Muore Giulio Andreotti, l’uomo
che ha fatto la storia della politica italiana.
Roma -
Giulio Andreotti muore a 94 anni. Senatore a vita, sette volte Presidente del
Consiglio e il più importante esponente della Democrazia Cristiana. Una
personalità da sempre controversa, oggetto di numerosissimi scandali che hanno
lasciato insanabili dubbi nell’opinione pubblica. Casi rimasti insoluti,
segreti di Stato che nessuno mai conoscerà.
Possiamo certamente dire che
Andreotti ha tessuto per molti anni i fili dell’intreccio Stato-Mafia- Massoneria.
In quegli oscuri anni Settanta si collocano la maggior parte delle strane
vicende in cui l’ex Senatore a vita fu implicato, a cominciare dal caso Moro,
che ebbe grande risonanza soprattutto per i fatti riguardanti l’omicidio del
giornalista di “Osservatorio Politico”,
Mino Pecorelli e il successivo assassinio del generale Dalla Chiesa. In
seguito all’uccisione di Moro per mano delle Brigate Rosse, i carabinieri
guidati da Dalla Chiesa trovarono un borsello con alcuni documenti il cui
contenuto non venne mai rivelato. Quel gruppo di documenti, il così detto
“Memoriale Moro”, venne consegnato da Dalla Chiesa ad Andreotti.
La sorella di Pecorelli
dichiarò che alcuni giorni antecedenti la morte del giornalista, Dalla Chiesa
gli aveva confessato il contenuto dei documenti, che Mino avrebbe voluto
pubblicare in versione integrale sul giornale. Non gli fu possibile: venne
ucciso il 20 marzo del 1979. Il pentito Tommaso Buscetta dichiarò che
l’omicidio di Pecorelli venne commissionato da alcuni esponenti di Cosa Nostra
per conto di Giulio Andreotti. Dalla Chiesa venne ucciso il 3 settembre del
1982 dopo essere stato nominato Prefetto di Palermo. Il suo assassinio venne
imputato alla mafia. Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò
e Nenè Geraci sono stati condannati all’ergastolo quali mandanti dell’omicidio di
Carlo Alberto Dalla Chiesa. Due giorni dopo la morte del generale, al
quotidiano “La Sicilia” giunse una telefonata anonima nella quale si disse
“L’operazione Carlo Alberto è conclusa”. Nel diario di Dalla Chiesa, venne
trovato un riferimento alla corrente siciliana fedele ad Andreotti, che egli
connotò come “la famiglia politica più inquinata d’Italia”.
Appare chiaro che Andreotti
intrattenne strettissimi rapporti con la malavita, stando alle dichiarazioni
dei pentiti di mafia. Qualcuno dichiarò di aver sentito dire che Andreotti fece
il giuramento d’onore agli uomini di Cosa Nostra. Altri confermarono di aver
assistito ad incontri con Totò Riina e altri esponenti. Se i rapporti tra
Andreotti e Cosa Nostra erano ormai chiari almeno fino al 1980, ciò non bastò
ad incriminare Andreotti per associazione a delinquere. Anzi, dopo la sentenza
di primo grado e della Corte d’Appello, l’accusa e la difesa fecero ricorso in
Cassazione. La Corte rigettò le richieste di ricorso nel 2004 confermando in
favore dell’imputato Andreotti la prescrizione per tutte le ipotesi di reato
antecedenti il 1980 e l’assoluzione per reati successivi. In questa vicenda
sono due i fattori che fanno riflettere: il termine di prescrizione per i reati
imputati ad Andreotti scadeva il 20 dicembre del 2002, ben due anni prima del
rigetto da parte della Cassazione; in secondo luogo, nella sentenza fu reso chiaro
che vi erano prove sufficienti per constatare che il rapporto tra Andreotti e
Cosa Nostra non era di semplice disponibilità, ma di vera e propria
collaborazione. Giulio Andreotti: assolto!
Resta da raccontare il
rapporto con la P2, la loggia massonica capeggiata da Licio Gelli, i cui membri
vennero resi noti nel 1981. La lista dei membri della P2, venne scoperta
nell’ambito di un’inchiesta aperta a seguito del presunto rapimento di Michele
Sindona, banchiere del Banco Ambrosiano. Le banche di Sindona subirono un
crollo finanziario e Gelli propose un piano di “salvataggio” per le finanze
dell’amico massone. Cosa c’entrava Andreotti? Egli si giustificò dicendo che
l’interessamento al crac finanziario del Banco Ambrosiano era semplicemente di
natura istituzionale. La rilevanza di Andreotti nella vicenda iniziò ad essere
evidente poiché durante la latitanza di Sindona, l’ex senatore continuò ad
intrattenere rapporti con l’avvocato del banchiere. I sospetti furono
alimentati dall’assassinio di Giorgio Ambrosoli, liquidatore del Banco
Ambrosiano. Dopo quell’evento Andreotti prese completamente le distanze dalla
vicenda. Dopo essere stato condannato per banca rotta fraudolenta, e all’ergastolo
per l’omicidio Ambrosoli anche Sindona morì: avvelenato da un caffè al cianuro.
L’ omicidio venne archiviato come suicidio. Si ipotizzò, allora, che dietro
l’assassinio di Sindona ci fosse la mano di Andreotti, se non altro per timore
che in sede di processo, il banchiere avrebbe potuto rivelare i rapporti tra
Stato, Cosa Nostra e la P2.
Ora, si potrebbe dire che
Andreotti e le controversie degli anni in cui fu protagonista della scena
politica, siano la radice del malessere italiano che viviamo oggi. Per quanto
il suo nome fosse onnipresente negli scandali di un’epoca tortuosa, si può
certamente dire che con la morte di Andreotti si chiude un’era politica. Un
pezzo di storia che se ne va. L’Italia cos’ha perso? Ammesso che quest’uomo
abbia partorito un disegno politico in cui Stato, Mafia e Massoneria
divenissero quasi la stessa cosa, non possiamo certamente rinnegare che l’Italia
abbia perso un genio della politica. Un grandissimo stratega, un cervello di
sconfinata intelligenza. Uno strano personaggio che ha fatto parlare
costantemente di sé per novantaquattro anni. E farà parlare ancora di sé.
di Gabriella Castaldo
Articolo inquisitorio questo. Ora che Andreotti possa/poteva star "antipatico", è lecito pensarlo, ma proprio come già commentai in occasione dell'articolo sull'elezione di Papa Francesco, essendo questo un blog di una facoltà di Scienze Politiche, bisogna essere obiettivi sulle cose, parlare di tutto a 360 gradi, e non puntare il "lettore" a schierarsi dalla parte che si vuole.....
RispondiEliminaNon si tratta di un articolo inquisitorio. Piuttosto vengono trattate le vicende per cui Andreotti è passato alla storia come un personaggio ambivalente e ambiguo. I fatti trattati sono di dominio pubblico, e non si legge da nessuna parte che Andreotti non sia stato un buon politico. Al contrario, è stato un uomo politico di grande spessore, sebbene -questo va detto- negli scandali degli anni '70/'80 il suo nome fosse onnipresente.
RispondiEliminaIo non sto mettendo affatto in discussione gli argomenti trattati, anzi, fanno parte dell'attività politica di Andreotti e come fatto dovevano essere trattati, come proprio dovevano, e sottolineo dovevano, essere menzionati ciò che fece per per l'industria cinematografica rianimando Cinecittà, che fu presidente della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), che per le idee che adotto in merito alla Sport, fu fatto presidente onorario del comitato organizzatore delle Olimpiadi di Roma 1960
RispondiEliminaSpecificando poi che rese autofinanziato lo sport italiano tramite l'invenzione del totocalcio. Insomma, in questo articolo, che io reputo inquisitorio, si parta solo e soltanto di inchieste e sentenze, del tutto legittimo, ma delle cose positive neanche el'ombra.
EliminaGiovanni noi siamo uomini di pallacanestro quindi ti faccio un esempio che può chiarire la faccenda. Se un arbitro durante una gara commette degli errori gravi viene giudicato e magari anche insultato per quello, nessuno si ricorderà che ha fischiato un buon passi e dei buoni falli, perchè è impossibile fare tutto male, però alla fine verrà sempre ricordato per quegli errori commessi. Così è anche per un politico, Andreotti sicuramente ha fatto delle cose buone visto che ha retto 7 governi, ma i suoi errori e le sue ambiguità accompagneranno per sempre la sua figura!
EliminaRispondo in quanto redattrice dell'articolo. La figura di Andreotti ha assunto tanta rilevanza nella politica italiana-lo ribadisco- soprattutto perchè il suo nome era onnipresente quando si aprivano inchieste e indagini. C'era sempre un sospetto su di lui. E ribadisco nuovamente che nessuno ha detto che non ha fatto nulla per l'Italia. Anzi a mio modesto parere quando Andreotti era presidente del Consiglio, "mangiavano tutti". C'era pane a tavola per tutti, a differenza della situazione che viviamo oggi. Per cui ho semplicemente messo in luce aspetti che tutti conoscono ma di cui nessuno mai parla.
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