giovedì 18 aprile 2013

"Noi voci di donne", a Caserta si combatte la violenza contro le donne. Di Francesca Mastrogiacomo


Un’altissima scala antincendio mi conduce all'ultimo piano di una palazzina antica, situata nel centro storico di Caserta. È li che si trova il centro anti violenze “Noi voci di donne”, sportello di pronto intervento e ascolto per le donne e i minori in difficoltà. Ad accogliermi ci sono la Presidente Pina Farina, le psicologhe Daniela Monfreda e Laura Vitagliano e l’avvocato Francesca Petrella.

Presidente Farina, come nasce il progetto “Noi voci di donne”?
"Noi voci di donne" nasce sette anni fa per tutelare i diritti delle donne, due anni fa stiamo stati invitati dal procurato Capo Lembo a firmare questo protocollo di rete di coordinamento permanente voluto dalla V sezione della procura della Repubblica di Santa Maria Capua  Vetere.
Come funziona e come si attiva il centro?
Principalmente il nostro centro funziona come punto di riferimento per chi subisce violenza e ha bisogno di un parere esperto e soprattutto di un aiuto concreto. Abbiamo una funzione diversa dai centri di ascolto della Caritas, che svolgono un’attività di sostegno e ascolto a chi ha problemi di natura socio-economica. Noi, invece, lavoriamo in coordinamento con le indagini preliminari, soprattutto assieme ai servizi sociali, che sono fondamentali per lo svolgimento della nostra attività e con le forze dell’ordine, che informano la vittima della possibilità di avere un sostegno psicologico e legale. Contemporaneamente avvisano il centro anti violenza più vicino riguardo il caso.
Qual è l’iter che segue una volta che vi viene presentato il caso di una vittima di violenza?
C’è prima di tutto un colloquio con la vittima. Stabiliamo un contatto, molte volte virtuale, via e-mail o telefono. Cerchiamo di acquistare la fiducia della vittima, che spesso, anzi sempre, ha paura di venire al centro, per timore di essere seguita dallo stalker. Una volta instaurato un rapporto di fiducia e comprensione del problema, creiamo un progetto di sostegno alla vittima, analizziamo il caso ed è qui che intervengono le psicologhe e il legale. Questa è la fase di presa di coscienza che il problema si può risolvere e che la vittima non è sola. Si fa gruppo contro lo stalker. Durante tutto questo percorso, solitamente molto lungo, si collabora alle  indagini preliminari.
Qual è la difficoltà maggiore che avete nel confrontarvi con le vittime di stalking?
La vittima ha sempre difficoltà ad aprirsi con noi, lo fa poco a poco. Ha bisogno prima di capire che può davvero fidarsi e che a lei, ai suoi figli e ai suoi cari non succederà niente di male, anzi, che la situazione andrà solo a migliorare con il nostro aiuto e di quello delle forze dell’ordine.
Quali sono le principali cause di violenza contro le donne?
La vendetta, il rancore, l’impossibilità di pensare di poter vivere senza una moglie o una compagna. L’aggressore pensa che la sua vittima, dopo averlo lasciato non dovrà essere di nessun altro. Ed è qui che scatta nella sua mente la voglia di farle del male o di ucciderla. Ma poi, una volta compiuta l’aggressione, che troppo spesso si conclude con la morte della vittima, nasce il senso di colpa e da qui il suicidio. “Mia e di nessun altro”.
La stampa parla di “femminicidio”, come se questo fosse un fenomeno nato e cresciuto solo negli ultimi anni. Siete d’accordo con l’uso di questa espressione?
 Non ci disturba il termine femminicidio, se utilizzato per indicare il fenomeno della violenza contro le donne, che sappiamo, non è di recente formazione. Piuttosto non amiamo le espressioni quali “delitto d’amore” o delitto passionale”. L’amore e la passione sono altre cose. La violenza non è mai dettata dal troppo amore. La violenza crea odio ed è frutto di un’ossessione, spesso generata da un disturbo ossessivo del comportamento. Si cade nella patologia.
Come abbiamo detto prima, lavorate in forte sinergia con i servizi sociali e con le forze dell’ordine. Ci sono stati casi di donne che, spontaneamente o perché consigliate, si rivolgo direttamente ai vostri centri?
Purtroppo no. Per la maggior parte dei casi, si lavora sempre con altri intermediari. Sono poche le donne che si rivolgono a noi in maniera diretta. La maggior parte di queste sono immigrate e la cosa curiosa è che, a differenza di quelle italiane, le donne straniere pretendono di essere seguite nel percorso di denuncia del proprio aggressore. Sono più consapevoli dei propri diritti e questo è un bene.
Progetti e collaborazioni.
Abbiamo una convenzione con Dipartimento di Psicologia della Seconda Università di Napoli, per lo svolgimento dei tirocini formativi previsti dal piano di studio. Inoltre, collaboriamo spesso con l'Associazione“Progetto Vittima”, soprattutto per quanto riguarda i casi ancora irrisolti, ma anche con l’Associazione “Aliud Crimen”  di Napoli.
Come contattarvi.
Abbiamo centri anti violenza a Caserta, in Via Sant’Antida, 27, San Felice a Cancello, Marcianise, Sant’Arpino, Orta di Atella e ad Aversa. Potete chiamarci al numero 0823/1874732. Per tutte le info potete consultare il sito web www.noivocididonne.it. Abbiamo bisogno di volontari che ci aiutino, quindi chiunque voglia darci una mano è bene accetta.



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