“SE NON
PARLO LA TUA LINGUA, NON SONO INFERIORE A TE “
La condizione della donna islamica in “Terra
di lavoro”. L’esperienza di Bouchra.
Il
21 marzo il Dipartimento di Sci. Pol. “Jean Monnet” ha ospitato un seminario fortemente
voluto dalla docente di lingua araba, Paola Viviani, durante il quale si è
analizzata la storia di una giovane immigrata marocchina, intervistata dalla Professoressa
Maria Paradiso, geografa presso l’Università del Sannio.
Bouchra
vive a San Marcellino, in provincia di Caserta. La mattina si alza presto, quando
suo marito dorme ancora. Prepara la colazione per i figli e poi li accompagna a
scuola. Una lunga passeggiata o meglio ancora un po’ di sport prima di tornare
a casa, per preparare il pranzo, rigorosamente italiano. Bouchra ama la cucina
italiana perché è molto più veloce e gradita dalla sua famiglia, rispetto a
quella marocchina.
Bouchra
non è italiana, è marocchina. Non è cattolica, ma islamica. Bouchra ha tre figli ed una laurea in Economia
Politica che non può utilizzare in Italia. Bouchra ogni tanto lascia la propria
famiglia per viaggiare. Esce tutte le mattine e sorride sempre, indossa il velo
con fierezza, precisando che lo fa per scelta, nessuno l’ha obbligata. Bouchra
supera il pregiudizio attraverso il confronto, chiedendo quale sia la ricetta
migliore da cucinare a pranzo. Bouchra è il volto magrebino più occidentale di una moneta a due facce, ovest ed est.
Ha sposato un giovane insegnante tunisino,
scappato dal proprio paese nel ’91, per sfuggire al regime, decidendo di
costruire il proprio futuro in provincia di Caserta. In quello sputo di terra
dimenticato da Dio, dove lo Stato italiano è stato sostituito dallo
“Stato-camorra”.
Col
tempo suo marito è diventato Imam della Moschea di San Marcellino, un luogo che
oltre ad essere il punto di riferimento religioso per tutti i musulmani, è anche
un ritrovo sociale. Infatti, la Moschea funge da ponte fra i nuovi arrivati e
la comunità islamica preesistente a S. Marcellino. Una rete che s’interpone fra
istituzioni e immigrati, garantendo a questi ultimi la tutela dei propri
diritti e la possibilità di trovare un lavoro. La maggior parte degli uomini si
dedica al commercio. Invece, l’unica possibilità per le donne sembra essere la
collaborazione domestica. Un argomento molto caro a Bouchra che, non lavorando,
è l’interlocutrice di molte sue connazionali. Donne che lamentano le cattive
condizioni alle quali sono sottoposte: orari massacranti e lavoro malpagato. Gli immigrati musulmani ingoiano bocconi amari difficili da digerire. Ma è molto meglio che mangiare i
sassi e la polvere della propria terra d’origine. Una terra che non gli ha dato la possibilità di costruire il proprio futuro. Mille stenti per racimolare,
briciola dopo briciola, la cifra che gli permetterà di ritornare a casa, nella
terra che li ha rinnegati.
Perché,
nonostante tutto, vogliono ritornare, ma quasi nessuno lo farà.
Il tempo è perduto.
Il passato è passato.
La propria terra madre?
Un luogo della mente che si può incontrare solo nei ricordi.
Inconsapevolmente ci si lega alla propria madre adottiva : l’Italia. Sonia Pellegrino
Molto molto bello :) Bravissima Sonia.
RispondiEliminagrazieeeee :-)
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