QUEL MALEDETTO VENERDì 17!
Storie e leggende riguardo la famosa data
Sebbene nel XX secolo la cultura sia
ormai alla portata di tutti e siamo riusciti finora a sfuggire all’influenza di
antiche ed infondate profezie, tra cui le celeberrime di Nostradamus e dei
Maya, sentiamo ancora parlare di superstizione ed in particolare di venerdì 13 e 17.
C'è chi si ritiene religioso ma paradossalmente
pratica i riti per evitare la sfortuna. La paura di percorrere una strada
precedentemente attraversata da un gatto nero, preoccuparsi quando cade il sale
o l'olio per terra o quando si rompe uno specchio: riti, questi, vecchi di
migliaia di anni, che ancora influenzano la vita di moltissime persone.
C'è chi lo fa senza sapere i
motivi reali per cui ci si comporta così
cadendo nell'ignoranza.
Scopriamo i reali motivi di tali
credenze.
Innanzitutto il venerdì è il giorno della
morte di Cristo, il 13 è legato al numero degli apostoli compreso Giuda mentre
il 17 traducendolo in lettere romane forma XVII ed anagrammandolo diventa VIXI,
ossia "ho vissuto".
Per quanto riguarda il gatto nero la
diceria che porti sfortuna risale al medioevo dove è stato considerato il diabolico
compagno delle streghe per la sua abitudine ad uscire di notte e con il suo
mantello scuro faceva imbizzarrire i cavalli con la conseguente caduta dei
cavalieri.
L'olio ed il sale sono un tempo
considerati una merce preziosa usata per scambi e per pagare i soldati romani,
da qui il termine "salario".
Lo specchio, in antichità, è
considerato contenitore dell'anima e, in caso di rottura, si sarebbe spaccato lo
spirito imprigionato.
Queste usanze, seppur con un fondo di
verità, non possono condizionare la nostra esistenza perché siamo noi gli
artefici del nostro destino che non può cambiare grazie ad uno specchio rimasto
integro o un gatto evitato.
Pensando a queste leggende
metropolitane ci verrebbe da sorridere. Tuttavia però l’elemento fiabesco che
avvolge il mondo delle superstizioni resta inevitabilmente affascinante e
seduttivo. Ciò che attrae è soprattutto legato al fatto che storielle e leggende
abbiano creato un solco nella storia, attraversando i millenni, e
rappresentando in molte comunità una verità, una certezza ovviamente
discutibile. Ed è qui che il problema diventa serio: nel terzo millennio
possiamo ancora credere a certe cose? Va bene conoscere qualche curiosità di
simile natura, ma possiamo accettare che certe situazioni condizionino la vita
delle persone? Ovviamente no. Semplicemente va osservato che purtroppo certe
storie sono radicate nella memoria collettiva di gente di piccole comunità,
piccoli paesini, in cui di fatto, si è ancora molto lontani dalla realtà
globale in cui il bombardamento di informazioni fa da attenuante ad
argomentazioni spesso frutto di fantasie, storie che qualcuno ha inventato e ha
tramandato come verità assolute ed autentiche.
di Sandra Barbaro
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