I CINQUECENTO ANNI DEL PRINCIPE
Studiosi che discutono su Machiavelli
17 maggio 2013- Presso il Dipartimento di Scienze Politiche Jean Monnet, si è tenuto un convegno sul cinquecentesimo anno de "Il Principe", opera illustre di Niccolò Machiavelli.
Il seminario è nato dalla
collaborazione tra il nostro dipartimento e la "Federico II" di
Napoli. Introduce Diego Lazzarich, ricercatore presso la SUN e professore
aggregato di Storia delle Dottrine Politiche il quale ha presentato i
redattori, Gianfranco Borrelli dell'università partenopea ed Yves Charles Zarka
dell'università di Parigi "Descartes".
Nel primo intervento si è analizzata
l'opera, citandone qualche verso e facendo riferimento alla "teoria dei
grandi conflitti" dove si contrappone chi vuole comandare, i grandi, e chi
ad ogni costo non vuol essere oppresso, il popolo.
Nella seconda parte del seminario è
intervenuto Zarka che ha parlato del concetto di politica come problema
impossibile da risolvere con "soluzioni preconfezionate" dove vince
l'instabilità grazie agli interessi particolari delle classi, in contrasto con il " bene comune"
del popolo, del termine della Patria non intesa come attitudine al sacrificio,
paragonando l'Unione Europea ad un concetto astratto della comunità.
Un’occasione d’incontro, dunque, in cui
viene messa in luce attraverso le pagine di una grande opera letteraria, la
contraddizione della politica in sé e per sé, e contestualizzata poi nella
società odierna, forse non troppo diversa da quella di cinquecento anni fa. Si
direbbe che anche l’Italia ha un “Principe”, o dei “Principi”. Dunque
occorrerebbe chiedersi: ma il desiderio di potere è ancora lo stesso di cinque
secoli fa? Può agire così incontrastato?
La storia ci racconta che il desiderio dei più non converge mai nel
desiderio dei pochi che comandano. Il Machiavelli ci fa riflettere sul fatto
che democrazia o non democrazia, ci sarà sempre un Principe che muove i fili
del tutto.
di Sandra Barbaro
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