Favoreggiamento della
prostituzione minorile. Mora dice: “Erano solo cene”
<<Le
donne e la cocaina favoriscono gli affari>> il motto dell’uomo politico
italiano per antonomasia.
Proseguono le udienze
del processo Fede-Mora-Minetti. Ruby depone in aula.
MILANO-
Proseguono
le udienze del processo Fede-Mora-Minetti sui quali grava l’accusa di
favoreggiamento della prostituzione minorile. Ruby depone in aula per la seconda volta. Non
mancano contraddizioni nel suo racconto, diverso da quello di Berlusconi, diverso
da quello delle altre ragazze, diverso da ciò che aveva in precedenza lei
stessa dichiarato. Moltissimi i nomi che compaiono in questa faccenda. Fede,
Mora, Minetti, Daddario, Letizia, Faggioli, Tarantini, Spinelli. La lista è
lunga, così come la catena di eventi che ci porta fin qui.
Facciamo dunque un
passo indietro. La notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 Ruby si reca in questura
a Milano per denunciare un furto. Sostenne che una ballerina, vecchia amica
l’aveva riconosciuta e le avesse rubato circa tremila euro. Ruby era minorenne
e si dispose che venisse mandata in una comunità. Alle 23.49 del 27 maggio
2010, giunse alla Questura una telefonata da parte di Silvio Berlusconi, il
quale richiedeva l’immediato rilascio della minorenne e l’affido alla
“Consigliera ministeriale” Nicole Minetti. Facciamo uno zoom su questo nome.
Partendo dal presupposto che il “consigliere ministeriale” non è una carica
istituzionale, vale la pena chiarire che Nicole Minetti era all’epoca
nient’altro che una ex cubista entrata in politica per grazia di Silvio B. La
carica di Nicole Minetti in questa faccenda, non è quella di “consigliera
ministeriale” ma di “educatrice” o “guida” delle ragazze di Arcore. In quella
telefonata alla questura Berlusconi commise il grave errore di inventarsi che
Ruby fosse la nipote del presidente egiziano Mubarak. Chiaramente non era vero.
Il 5 giugno 2010, Ruby denunciò di essere stata picchiata da Michelle
Coinceicao, professione non specificata. La magistratura minorile le vietò
tassativamente contatti con Nicole Minetti e la mandò in una Comunità di suore.
Ed è qui che entra
in gioco Lele Mora, che chiese di adottare Ruby. Se la Minetti era la “guida”
per le ragazze di Arcore, Mora era l’agente di spettacolo che le rintracciava.
Fede quello che selezionava le migliori. La giovane marocchina inizia a parlare
per la prima volta di Bunga-Bunga e descrive le serate a luci rosse di Arcore.
Non erano cene, o meglio lo erano, ma il dopocena consisteva in uno squallido
gioco di seduzione. Le ragazze si spogliavano, il Cavaliere le toccava e loro
facevano lo stesso. Perché quelle ragazze si “spogliavano”? Fu proprio Ruby, la
prima a dire che quelle ragazze si prostravano a tali giochi previa ricompensa
di somma in denaro (contante). E se facevano una buona “gavetta” l’ex Premier
prometteva loro case, e lavoro in Parlamento o in tv. Ciò che Ruby confessò nel
2010 venne ampiamente confermato da altre ragazze che erano solite frequentare
i giochi a luci rosse di Arcore. Parlarono di “puttanaio”, qualcuna dichiarò di
essere “inorridita” da quel genere di mondanità.
Tramite il sistema di
intercettazioni telefoniche saltò fuori di nuovo la parola “bunga-bunga”. La
conversazione era tra Emilio Fede e la Santanchè. Che cos’era il bunga-bunga?
Ancora silenzio. Quando scattarono le perquisizioni in via Olgettina 65 (dove
risiedevano le ragazze) il ragionier Spinelli-ecco chi è- collaboratore di
Berlusconi, oppose il divieto d’accesso poiché, spiegò, si trattava della
dimora di un parlamentare. L’ex premier comprava appartamenti che facessero da
dimora alle prostitute? Dopo che la Procura inviò a Berlusconi l’invito a
comparire, si giunse al Processo. Berlusconi venne rinviato a giudizio.
Processo a parte quello per Fede-Mora-Minetti. Ruby ha deposto in aula due volte.
Le sue dichiarazioni appaiono molto contradditorie rispetto a quelle del 2010.
In una telefonata risalente proprio a quell’anno, Berlusconi adirato contro la
stampa per aver reso nota la faccenda Ruby, le disse di “fingersi anche pazza
se era necessario”. Doveva salvarlo. Ma qual era il prezzo da pagare? Ruby
avrebbe negato le precedenti dichiarazioni, e il Cesare l’avrebbe ricoperta
d’oro. Ma l’intercettazione della telefonata non è di per sé una prova? Se in
quella conversazione telefonica Berlusconi disse “mi devi salvare…devi
fingere”, queste parole non sono sufficienti a provare che in effetti il losco
c’era? Ruby ha dichiarato nel recente processo che le feste ad Arcore
consistevano in cene e travestimenti. Nient’altro. Mora sostiene lo stesso.
Eppure
in altre intercettazioni si riscontra che le ragazze trattavano chiaramente il
prezzo della loro prestazione. Insomma di cosa si tratta? È forse, questo il
solito gioco di dichiarazioni e smentite in attesa che il processo vada in prescrizione?
Sono questi e molti altri, i fatti che progressivamente negli ultimi anni hanno aperto un divario tra le istituzioni e
l’opinione pubblica. Divario che oggi conduce al disprezzo per la classe
dirigente corrotta e manipolatrice. Sorge spontanea una domanda: che cos’è
l’Italia se non una spietata compravendita di cose e persone?
di Gabriella Castaldo
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