mercoledì 24 aprile 2013
Quale speranza per la sinistra italiana? Storia di un partito mai nato
venerdì 19 aprile 2013
<<No more hurting people. Peace.>> La strage di Boston. Di Guglielmo Ferrazzano
Boston, Lunedì 15 aprile. Andava tutto bene e
le televisioni del mondo riportavano parlavano della maratona più antica del
mondo, arrivata quest’anno alla 117° edizione, a partire dal 1897. Era una
giornata come tante, assolata, serena e speciale per le molte persone. Una
giornata di svago, simbolo di una città multiculturale apprezzata in tutto il mondo.
Poi due esplosioni ravvicinate, e quello che doveva essere un clima di festa si
trasforma in terrore puro, che in meno di due ore attraversa come notizia le
testate di mezzo mondo, ravvivando il pericolo terrorismo di cui l’America
conosce bene il volto.
Mentre alcuni podisti stavano superando linea
d’arrivo, le esplosioni ravvicinate, una nei pressi della linea di traguardo e
l’altra in strada, avevano appena adempiuto il loro vigliacco destino. Dopo i
boati, come si può vedere in molti video amatoriali, la gente inizia a urlare e
in tanti soccorrono chi non è riuscito a sottrarsi alla deflagrazione
devastante degli ordigni. Decine di telefonate, molte al presidente Obama.
Nessuna rivendicazione da parte di gruppi terroristici, nelle prime ore si
brancola nel buio e decine di cittadini si ammassano fuori gli ospedali in attesa
di notizie dei cari feriti. Tante, troppe mutilazioni. Più di cento feriti dopo
la prima esplosione, che a detta dei medici è stata così devastante perché gli
ordini fabbricati artigianalmente (dopo si scoprirà che esse erano pentole a
pressione cariche di esplosivo e altro materiale) erano pieni di chiodi e altri
frammenti pronti a dilaniare la carne.
Pericolo
terrorismo?
Subito si è pensato alla matrice terroristica
islamica, poi smentita sia da Obama che da alcuni agenti federali pronti ad aiutare
le indagini avviate dalla FBI. Poi addirittura, nel silenzio del Presidente
degli Stati Uniti, che nella sua prima dichiarazione ha evitato il più
possibile di pronunciare la fatidica parola, si è ipotizzato un attacco
terroristico “interno”. Nel mentre, alcuni voli in tutta l’America non sono stati effettuati
perché a bordo dei velivoli c’erano persone di origine araba. Alle ore 21:00 Italiane, i TG di tutte le
reti riportavano l’espressione: “Psicosi da Terrorismo”. New York, Washington e
Boston sono rimaste chiuse al traffico aereo tutta la notte e i palazzi del
potere sono rimasti tutt’ora sotto stretta sorveglianza. Intere strade svuotate
di vita perché gli avvisi piombati a pioggia dalla FBI e polizia locale
avvisavano: “Raggruppatevi. State a casa oppure a lavoro, non uscite dagli
uffici.”
Le prime indagini fatte sul luogo si sono
dirette sulla natura degli ordini e l’ispezione dei palazzi limitrofi.
Gli
ordigni.
In un mondo dove se non sai fare una cosa, si
può imparare a farla su guardano Youtube, la vicenda degli ordigni esplosi
durante la maratona è strettamente legata al mondo della rete.
Nessuna bomba a orologeria o strani marchingegni, ma semplici pentole a pressione cariche di esplosivo, armate da attivatori a batteria e probabilmente fatti scattare con un segnale da un telecomando o telefono. Il dettaglio più agghiacciante non è la semplicità con cui si può fabbricare questo tipo di esplosivi, ma la carica di materiale “extra” dedotta dai resti analizzati e le dichiarazioni dei medici. Chiodi e biglie d’acciaio, pronti a diventare letali durante un’esplosione. Molte vittime hanno riportato ferite così gravi da comportare amputazioni oppure ore in sala operatoria con il proprio destino appeso a un filo. Su Youtube si può trovare di tutto, ma il fatto che molti tutorial riguardano tecniche di caccia, personalizzazione e costruzione di armi, ha fatto ipotizzare alla polizia che il terrorista è un “lupo solitario”, cioè un criminale slegato da vincoli e appartenenze a gruppi organizzati. In Italia purtroppo ne abbiamo avuto un tragico esempio con l’esplosione della bomba all’entrata della scuola a Brindisi.
Nessuna bomba a orologeria o strani marchingegni, ma semplici pentole a pressione cariche di esplosivo, armate da attivatori a batteria e probabilmente fatti scattare con un segnale da un telecomando o telefono. Il dettaglio più agghiacciante non è la semplicità con cui si può fabbricare questo tipo di esplosivi, ma la carica di materiale “extra” dedotta dai resti analizzati e le dichiarazioni dei medici. Chiodi e biglie d’acciaio, pronti a diventare letali durante un’esplosione. Molte vittime hanno riportato ferite così gravi da comportare amputazioni oppure ore in sala operatoria con il proprio destino appeso a un filo. Su Youtube si può trovare di tutto, ma il fatto che molti tutorial riguardano tecniche di caccia, personalizzazione e costruzione di armi, ha fatto ipotizzare alla polizia che il terrorista è un “lupo solitario”, cioè un criminale slegato da vincoli e appartenenze a gruppi organizzati. In Italia purtroppo ne abbiamo avuto un tragico esempio con l’esplosione della bomba all’entrata della scuola a Brindisi.
Le
dichiarazioni di Obama e le lettere di minaccia.
“No more hurting people. Peace.” È la frase
scritta sul cartellone azzurro dal piccolo Martin Richard, una delle vittime
delle esplosioni e purtroppo, il simbolo di quel giorno tragico. Obama ha
adottato quelle parole durante la cerimonia commemorativa nella cattedrale
della città del Massachussets per ricordare agli americani di restare uniti. “Preghiera,
coraggio e pazienza”, ha spiegato Obama, che durante la cerimonia ha ostentato
sicurezza e trattenuto a dovere paura e rabbia. “L’America ha affondato un
colpo duro al terrorismo con la cattura e uccisione di Bin Laden e riuscirà ad
assicurare alla giustizia i colpevoli, terroristi e non. Vi troveremo”, ha
detto il Presidente USA.
Intanto due lettere contenenti “ricina”,
componente velenoso e legato agli ordigni esplosivi, sono state dapprima
bloccate e analizzate dalle autorità competenti. La prima, inviata a Roger
Wicker, senatore repubblicano nel Mississippi. La seconda inviata direttamente
a Obama e intercettata dal Dipartimento di sicurezza che lo protegge. Due
pacchi sospetti sono stati consegnati al Senato e l’individuo che li ha portati
è stato messo sotto interrogatorio. Dal lupo solitario si è iniziato a pensare
a un gruppo terroristico indipendente. Ma la strada per la verità è ancora
lunga.
Le
ultime ore.
Dopo un’attenta analisi degli ordigni e le numerose
foto che ritraevano una persona di statura media su un tetto durante
l’esplosione e il tessuto di colore nero trovato vicino i resti del primo
ordigno, FBI e polizia locale, ben unite e sicure riguardo il terrorismo
interno hanno setacciato la città in poche ore, filtrando vie di comunicazione
e mezzi di spostamento. Diversi interrogatori a sospettati, poi finiti in un
vicolo cieco, finché poche ore fa dopo la sparatoria al Mit dove un poliziotto
è stato ucciso, durante una rappresaglia a Watertown, uno dei sospettati
dell’attentato alla maratona è morto e il complice è tutt’ora in fuga. Sono bastate alcuni video amatoriali che
ritraevano i sospetti di età compresa tra i 23 e 30 anni (da confermare) per
indirizzare la rappresaglia. Obama ancora una volta ha ribadito che il
tentativo di terrorizzare l’America non può funzionare: “Non qui. Non a Boston.”
E il Papa Francesco, attraverso Twitter, ha chiesto ai fedeli di tutto il mondo
e i cari delle vittime di pregare con lui. La corsa sembra essere giunta quasi
al termine.
giovedì 18 aprile 2013
"Noi voci di donne", a Caserta si combatte la violenza contro le donne. Di Francesca Mastrogiacomo
Un’altissima
scala antincendio mi conduce all'ultimo piano di una palazzina antica, situata
nel centro storico di Caserta. È li che si trova il centro anti violenze “Noi
voci di donne”, sportello di pronto intervento e ascolto per le donne e i
minori in difficoltà. Ad accogliermi ci sono la Presidente Pina Farina, le
psicologhe Daniela Monfreda e Laura Vitagliano e l’avvocato Francesca Petrella.
Presidente Farina, come
nasce il progetto “Noi voci di donne”?
"Noi voci di
donne" nasce sette anni fa per tutelare i diritti delle donne, due anni fa
stiamo stati invitati dal procurato Capo Lembo a firmare questo protocollo di
rete di coordinamento permanente voluto dalla V sezione della procura della
Repubblica di Santa Maria Capua Vetere.
Come funziona e come si
attiva il centro?
Principalmente
il nostro centro funziona come punto di riferimento per chi subisce violenza e
ha bisogno di un parere esperto e soprattutto di un aiuto concreto. Abbiamo una
funzione diversa dai centri di ascolto della Caritas, che svolgono un’attività
di sostegno e ascolto a chi ha problemi di natura socio-economica. Noi, invece,
lavoriamo in coordinamento con le indagini preliminari, soprattutto assieme ai
servizi sociali, che sono fondamentali per lo svolgimento della nostra attività
e con le forze dell’ordine, che informano la vittima della possibilità di avere
un sostegno psicologico e legale. Contemporaneamente avvisano il centro anti
violenza più vicino riguardo il caso.
Qual è l’iter che segue
una volta che vi viene presentato il caso di una vittima di violenza?
C’è
prima di tutto un colloquio con la vittima. Stabiliamo un contatto, molte volte
virtuale, via e-mail o telefono. Cerchiamo di acquistare la fiducia della
vittima, che spesso, anzi sempre, ha paura di venire al centro, per timore di
essere seguita dallo stalker. Una volta instaurato un rapporto di fiducia e
comprensione del problema, creiamo un progetto di sostegno alla vittima,
analizziamo il caso ed è qui che intervengono le psicologhe e il legale. Questa
è la fase di presa di coscienza che il problema si può risolvere e che la
vittima non è sola. Si fa gruppo contro lo stalker. Durante tutto questo percorso,
solitamente molto lungo, si collabora alle indagini preliminari.
Qual è la difficoltà
maggiore che avete nel confrontarvi con le vittime di stalking?
La
vittima ha sempre difficoltà ad aprirsi con noi, lo fa poco a poco. Ha bisogno
prima di capire che può davvero fidarsi e che a lei, ai suoi figli e ai suoi
cari non succederà niente di male, anzi, che la situazione andrà solo a
migliorare con il nostro aiuto e di quello delle forze dell’ordine.
Quali sono le principali
cause di violenza contro le donne?
La
vendetta, il rancore, l’impossibilità di pensare di poter vivere senza una
moglie o una compagna. L’aggressore pensa che la sua vittima, dopo averlo
lasciato non dovrà essere di nessun altro. Ed è qui che scatta nella sua mente
la voglia di farle del male o di ucciderla. Ma poi, una volta compiuta
l’aggressione, che troppo spesso si conclude con la morte della vittima, nasce
il senso di colpa e da qui il suicidio. “Mia e di nessun altro”.
La stampa parla di “femminicidio”, come se questo fosse un
fenomeno nato e cresciuto solo negli ultimi anni. Siete d’accordo con l’uso di
questa espressione?
Non ci disturba il termine femminicidio, se
utilizzato per indicare il fenomeno della violenza contro le donne, che
sappiamo, non è di recente formazione. Piuttosto non amiamo le espressioni
quali “delitto d’amore” o delitto passionale”. L’amore e la passione sono altre
cose. La violenza non è mai dettata dal troppo amore. La violenza crea odio ed
è frutto di un’ossessione, spesso generata da un disturbo ossessivo del
comportamento. Si cade nella patologia.
Come abbiamo detto
prima, lavorate in forte sinergia con i servizi sociali e con le forze
dell’ordine. Ci sono stati casi di donne che, spontaneamente o perché consigliate,
si rivolgo direttamente ai vostri centri?
Purtroppo
no. Per la maggior parte dei casi, si lavora sempre con altri intermediari.
Sono poche le donne che si rivolgono a noi in maniera diretta. La maggior parte
di queste sono immigrate e la cosa curiosa è che, a differenza di quelle
italiane, le donne straniere pretendono di essere seguite nel percorso di
denuncia del proprio aggressore. Sono più consapevoli dei propri diritti e
questo è un bene.
Progetti e
collaborazioni.
Abbiamo
una convenzione con Dipartimento di Psicologia della Seconda Università di
Napoli, per lo svolgimento dei tirocini formativi previsti dal piano di studio.
Inoltre, collaboriamo spesso con l'Associazione“Progetto Vittima”, soprattutto per quanto riguarda i casi ancora irrisolti, ma anche con l’Associazione “Aliud
Crimen” di Napoli.
Come contattarvi.
Abbiamo
centri anti violenza a Caserta, in Via Sant’Antida, 27, San Felice a Cancello, Marcianise,
Sant’Arpino, Orta di Atella e ad Aversa. Potete chiamarci al numero
0823/1874732. Per tutte le info potete consultare il sito web www.noivocididonne.it. Abbiamo bisogno
di volontari che ci aiutino, quindi chiunque voglia darci una mano è
bene accetta.
mercoledì 17 aprile 2013
Le Associazioni e il
mutamento politico-sociale
di Grasso Remo
Tutti noi in questi giorni ci chiediamo quale saranno gli
esiti di un Paese che sta affrontando una profonda crisi delle istituzioni e
dei suoi rappresentanti.
Il cambiamento degli assetti politici conosciuti come “tipici”, ci invita ad una riflessione in un campo che
le istituzioni hanno sempre visto con occhi di poco riguardo, considerandolo
inferiore a quelle che sono le strutture legislative , nonostante molte
personalità ed operatori si siano sempre
cimentati nella propaganda e nello sviluppo di tale approccio alla vita sociale:
stiamo parlando dell’Associazionismo.
Nella nostra cultura sempre più legata alle prestazioni di
servizi essenziali per i cittadini, le Associazioni hanno sempre svolto un
ruolo fondamentale non solo per l’erogazione di tali servizi (in moltissimi
casi gratuitamente, vedi le Organizzazioni di Volontariato) ma anche per
garantire che tali servizi venissero equamente distribuiti dalle istituzioni.
Purtroppo, nel pieno di una profonda crisi economica, lo
Stato cerca di tagliare ciò che
secondo
le commissioni economiche sembra superfluo o comunque una voce della
spesa pubblica da sacrificare per rientrare in quelli che sono gli obiettivi
della bilancia economica.
Su questo stesso blog, avevamo già parlato di quanto il
servizio fornito da una Associazione sia considerato un Bene in una economia
che vede come il benessere dei cittadini di uno Stato, la fonte primaria di
ricchezza e di sviluppo sia sui mercati che in termini di produzione e quindi
di economia reale ( http://themonnetpost.blogspot.it/2013/03/v-behaviorurldefaultvmlo.html )
In questa direzione si stanno muovendo moltissimi progetti
di formazione degli operatori nelle Associazioni e, soprattutto, le istituzioni,
che hanno compreso l’importanza di una realtà associativa e di una rete ben radicata
sul proprio territorio ( che sia un comune , una provincia o una regione
intera).
La parola “Rete” è la chiave fondamentale per chiarire il
concetto: un gruppo di persone che, unite dallo spirito collaborativo, si
impegnano per migliorare la propria situazione sociale dialogando con le
istituzioni e proponendo semplici idee che possano sviluppare il loro progetto
per un territorio bisognoso.
La Campania, si sa, è una delle Regioni dove i servizi,
partendo da quelli più semplici come i trasporti fino a quelli più complessi,
non sono ben distribuiti né incentivati: i motivi possono essere molti e le
colpe tante ma aspettare che le sole amministrazioni possano risolvere il
problema, è una mera utopia. Per queste
ragioni le persone sono sempre più invogliate a creare reti comuni di collaborazione
in modo da ottenere non solo prestazioni sempre migliori, raggiungendo
obiettivi concreti e tangibili, ma anche riconoscimenti da parte delle
istituzioni ed auspicare a riforme legislative che tutelino questo importante
strumento di sviluppo.
Questo ed altro ancora, verrà discusso nell’incontro dal titolo "L'Idea Associativa Protagonista del Cambiamento" che si
terrà Venerdì 19 Aprile, alle ore 19.00 presso l’Hotel Europa in Via Roma, Caserta
e promosso dall’Associazione Campania Viva, dove saranno presenti esponenti di realtà
associative già in rete con il proprio territorio e rappresentanti delle
istituzioni; dalla tavola rotonda usciranno proposte serie e concrete per
incrementare l’importanza dello strumento associativo e dare il giusto peso ai
progetti che si intendono realizzare per promuovere l’attività di
collaborazione sociale.
venerdì 12 aprile 2013
False identities on Social Networks, a dangerous trend. Catfish, the new MTV Show. By Guglielmo Ferrazzano
Through years, people have seen the rapid growth of
social networks and if their attitude in the beginning was suspicious and
detached about this new communication instruments, now in 2013, 50% of world
population has a virtual account. But, there is a phenomenon that every day can
threaten you, your friends and everyone that uses the web to communicate. The danger
is called “False Account” and it is considered a joke or a stalking instrument.
Years ago, a false profile was the symbol of an unreal
identity or an stolen one, a trend for young people to entertain themselves on
MSN messenger, MySpace, Badoo, Netlog, and the early version of Facebook.
But sociologists and psychologists warned web surfers
about risks linked in creating a false profiles or being teased by false
wonderful blonde girls or muscular Baywatch boys.
Starting from the consideration that creating a false
profile and steal images of real people, information from the web is literally
ILLEGAL, the phenomenon has become unstoppable and hard to fight. To find out
if a person on the web is in reality another one is very simple: a manager of a
false profile will EVER search you for a chat; he will, every time, try to know
something new about yourself and your life and he will refuse every form of real
contact (calls, or a date); He will set a false place of birth and other
information will be of course false.
Someone prefers to use as personals images, photos
taken from the web and easily traceable on Google.
Flowers, panoramas and city screenshots are the most
used according to psychologists.
Simple! But the most important thing is to understand
why the phenomenon has grown.
Well… Everyone has once in his life managed or used for
a while a false account to play with someone, maybe a friend.
I have done it too! But joking is funny and harmless,
for other people it can be a weapon.
More than the risk of being confident with an unknown
person; pedophiles and cyber criminals are interested in getting something from
you!
I want to share the consideration about a new MTV’s show
called “Catfish: False identities”. A crew of specialists in communication will
search the real identity of false profiles managers on the web, and when the
impostor is find out, they will make some questions to understand why he has
managed (in some cases for years) a false profile. Someone, during the
interview, said that he made it to mask his sexual reference. Other people said:
“ I made it for fun” and some one else shown is interest in building a new
identity because his life was full of problems. A new trend, more powerful than
alcohol or drugs to escape from real life. And at last someone confessed that
his false profile was built to catch news of someone loved and never
approached.
Some cases have relations in the unconscious sphere of
the young impostors. Others are just a way of spending time. The show is
particularly original and made not only to study and unveil false identities,
but also to help those peoples to use internet in an healthy and solve their
problems.
If you are interested in study and see with your yes
examples of false identities and related consequences, spend one hour of your time
on Sunday afternoon in front the TV watching “Catfish: false identities”, on
MTV at 6:30 PM or http://ondemand.mtv.it/serie-tv/catfish-false-identita
For comments, questions or just sharing your
experience if had one about false identities, contact us!
Iscriviti a:
Post (Atom)