Tanti anni fa, parlare di politica a
quindici anni era la dimostrazione di una maturità non proprio comune a tutti
gli adolescenti o giovani adulti. Quel diaframma spesso duro da infrangere che
si contrapponeva tra i cittadini e il mondo politico, oggi non esiste quasi
più. Lungi dal considerare la politica una cosa di semplice comprensione,
l’intento di questo piccolo concentrato di pensieri è porre una sottolineatura
alla maturità, sempre più profonda delle giovani menti e lo scardinamento di
quella segretezza o saggezza elitaria, che ha circondato come un alone la
politica per anni.
Anni fa, basti pensare per esempio al
2006; il giornale e la televisione erano le uniche due fonti più certe per
venire a conoscenza di ciò che accadeva nel mondo politico. A scuola il
dibattito politico è stato sempre Off limits e molti politici rispondono ancora
oggi in maniera evasiva per non affrontare la semplice domanda: “Perché non s’insegna
politica a scuola?”. D’altronde la politica è la scienza dell’analisi e la
risoluzione dei problemi, che affliggono una data comunità “umana” insediata su
di un territorio specifico. Niente di
più nobile si potrebbe trovare nell’enorme cesta delle scienze umanistiche, che
affondano le radici in tradizioni classiche. Eppure, oggi, insegnare agli
studenti delle scuole superiori la lettura della costituzione o più
semplicemente, trascinarli nell’apprendimento delle regole di educazione civica,
è quasi come dire ad un professore di spostare una montagna.
Fino a qualche anno fa, un giovane
su quattro era davvero a conoscenza delle nozioni di base della “scienza della
politica”. Trascinato da letture, approfondimenti; coinvolto nella vita di
partito o educato dai propri genitori, il giovane politico era più un critico
trascinato a destra e manca in un fiume in piena chiamato appunto politica, e
soltanto dopo anni di esperienza poteva aprire gli occhi e farsi davvero
un’idea di cosa gli stesse accadendo in torno.
Ora la situazione non è cambiata, ma
si è capovolta.
L’avvento dei social network,
l’ormai onnipresente web e la profonda crisi “morale” della politica, hanno
determinato una maturazione galoppante delle sinapsi giovanili. Se prima il
quindicenne militante del partito era più una “chicca” dell’organizzazione,
tenuto a bada se troppo fantasioso, ora questo giovane è diventato un’arma
carica, pronta a esplodere colpi ben piazzati.
Ma anche i politici con la vocazione
stampata in fronte, temono il confronto con questi giovani sempre più
preparati, sfacciati e nonostante l’età, pronti in molti casi già a ricoprire
cariche politiche, anche se per fare politica ci vuole tanta esperienza.
Il sabato sera davanti ai bar,
sempre più spesso, si sostituiscono gli argomenti goliardici con argomenti di
vita quotidiana che, se ben incanalati conducono (nonostante la presenza di
Alcool nel sangue) a riflessioni di stampo filosofico e politico. È incredibile
e strano dirlo, ma è così!
I giovani adulti e gli adolescenti,
non solo sono più intuitivi e preparati, ma in grado di affrontare quegli
argomenti che fino a poco tempo fa rappresentavano tabù. La casta teme questo,
perché un giovane che ha il tempo di informarsi e ragionare pragmaticamente su
cosa sta accadendo intorno e dentro di lui, può diventare una vera e propria
minaccia per gli equilibri di chi con la politica ha fondato le radici di un
impero chiamato “potere”. Basta farsi un giro su Facebook o nei forum per
vedere questa gioventù pronta a commentare l’operato politico di capi di
governo o sindaci.
È che la politica parte davvero dal
basso. I tempi sono maturi affinché i giovani prendano in mano le redini della
situazione, scavalcando quella fascia generazionale, sconfitta e demoralizzata
dalla crisi economica e morale che caratterizza la nostra vita nel quotidiano.
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