venerdì 24 maggio 2013

Processo Fede-Mora-Minetti


Favoreggiamento della prostituzione minorile. Mora dice: “Erano solo cene”
<<Le donne e la cocaina favoriscono gli affari>> il motto dell’uomo politico italiano per antonomasia.
Proseguono le udienze del processo Fede-Mora-Minetti. Ruby depone in aula.


MILANO- Proseguono le udienze del processo Fede-Mora-Minetti sui quali grava l’accusa di favoreggiamento della prostituzione minorile.  Ruby depone in aula per la seconda volta. Non mancano contraddizioni nel suo racconto, diverso da quello di Berlusconi, diverso da quello delle altre ragazze, diverso da ciò che aveva in precedenza lei stessa dichiarato. Moltissimi i nomi che compaiono in questa faccenda. Fede, Mora, Minetti, Daddario, Letizia, Faggioli, Tarantini, Spinelli. La lista è lunga, così come la catena di eventi che ci porta fin qui. 

Facciamo dunque un passo indietro. La notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 Ruby si reca in questura a Milano per denunciare un furto. Sostenne che una ballerina, vecchia amica l’aveva riconosciuta e le avesse rubato circa tremila euro. Ruby era minorenne e si dispose che venisse mandata in una comunità. Alle 23.49 del 27 maggio 2010, giunse alla Questura una telefonata da parte di Silvio Berlusconi, il quale richiedeva l’immediato rilascio della minorenne e l’affido alla “Consigliera ministeriale” Nicole Minetti. Facciamo uno zoom su questo nome. Partendo dal presupposto che il “consigliere ministeriale” non è una carica istituzionale, vale la pena chiarire che Nicole Minetti era all’epoca nient’altro che una ex cubista entrata in politica per grazia di Silvio B. La carica di Nicole Minetti in questa faccenda, non è quella di “consigliera ministeriale” ma di “educatrice” o “guida” delle ragazze di Arcore. In quella telefonata alla questura Berlusconi commise il grave errore di inventarsi che Ruby fosse la nipote del presidente egiziano Mubarak. Chiaramente non era vero. Il 5 giugno 2010, Ruby denunciò di essere stata picchiata da Michelle Coinceicao, professione non specificata. La magistratura minorile le vietò tassativamente contatti con Nicole Minetti e la mandò  in una Comunità di suore.

 Ed è qui che entra in gioco Lele Mora, che chiese di adottare Ruby. Se la Minetti era la “guida” per le ragazze di Arcore, Mora era l’agente di spettacolo che le rintracciava. Fede quello che selezionava le migliori. La giovane marocchina inizia a parlare per la prima volta di Bunga-Bunga e descrive le serate a luci rosse di Arcore. Non erano cene, o meglio lo erano, ma il dopocena consisteva in uno squallido gioco di seduzione. Le ragazze si spogliavano, il Cavaliere le toccava e loro facevano lo stesso. Perché quelle ragazze si “spogliavano”? Fu proprio Ruby, la prima a dire che quelle ragazze si prostravano a tali giochi previa ricompensa di somma in denaro (contante). E se facevano una buona “gavetta” l’ex Premier prometteva loro case, e lavoro in Parlamento o in tv. Ciò che Ruby confessò nel 2010 venne ampiamente confermato da altre ragazze che erano solite frequentare i giochi a luci rosse di Arcore. Parlarono di “puttanaio”, qualcuna dichiarò di essere “inorridita” da quel genere di mondanità. 

Tramite il sistema di intercettazioni telefoniche saltò fuori di nuovo la parola “bunga-bunga”. La conversazione era tra Emilio Fede e la Santanchè. Che cos’era il bunga-bunga? Ancora silenzio. Quando scattarono le perquisizioni in via Olgettina 65 (dove risiedevano le ragazze) il ragionier Spinelli-ecco chi è- collaboratore di Berlusconi, oppose il divieto d’accesso poiché, spiegò, si trattava della dimora di un parlamentare. L’ex premier comprava appartamenti che facessero da dimora alle prostitute? Dopo che la Procura inviò a Berlusconi l’invito a comparire, si giunse al Processo. Berlusconi venne rinviato a giudizio. Processo a parte quello per Fede-Mora-Minetti. Ruby ha deposto in aula due volte. Le sue dichiarazioni appaiono molto contradditorie rispetto a quelle del 2010.

 In una telefonata risalente proprio a quell’anno, Berlusconi adirato contro la stampa per aver reso nota la faccenda Ruby, le disse di “fingersi anche pazza se era necessario”. Doveva salvarlo. Ma qual era il prezzo da pagare? Ruby avrebbe negato le precedenti dichiarazioni, e il Cesare l’avrebbe ricoperta d’oro. Ma l’intercettazione della telefonata non è di per sé una prova? Se in quella conversazione telefonica Berlusconi disse “mi devi salvare…devi fingere”, queste parole non sono sufficienti a provare che in effetti il losco c’era? Ruby ha dichiarato nel recente processo che le feste ad Arcore consistevano in cene e travestimenti. Nient’altro. Mora sostiene lo stesso. 

Eppure in altre intercettazioni si riscontra che le ragazze trattavano chiaramente il prezzo della loro prestazione. Insomma di cosa si tratta? È forse, questo il solito gioco di dichiarazioni e smentite in attesa che il processo vada in prescrizione? Sono questi e molti altri, i fatti che progressivamente negli ultimi anni  hanno aperto un divario tra le istituzioni e l’opinione pubblica. Divario che oggi conduce al disprezzo per la classe dirigente corrotta e manipolatrice. Sorge spontanea una domanda: che cos’è l’Italia se non una spietata compravendita di cose e persone?

di Gabriella Castaldo

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