Le elezioni del 24/25 febbraio scorso hanno
tagliato quella linea di continuità nel parlamento che ha permesso per anni di
far sedere in tranquillità tra le poltrone due grandi gruppi: Partito
Democratico e Popolo delle Libertà. Con l’entrata in gioco di Mario Monti e
Beppe Grillo, il panorama politico è stato stravolto nel periodo di campagna
elettorale (un bel po’ invasiva c’è da dire)
e il parlamento è stato letteralmente riformulato. C’è chi dice che la situazione
politica attuale rispecchia lo stato d’animo confusionario degli Italiani, ma
su questo ci sarebbe parecchio da discorrere. Un parlamento così frammentato e
di difficile approccio è dovuto anche ad una legge elettorale
chiacchieratissima senza la quale le elezioni politiche avrebbero mostrato
risultati diversi. Purtroppo però, quando il peggio sembrava finito e i milioni
di Italiani in difficoltà economiche aspettavano risposte da un esecutivo, ecco
piombare dal cielo un esercito d’inciuci e accordi che non ha permesso
l’elezione serena di un nuovo Presidente della Repubblica. Un Napolitano stanco
e anche molto infastidito ha ripreso tra le mani la carica istituzionale più
importante tra quelle previste in Italia, e subito ha tirato fuori un’invidiabile
energia in grado di sprigionare dal discorso alle camere riunite, un senso di
dovere verso la patria e la voglia di rimproverare una classe politica
inefficiente e sorda alle richieste degli elettori. Ed ecco che quando la
storia politica Italiana sembrava già stravolta, senza riuscire a formare un
esecutivo abbastanza forte, si è optato per ciò che molti Italiani temevano e
tanti altri proponevano fin dall’inizio di questa crisi politica ed economica
che ha radici dai primi anni duemila: Il governo dalle larghe intese.
Enrico Letta, uomo molto pragmatico e
diplomatico, chiamato nell’ufficio del Presidente Napolitano, non ha esitato ad
accogliere l’incarico con riserva per puntare un binocolo sulle forze politiche
e cercare di formare un governo storicamente nuovo e sconvolgente. Dopo circa
quarantotto ore, colui che ha preso le redini del governo, dopo lo stato
confusionale di Bersani, sciogliendo la riserva, ha comunicato la lista dei
ministri e giurato nelle mani del Presidente della Repubblica. È l’inizio del
governo Letta, che secondo investitori, analisti, giornalisti, politici di
minoranza e opinionisti, dovrebbe apportare seri cambiamenti in un paese sul
punto di non ritorno.
Proprio quando Letta era al tavolo con la
Merkel e Barroso per discutere riguardo il debito pubblico, la riformulazione
del sistema delle tasse e alcune altre misure per regolarizzare il sistema del
lavoro, in Italia si scatena all’improvviso il putiferio riguardo la
sospensione del pagamento della rata IMU a giugno, fortemente odiata da
Berlusconi e dal Popolo delle libertà. La questione è molto pratica, servono
quattro miliardi per tappare il buco che produrrà la sospensione del pagamento
della rata a giugno, prevista per dare una boccata d’aria alle famiglie ormai
in ginocchio. Il partito democratico propone una rimodulazione della tassa,
mentre la parte opposta non ci sta, e se non la vedrà abolita, minaccia di
lasciare l’esecutivo. E questo in meno di ventiquattro ore di lavoro. Le
speranze si concentrano tutte su una lotta all’evasione fiscale e il
cambiamento della legge elettorale, per poi ovviamente puntare a fornire
investimenti alle aziende in grado poi di assumere giovani lasciati sempre più
soli e confusi (si parla di un 38.00% di disoccupazione giovanile al momento).
La paura dominante riguarda una potenziale
fragilità di un governo, prodotto della fusione di due poli con punti di
programma spesso contrastanti. Il dibattito è acceso, e gli economisti non
esitano a provocare tensioni affermando che se non si farà qualcosa di pratico
e innovativo in poco tempo, a conti fatti, potremmo finire come la Grecia. Ma
quanto potrà essere armonico il lavoro di un governo costituito da partiti
“nemici”? Riuscirà questo governo a produrre risultati? La domanda che più
attende risposte: sarà davvero il chiacchierato “inciucio”? Inciucio in parte
giustificato dal fatto che il Presidente del Consiglio Enrico Letta è nipote di
Gianni Letta, grande ex collaboratore di Silvio Berlusconi ed ex amministratore
della Fininvest Comunicazioni. E voi cosa ne pensate di questo nuovo governo
storico delle larghe intese?
Guglielmo Ferrazzano
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