sabato 18 maggio 2013

BATTIPAGLIA, LA GUERRA NEL LUOGO DEGLI AFFETTI

Ridiamo il sorriso ai due piccoli angeli strappati dalle ali della loro mamma”- è lo striscione che pochi giorni fa i cittadini di Battipaglia (SA) hanno fatto girare per le vie del paese per protestare contro la separazione dei due fratellini dalla madre. E’ il 15 marzo, quando i due fratellini di Battipaglia vengono sottratti alla madre dalle forze dell’ordine, in base al provvedimento emesso dai Giudici per decadenza della potestà materna.

I bambini sono stati affidati ad una casa-famiglia di Salerno dove, dovranno restare da un minimo di 3 mesi, ad un massimo di 1 anno. La madre potrà vedere i bambini in forma protetta. E’ quanto stabilito dalla sentenza della Corte D’Appello che, ha riconosciuto a carico di Donatella Cipriani, madre dei bambini, la sindrome di PAS. La sindrome da alienazione genitoriale (o PAS, dall’acronimo di Parental Alienation Syndrome) è una ipotetica e controversa dinamica psicologica disfunzionale che, secondo le teorie dello psichiatra statunitense Richard Gardner, si attiverebbe sui figli minori coinvolti in contesti di separazione e divorzio conflittuale dei genitori, non adeguatamente mediate.

La PAS è oggetto di dibattito ed esame ― sia in ambito scientifico che giuridico ― fin dal momento della sua proposizione nel 1984; essa non è, infatti, riconosciuta come un disturbo psicopatologico dalla grande maggioranza della comunità scientifica e legale internazionale. Gardner definisce la PAS come un disturbo che insorge normalmente nel contesto delle controversie per la custodia dei figli, definito in tre gradi, in ordine crescente di influenza, ciascuno da trattare con uno specifico approccio sia psicologico sia legale.

Ancora, secondo Gardner, la PAS sarebbe frutto di una supposta «programmazione» dei figli da parte di un genitore patologico (genitore c.d «alienante»), sorta di lavaggio del cervello che porterebbe i figli a perdere il contatto con la realtà degli affetti, e a esibire astio e disprezzo ingiustificato e continuo verso l’altro genitore (genitore c.d. «alienato»).

Le tecniche di «programmazione» del genitore «alienante» comprenderebbero l’uso di espressioni denigratorie riferite all’altro genitore, false accuse di trascuratezza nei confronti del figlio, violenza o abuso (nei casi peggiori, anche abuso sessuale), la costruzione di una «realtà virtuale familiare» di terrore e vessazione che genererebbe, nei figli, profondi sentimenti di paura, diffidenza e odio verso il genitore «alienato». I figli, quindi, si alleerebbero con il genitore «sofferente»; si mostrerebbero come contagiati da tale sofferenza e inizierebbero ad appoggiare la visione del genitore «alienante», esprimendo ― in modo apparentemente autonomo ― astio, disprezzo e denigrazione verso il genitore «alienato». Tale «programmazione» distruggerebbe la relazione fra figli e genitore «alienato» in quanto i primi giungerebbero a rifiutare qualunque contatto, anche solamente telefonico, con quest’ultimo. Perché si possa parlare di PAS è necessario tuttavia che detti sentimenti di astio, disprezzo o rifiuto non siano giustificati, giustificabili, o rintracciabili in reali mancanze, trascuratezze o addirittura violenze del genitore «alienato».

Nella famiglia, esistono due "entità di coppia", distinte per diritti, doveri e responsabilità reciproche: la "coppia coniugale" e la "coppia genitoriale". Il "conflitto coniugale", quindi, non necessariamente può (o deve) scatenare anche un "conflitto genitoriale", ed eventuali contrasti fra le due entità potrebbero essere affrontati con l'ausilio della mediazione familiare. Le cause che porterebbero all’insorgere di questa patologia, vanno individuate nel concetto di genitorialità che si crea nell’ambito di una separazione. Per governare il mondo degli affetti ci si appoggia a volte ad un "sistema globale degli antagonismi", a meccanismi di conflitto giudiziario, a una "verità processuale" con tanto di parte vincente contrapposta alla parte soccombente.

L'istituto dell'affido monogenitoriale, così largamente utilizzato nel passato, è un elemento che rafforza la prospettiva in termini di "vincitore e vinto". Nel contesto giudiziario e, più in generale, all'interno del "sistema globale degli antagonismi", i figli assumono spesso il ruolo di "civili inermi" in una guerra di dominio: veri sconfitti di una visione ideologica che individua un nucleo
coniuge/genitore/figli nel ruolo della vittima, e il coniuge/genitore soccombente nel ruolo del carnefice violento e crudele. Un distacco dalla realtà degli affetti genitoriali, che -secondo le teorie di merito - potrebbe scatenare la Sindrome di Alienazione Genitoriale quando un genitore arriva a percepire i figli come non-persone: come mezzi, cioè, per acquisire maggior potere nel conflitto, oppure come strumento per dare sfogo e soddisfazione a sentimenti di rabbia e disagio propri della "coppia coniugale".

È il passaggio all'atto, il superamento della percezione e la perdita dei confini del Sé, l'uso diretto dei figli come "arma relazionale" nel conflitto della "coppia coniugale", uno dei fattori che può portare all'insorgenza della PAS.

La donna, assistita dall’avvocato Rosa Calella, ha presentato ricorso oltre che la denuncia contro le forze dell’ordine che quel giorno hanno prelevato i bambini. Riguardo a Davide, padre dei bambini, i Giudici sottolineano che la decadenza della potestà genitoriale è venuta meno, non a causa delle denunce presentate dalla moglie per abusi sessuali sui minori, ma perché i tecnici che si occupano del caso, hanno riscontrato in lui “infantilismo ed immaturità”. Egli infatti, sta seguendo gli incontri con lo psicoterapeuta previsti dai giudici minorili in vista di un riavvicinamento ai figli. Dopo la decadenza della potestà materna, anche la madre è stata iscritta nel registro degli indagati perché, il riconoscimento a suo carico della patologia sopra descritta, ha messo in dubbio la validità delle sue accuse. Da qui ad un anno, sarà il Tribunale dei Minori a stabilire, in base alle relazioni degli psicologi ed assistenti sociali, se i bambini potranno uscire dalla casa famiglia e a chi saranno affidati.

Quello che ci lascia sgomenti, in tutta questa vicenda, è che ancora una volta le ragioni burocratiche vengono contrapposte al primato dell’amore nelle relazioni ed in particolare nella famiglia. Non bastava l’irruzione dei 7 agenti, che nell’immaginario dei piccoli hanno riprodotto lo stesso effetto devastante di quello prodotto nei bambini dai raid nazifascisti notturni durante l’epoca fascista. Ma è orribile che si possano autorizzare i custodi dell’ordine pubblico, quali le forze di polizia, a trascinare via dalle braccia di una madre dei bambini in una maniera così feroce e disumana. L’Italia avrebbe bisogno di una renovatio che parta dalle fondamenta per  costruire un Paese che rispetti prima di tutto la dignità dell’essere umano!

 di Alice Buonanno

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