Un’altissima
scala antincendio mi conduce all'ultimo piano di una palazzina antica, situata
nel centro storico di Caserta. È li che si trova il centro anti violenze “Noi
voci di donne”, sportello di pronto intervento e ascolto per le donne e i
minori in difficoltà. Ad accogliermi ci sono la Presidente Pina Farina, le
psicologhe Daniela Monfreda e Laura Vitagliano e l’avvocato Francesca Petrella.
Presidente Farina, come
nasce il progetto “Noi voci di donne”?
"Noi voci di
donne" nasce sette anni fa per tutelare i diritti delle donne, due anni fa
stiamo stati invitati dal procurato Capo Lembo a firmare questo protocollo di
rete di coordinamento permanente voluto dalla V sezione della procura della
Repubblica di Santa Maria Capua Vetere.
Come funziona e come si
attiva il centro?
Principalmente
il nostro centro funziona come punto di riferimento per chi subisce violenza e
ha bisogno di un parere esperto e soprattutto di un aiuto concreto. Abbiamo una
funzione diversa dai centri di ascolto della Caritas, che svolgono un’attività
di sostegno e ascolto a chi ha problemi di natura socio-economica. Noi, invece,
lavoriamo in coordinamento con le indagini preliminari, soprattutto assieme ai
servizi sociali, che sono fondamentali per lo svolgimento della nostra attività
e con le forze dell’ordine, che informano la vittima della possibilità di avere
un sostegno psicologico e legale. Contemporaneamente avvisano il centro anti
violenza più vicino riguardo il caso.
Qual è l’iter che segue
una volta che vi viene presentato il caso di una vittima di violenza?
C’è
prima di tutto un colloquio con la vittima. Stabiliamo un contatto, molte volte
virtuale, via e-mail o telefono. Cerchiamo di acquistare la fiducia della
vittima, che spesso, anzi sempre, ha paura di venire al centro, per timore di
essere seguita dallo stalker. Una volta instaurato un rapporto di fiducia e
comprensione del problema, creiamo un progetto di sostegno alla vittima,
analizziamo il caso ed è qui che intervengono le psicologhe e il legale. Questa
è la fase di presa di coscienza che il problema si può risolvere e che la
vittima non è sola. Si fa gruppo contro lo stalker. Durante tutto questo percorso,
solitamente molto lungo, si collabora alle indagini preliminari.
Qual è la difficoltà
maggiore che avete nel confrontarvi con le vittime di stalking?
La
vittima ha sempre difficoltà ad aprirsi con noi, lo fa poco a poco. Ha bisogno
prima di capire che può davvero fidarsi e che a lei, ai suoi figli e ai suoi
cari non succederà niente di male, anzi, che la situazione andrà solo a
migliorare con il nostro aiuto e di quello delle forze dell’ordine.
Quali sono le principali
cause di violenza contro le donne?
La
vendetta, il rancore, l’impossibilità di pensare di poter vivere senza una
moglie o una compagna. L’aggressore pensa che la sua vittima, dopo averlo
lasciato non dovrà essere di nessun altro. Ed è qui che scatta nella sua mente
la voglia di farle del male o di ucciderla. Ma poi, una volta compiuta
l’aggressione, che troppo spesso si conclude con la morte della vittima, nasce
il senso di colpa e da qui il suicidio. “Mia e di nessun altro”.
La stampa parla di “femminicidio”, come se questo fosse un
fenomeno nato e cresciuto solo negli ultimi anni. Siete d’accordo con l’uso di
questa espressione?
Non ci disturba il termine femminicidio, se
utilizzato per indicare il fenomeno della violenza contro le donne, che
sappiamo, non è di recente formazione. Piuttosto non amiamo le espressioni
quali “delitto d’amore” o delitto passionale”. L’amore e la passione sono altre
cose. La violenza non è mai dettata dal troppo amore. La violenza crea odio ed
è frutto di un’ossessione, spesso generata da un disturbo ossessivo del
comportamento. Si cade nella patologia.
Come abbiamo detto
prima, lavorate in forte sinergia con i servizi sociali e con le forze
dell’ordine. Ci sono stati casi di donne che, spontaneamente o perché consigliate,
si rivolgo direttamente ai vostri centri?
Purtroppo
no. Per la maggior parte dei casi, si lavora sempre con altri intermediari.
Sono poche le donne che si rivolgono a noi in maniera diretta. La maggior parte
di queste sono immigrate e la cosa curiosa è che, a differenza di quelle
italiane, le donne straniere pretendono di essere seguite nel percorso di
denuncia del proprio aggressore. Sono più consapevoli dei propri diritti e
questo è un bene.
Progetti e
collaborazioni.
Abbiamo
una convenzione con Dipartimento di Psicologia della Seconda Università di
Napoli, per lo svolgimento dei tirocini formativi previsti dal piano di studio.
Inoltre, collaboriamo spesso con l'Associazione“Progetto Vittima”, soprattutto per quanto riguarda i casi ancora irrisolti, ma anche con l’Associazione “Aliud
Crimen” di Napoli.
Come contattarvi.
Abbiamo
centri anti violenza a Caserta, in Via Sant’Antida, 27, San Felice a Cancello, Marcianise,
Sant’Arpino, Orta di Atella e ad Aversa. Potete chiamarci al numero
0823/1874732. Per tutte le info potete consultare il sito web www.noivocididonne.it. Abbiamo bisogno
di volontari che ci aiutino, quindi chiunque voglia darci una mano è
bene accetta.
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