco: la paura e le ansie amplificano il buono che si trova per strada.
La crisi economica rischia di invadere anche il campo dei sentimenti, facendo
tabula rasa, trovandoci in miseria: economica e interiore, ben più
insostenibile.
Ecco, Viva la Libertà, per chi lo guarderà, mette in scena
la politica di cui, oggi, abbiamo bisogno. La politica fatta da uomini pieni di
entusiasmi, non mestieranti con sguardo grigio; la politica che rischia,
scalando le mura, per vedere l’orizzonte, non quella che s’aggrappa alle gambe
degli altri, per non soccombere.
Più che un film, quello del regista Roberto Andò, insieme a
Toni Servillo, vuole essere un auspicio: il più onesto dei sentimenti.
Giovanni Vanore
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