sabato 18 maggio 2013


QUEL MALEDETTO VENERDì 17!
Storie e leggende riguardo la famosa data


Sebbene nel XX secolo la cultura sia ormai alla portata di tutti e siamo riusciti finora a sfuggire all’influenza di antiche ed infondate profezie, tra cui le celeberrime di Nostradamus e dei Maya, sentiamo ancora parlare di superstizione ed in particolare  di venerdì 13 e 17.
C'è chi si ritiene religioso ma paradossalmente pratica i riti per evitare la sfortuna. La paura di percorrere una strada precedentemente attraversata da un gatto nero, preoccuparsi quando cade il sale o l'olio per terra o quando si rompe uno specchio: riti, questi, vecchi di migliaia di anni, che ancora influenzano la vita di moltissime persone.
C'è chi lo fa senza sapere i motivi  reali per cui ci si comporta così cadendo nell'ignoranza.
Scopriamo i reali motivi di tali credenze.

 Innanzitutto il venerdì è il giorno della morte di Cristo, il 13 è legato al numero degli apostoli compreso Giuda mentre il 17 traducendolo in lettere romane forma XVII ed anagrammandolo diventa VIXI, ossia "ho vissuto".

Per quanto riguarda il gatto nero la diceria che porti sfortuna risale al medioevo dove è stato considerato il diabolico compagno delle streghe per la sua abitudine ad uscire di notte e con il suo mantello scuro faceva imbizzarrire i cavalli con la conseguente caduta dei cavalieri.

L'olio ed il sale sono un tempo considerati una merce preziosa usata per scambi e per pagare i soldati romani, da qui il termine "salario".
Lo specchio, in antichità, è considerato contenitore dell'anima e, in caso di rottura, si sarebbe spaccato lo spirito imprigionato.

Queste usanze, seppur con un fondo di verità, non possono condizionare la nostra esistenza perché siamo noi gli artefici del nostro destino che non può cambiare grazie ad uno specchio rimasto integro o un gatto evitato.
Pensando a queste leggende metropolitane ci verrebbe da sorridere. Tuttavia però l’elemento fiabesco che avvolge il mondo delle superstizioni resta inevitabilmente affascinante e seduttivo. Ciò che attrae è soprattutto legato al fatto che storielle e leggende abbiano creato un solco nella storia, attraversando i millenni, e rappresentando in molte comunità una verità, una certezza ovviamente discutibile. Ed è qui che il problema diventa serio: nel terzo millennio possiamo ancora credere a certe cose? Va bene conoscere qualche curiosità di simile natura, ma possiamo accettare che certe situazioni condizionino la vita delle persone? Ovviamente no. Semplicemente va osservato che purtroppo certe storie sono radicate nella memoria collettiva di gente di piccole comunità, piccoli paesini, in cui di fatto, si è ancora molto lontani dalla realtà globale in cui il bombardamento di informazioni fa da attenuante ad argomentazioni spesso frutto di fantasie, storie che qualcuno ha inventato e ha tramandato come verità assolute ed autentiche.

 di Sandra Barbaro

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